A Mirandola torna il Memoria Festival

Un week-end di incontri promosso dal Consorzio del Festival della Memoria

MODENA – Comincia oggi, venerdì 24 maggio, la nona edizione del Memoria Festival, promosso e organizzato dal Consorzio del Festival della Memoria in collaborazione con Giulio Einaudi Editore. Tre giorni intensi ricchi di appuntamenti: fino a domenica 26 maggio, infatti, scriverà Lettere al futuro, spaziando tra discipline diverse per disegnare un’ideale traiettoria che raccoglie le testimonianze del passato e invita a trovare insieme nuove interpretazioni del presente e a proiettarci verso un futuro ancora tutto da scrivere, tra sfide, cambiamenti e speranze.

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Mondadori: “Marco Polo. Viaggio ai confini del Medioevo” di Giulio Busi

Daniela Distefano
CATANIA
“Il Milione fa entrare in Europa i paesaggi smisurati dell’Asia. E’ una compenetrazione geografica mai tentata prima, che sfora i limiti dello spazio, schiude alle menti diverse profondità, notti più buie, giorni di luce abbagliante. Ma c’è un’altra estensione, non meno vasta, che il lettore impara a conoscere attraverso i racconti di Marco. E’ la sterminata espansione dei corpi. Altre fisicità viaggiano a ritroso dall’impero del Gran Qan verso Venezia, e di qui in tutta l’area di diffusione del libro”.
Nato nel 1254 da una famiglia appartenente al patriziato di Venezia, Marco Polo ci ha lasciato il più famoso libro di viaggi della storia occidentale:  Il Milione. Considerato fonte enciclopedica per molti secoli, Giulio Busi ci fornisce una lettura critica e appassionata del testo.

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Marsilio: “I Romanov. Storia di una dinastia tra luci e ombre” di Raffaella Ranise

Daniela Distefano
CATANIA
“Fino al XVI secolo la Russia è stata un paese arretrato, di scarsa rilevanza nel panorama politico internazionale e incapace di competere con