Per la prima volta in Italia Ştefan Agopian


Silvia Notarangelo

ROMA – Visionario, poetico, malinconico. Tre aggettivi che ben si addicono al romanzo di Ştefan Agopian. Lo scrittore romeno, tradotto per la prima volta in Italia da Paola Polito per Felici Editore, trasporta il lettore in un’atmosfera surreale, carica di risonanze esistenziali attraverso un racconto sospeso tra realtà ed immaginazione.
Ambientato in Romania nei primi anni dell’Ottocento, “Almanacco degli accidenti” narra la storia di due senzatetto che si tengono compagnia, in attesa che qualcuno o qualcosa scateni la loro fantasia. Sono Ioan Marin e Zadic l’Armeno. Il primo, maestro Geografo della scuola di Colzia, si perde spesso tra i suoi pensieri, vagheggiando “i tempi migliori” in cui poteva abbandonarsi alla lettura nonostante le guerre, la carestia, la peste. Il suo compagno, Zadic, è uno stravagante tuttofare, capace di cimentarsi con le più disparate professioni fino a giungere a un’amara conclusione: “nessuna di queste mi ha dato la ricchezza che vado cercando”.
Insieme, inebriati dall’alcol, si sostengono, si stuzzicano, talvolta mettono in scena delle vere e proprie competizioni a colpi di citazioni erudite: Plinio, Aristofane, Ippocrate sono solo alcuni degli autori classici che irrompono nei loro discorsi. Ricordi, pensieri, storie ed episodi paradossali scandiscono la monotonia delle loro giornate. “Stiamo, è questo che facciamo”. Così Zadic si rivolge all’amico con una considerazione che pare racchiudere l’essenza della loro vite.
Tra scene di guerra e sparatorie, molossi parlanti, diavoli accovacciati, angeli in parata, i due rimangono così, “come due santi senza preoccupazioni terrene, solamente contemplando e scambiandosi parole”, anche durante l’ultimo, incredibile viaggio con la fantasia.

Scacco alla Torre


Silvia Notarangelo

ROMA – Era da tempo che Marco Malvaldi coltivava questo pensiero. Sfatare l’idea che a Pisa ci sia da ammirare soltanto la bellissima Torre e rendere giustizia di altri angoli della città che meriterebbero altrettanta considerazione. Nasce così “Scacco alla Torre” (Felici Editore), non una vera e propria guida, piuttosto una raccolta di descrizioni, impressioni e aneddoti, redatta da un pisano doc.
Si parte dai lungarni, in assoluto il “luogo più caotico della città”, dove è consigliabile non avventurarsi se si ha voglia di una tranquilla passeggiata in bicicletta. Complici il traffico e alcune inspiegabili scelte di viabilità, i lungarni sono infatti off limits per i ciclisti e rischiosi, probabilmente, anche per i pedoni. Meglio, allora, attendere giugno e posizionarsi sul più sicuro Ponte di Mezzo per assistere alla rievocazione di un gioco medievale o lasciarsi trasportare dall’adrenalina del Palio di San Ranieri.
Qualora il vostro obiettivo non sia esclusivamente la famigerata Torre, ecco che cosa potreste visitare senza correre il rischio di restare delusi: la Chiesa della Spina, uno degli esempi di architettura gotica più belli d’Europa, l’Orto Botanico voluto nel 1543 da Cosimo de’Medici, Piazza dei Cavalieri dove ha sede Palazzo della Carovana, “il palazzo più elaborato della città”. Dopo tanto girovagare vi è venuta fame? Nessun problema, Pisa è città universitaria e questo si traduce in un’altissima concentrazione di locali, bar e ristoranti adatti a tutte le tasche.
Se poi non sapete proprio resistere al fascino di Piazza dei Miracoli, tenete a mente almeno un paio di cose. Primo, dotarsi di una guida. Secondo, non disdegnare una visita notturna. Perché se è vero che di giorno sono i turisti ad imperversare, con il naso all’insù o catturati dalle immancabili bancarelle, di notte la piazza torna ad essere dei pisani. E nessuno meglio di loro vi saprà raccontare tutto quello che i comuni manuali non dicono. Solo un pisano vi potrà indicare dove sono le dita del diavolo, dove spunta tra gli altorilievi la testa brillante di una lucertola o dove si nasconde, nella cornice dei Santi, qualche incredibile intruso.

L’intervista di ChronicaLibri a Marco Santochi, autore di “Rinascere per caso”

Alessia Sità

ROMA – Ho sempre pensato che i libri che riescono a lasciarti qualcosa dentro, anche a distanza di tempo, sono veramente pochi. Le letture che non si dimenticano, sono quelle che entrano nel profondo dell’anima e che una volta terminate lasciano una strana sensazione, paragonabile quasi al vuoto. A me è successo con “Rinascere per caso”, l’ultimo lavoro di Marco Santochi pubblicato da Felici editore. Un romanzo imprevedibile fino all’ultima pagina e illuminate su molti aspetti sociali e industriali legati all’ecologia.
Per saperne di più, ChronicaLibri ha intervistato il docente universitario di Tecnologie e sistemi di lavorazione, che ci racconta come la sua attività di ricerca scientifica si sia intrecciata a quella di scrittore.

Cosa ha ispirato il suo romanzo “Rinascere per caso”?
L’attività di ricerca scientifica che ho svolto nel campo del riciclaggio dei prodotti di consumo giunti al termine del loro ciclo di vita è stata la prima fonte di ispirazione: credo che in alcune pagine di descrizione tecnica, indispensabile per far entrare il lettore nella tematica, questa origine si percepisca. C’è stata anche la voglia di divulgare, di far conoscere ai non addetti ai lavori che cosa accade al nostro computer o cellulare, quando si getta via: certamente una mia deformazione professionale.
L’altra fonte d’ispirazione sono state le immagini, facilmente reperibili in rete e che hanno fatto il giro del mondo, di discariche a cielo aperto di prodotti elettronici in paesi orientali o africani: una varia umanità, molti bambini, che rovista in cumuli di spazzatura elettronica (e-waste), alla ricerca di qualcosa di ancora sfruttabile o riciclabile con metodi certamente pericolosi per loro e per l’ambiente circostante: immagini crude, inaccettabili ai nostri giorni.

Tecnologia e consumo, un binomio ormai inscindibile. Leggendo il suo libro si è portati a fare, inevitabilmente, una profonda e attenta riflessione sull’ambiente e sull’ecologia. Esiste, secondo lei, una vera coscienza sociale a riguardo?
La coscienza sociale su ambiente ed ecologia sta aumentando e sono certo che le nuove generazioni ne saranno dotate in misura maggiore. Siamo in piena Green Economy, secondo alcuni la terza rivoluzione industriale. I media insistono molto sull’aspetto “verde” di prodotti, servizi, abitudini, stili di vita. Le aziende sanno che oggi un prodotto di largo consumo si vende bene solo se rende il consumatore partecipe alla lotta contro l’inquinamento e lo spreco di risorse naturali e lo fa sentire meno responsabile del degrado ambientale. Fino a 10 anni fa, chi acquistava un’auto preoccupandosi dell’emissione di CO2? Oggi questo è un dato tecnico presente in qualunque pubblicità di nuovi modelli. Inoltre un prodotto o servizio “verde” oggi fa tendenza.
Da considerare anche la legislazione europea e degli stati membri, che prevede già obblighi e limitazioni che riguardano il consumatore: per fare qualche esempio ben noto, la raccolta differenziata, la necessità di rivolgersi alle isole ecologiche per certi tipi di rifiuti,  la chiusura dei centri storici al traffico. Il cittadino di oggi non può non essere coinvolto.
Una forte coscienza sociale deriva comunque da una conoscenza dei problemi, è un fatto culturale. Se da un lato i media da vari anni fanno bene la loro parte, una vera e diffusa coscienza sociale è ottenibile solo con l’educazione scolastica fin dalle prime classi. Per questo credo che i programmi di insegnamento anche nei primi cicli scolastici debbano prevedere lo studio di questi temi: si tratta di preparare i futuri cittadini e consumatori. In alcune pagine del libro ho toccato questo aspetto pedagogico.

Qual è il messaggio che vuole dare con “Rinascere per caso”?
Rispondere che il messaggio dato è l’importanza dell’ecologia, del corretto smaltimento dei rifiuti elettronici, della lotta ai metodi illegali di gestione di questi rifiuti sarebbe banale e riduttivo oltre che poco invitante per un lettore di romanzi. Direi invece che alcuni prodotti da noi usati quotidianamente, come il computer e il cellulare, sono contenitori di nostre idee, sensazioni, piccoli segreti: dati che crediamo gelosamente custoditi in questi prodotti. Con questi strumenti hi-tech si crea un connubio che non si distrugge facilmente quando li gettiamo via perché vecchi o non funzionanti: essi conservano sempre una parte, spesso importante, della nostra vita. Rinascere per caso si basa proprio sul fatto che un cellulare viene gettato via senza togliere la SIM e i messaggi registrati. Quando viene trovato, esso provoca imprevedibili cambiamenti di vita per le due protagoniste. Effetto casuale, ma possibile, delle informazioni che contiene!

Ha già in programma qualche nuovo libro?
Sto pensando a un libro su alcuni effetti perversi della globalizzazione, in continuità con il mio primo romanzo Vittime globali. In particolare sulla concorrenza tra i lavoratori del mondo industrializzato occidentale e quelli dei paesi emergenti: spesso una lotta tra poveri che fa perdere il lavoro ai primi e fa lavorare in condizioni stressanti e inaccettabili i secondi. Mi piace indagare sulle conseguenze sociali e umane delle scelte tecnico industriali, magari spingendo alcune situazioni ai limiti estremi. Spero di riuscire a portare a termine questa mia terza fatica, ma soprattutto di interessare i miei lettori.

Tre aggettivi per definire “Rinascere per caso”.
Avvincente. Non un thriller come il primo, ma comunque un intreccio di due storie parallele di cui si capisce il legame solo nelle ultime pagine. Un finale difficilmente prevedibile, a detta di alcuni lettori.
Eco-globale. L’ecologia è il tema dominante. La necessità di affrontare le problematiche ambientali, in questo caso il problema dei rifiuti elettronici, in ottica globale è una seconda chiave di lettura.
Sentimentale. Uno dei mie primi lettori lo ha considerato una storia d’amore: non mi aspettavo questo giudizio. In effetti ciò che spinge una delle due protagoniste verso la ricerca caparbia del cellulare è l’amore per il marito da poco deceduto.

 

“Rinascere per caso”: dalla tecnologia al riciclo dei rifiuti elettronici

Alessia Sità
ROMA – Vi siete mai soffermati a pensare che fine fanno i rifiuti tecnologici? Se non avete la minima idea di cosa succeda dopo aver dato via il vostro vecchio computer, il vostro cellulare o la vostra stampante, leggete “Rinascere per caso” di Marco Santochi, pubblicato da Felici Editore nel 2010. La storia ruota essenzialmente intorno a un normalissimo telefono cellulare, che sancirà un legame indelebile e inatteso fra due donne. Questo comunissimo strumento di comunicazione sarà la chiave che porterà Sara ad intraprendere un viaggio alla scoperta del misterioso autore di strani sms, inviati dal telefono del povero marito, scomparso tre mesi prima.

Durante questa estenuante ricerca, la donna si scontrerà con una realtà sconosciuta e molto spesso sottovalutata. A venti anni di distanza, la giovane ricercatrice Lina si ritrova a presentare il prodotto dei suoi lunghissimi studi nel campo dell’elettronica, frutto di un’esperienza che ha totalmente cambiato la sua vita.

Due destini che inaspettatamente si incontrano, due esistenze che si legano indissolubilmente grazie ad uno strano caso della vita.
La vicenda si dipana in un continuo viaggio nel tempo, fra presente e passato; abilmente, il lettore viene condotto alla scoperta della realtà del riciclaggio, legale e illegale, dei rifiuti elettronici.
In “Rinascere per caso” il leit motiv ecologico si lega perfettamente ad alcuni aspetti sociali e industriali molto spesso trascurati dall’informazione.
Marco Santochi dà vita ad un giallo che, all’elemento classico, unisce la tematica tecnologica e la possibilità di rendere finalmente realizzabile lo smaltimento di sostanze altamente pericolose per l’essere umano e per il pianeta.

“Una pallottola per Garibaldi. Dall’Aspromonte a Pisa e Livorno.” Un affresco inedito dell’Italia risorgimentale

Alessia Sità
ROMA – “Muoveva nazioni, improvvisava uomini, abbigliava l’Europa quel parvenu della politica, visionario scamiciato di rosso, corsaro delegittimato di ogni autorità, bulimico di insurrezioni e ipnotizzatore di folle.” Inizia così il racconto di “Una pallottola per Garibaldi. Dall’Aspromonte a Pisa e Livorno” di Paola Pisani Paganelli, pubblicato da Felici Editore nel 2011.
Attraverso un mosaico di volti, protagonisti di eventi e avvenimenti che hanno fatto la storia del nostro Bel Paese, si dipana il legame fra l’Unità d’Italia e una delle figure più note del nostro Risorgimento: Giuseppe Garibaldi. Nonostante sia stato detto e scritto molto sulle gesta militari dell’Eroe dei due mondi, Paola Pisani riesce comunque a darne un ritratto poco noto e sorprendente in ogni descrizione.

In modo particolare, l’autrice fa rivivere la storia del mitico Generale che, ferito alla gamba, giunge nella patriottica Pisa per curarsi. La splendida città sull’Arno “rinomata per la dolcezza dell’inverno, per i Lungarni baciati da un eterno sole di primavera”, considerata “scrigno d’arte, ospitale e cosmopolita” grazie al suo turismo culturale e terapeutico allo stesso tempo.
“Una pallottola per Garibaldi” ha il merito, non solo di offrire un affresco inedito dell’Italia risorgimentale (Sicilia, Torino, Roma, Calabria, La Spezia, Pisa, Livorno …) ma anche di raccontare l’impresa di un “Santo laico” attraverso la storia dei ‘piccoli’ personaggi.
Pagina dopo pagina, il lettore è sempre più conquistato dalla bellezza dei paesaggi e dagli innumerevoli aneddoti che segnarono il soggiorno pisano dell’instancabile condottiero italiano.

Partendo da fonti certe e con uno stile semplice, Paola Pisani ci regala un racconto fatto non solo di eventi, ma anche di epigrafi, obelischi e cimeli dedicati ad uno dei più grandi interpreti del nostra Storia.

"Biscoccole", Felici Editore presenta il libro del biscotti di Rita Monastero

ROMA “C’è qualcosa al mondo di più gratificante e consolatorio di un biscotto? Questa cosina tonda o oblunga, morbida o croccante, dolce o salata ci accompagna con la sua fragranza per tutte le fasi della nostra esistenza.” Così si apre “Biscoccole”, il libro di Rita Monastero pubblicato da Felici Editore. Con l’introduzione di Anna Moroni, il libro più “coccoloso” della cucina accompagna il lettore alla scoperta degli ingredienti base (farina, cereali, zucchero, agenti lievitanti), dei trucchi di congelazione, conservazione e cottura. Poi, ampio spazio alle ricette raccolte da Rita Monastero: biscotti tipici regionali, biscotti dal mondo, biscotti al cioccolato, frollini, biscotti salati e tante altre sorprese…


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Intervista a Fabrizio Felici: editoria in provincia, l’offerta culturale per tutti e ovunque

Giulia Siena
San Giuliano Terme (PI) – La cultura deve arrivare ovunque, anche fuori dai grossi circuiti metropolitani. Per questo le piccole realtà editoriali non pubblicano solo libri ma investono sul territorio nel quale si trovano con eventi e promozione della lettura. Di questo e di molto altro ci ha raccontato Fabrizio Felici, direttore della casa editrice fondata a Pisa nel 1930 e operante nel territorio da più di quarant’anni.

Qual è la proposta editoriale di Felici Editore?


Quel che desideriamo è continuare ad essere una casa editrice vera. Ciò significa scommettere sugli autori, sulle storie, sulla ricerca, sulla scuola di ogni ordine e grado. Insomma poter offrire una proposta formativa ad ampio raggio.

Come mai la scelta di investire sugli autori emergenti?

Perché sono una grande risorsa per le loro nuove idee, i loro nuovi stili e gli inediti modi di comunicare. E sono una fucina inesauribile per scoprire nuovi talenti da lanciare nello scaffale della libreria. E’ questo che un editore serio deve fare: dare una mano alla letteratura, individuarla nel mondo informe della quotidianità. In fondo Kafka era un semplice assicuratore, Cesare Pavese, un insegnante di inglese. La letteratura è piena di questi esempi. In questo momento in cui tutte le istituzioni culturali, dalla scuola all’università, soffrono per mancanza di risorse, chi, se non gli editori, possono continuare a far marciare la cultura?

Romanzi, volumi legati al territorio toscano e libri per bambini: una casa editrice per tutti i gusti letterari?

Si, è proprio questo che ci piace: andare incontro a tutti i gusti letterari. E non è solo una mera scelta di marketing, l’obiettivo è più alto. Una persona che non è abituata a leggere (e ora i disabituati alla lettura sono, purtroppo, sempre in aumento) può iniziare ad appassionarsi alla lettura anche grazie a un libro di cucina o di storia locale. Così per i bambini: la cosa più bella che si può regalare a un bambino è proprio un libro perché la lettura è qualcosa che lo accompagnerà tutta la vita.

Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: Felici Editore come vive questa continua “lotta”?

La nascita di nuove e piccole case editrici non la viviamo come una lotta ma come il moltiplicarsi di presidi culturali sul territorio. La casa editrice oggi deve essere soprattutto un promotore di eventi culturali e, visto che non tutti possono prendere il treno o l’auto per recarsi nelle sedi deputate ai grandi appuntamenti come Roma o Milano, è giusto che ci sia un’offerta alternativa, per tutti e ovunque. Quel che viviamo come una lotta è lo strapotere delle grandi case editrici che ormai i libri se li fanno e se li vendono senza lasciare spazio ai piccoli editori indipendenti. Ormai le piccole e storiche librerie stanno sparendo e si fanno avanti, prepotentemente, le catene dei bookstore legati ai colossi editoriali. Ma di una cosa sono convinto: anche un piccolo editore deve dimostrare professionalità e organizzazione. Non si può inventarsi il mestiere dell’editore senza un’adeguata esperienza sul campo. Spesso le nuove e piccole case editrice non sono altro che una trasformazione di altre attività: da studi grafici o copisterie, in mancanza di lavoro nel proprio settore, si trasformano in editori, senza saperlo fare. Quel che manca è un’adeguata selezione professionale che qualifichi un’azienda come la nostra che investe in personale qualificato e professionalmente preparato.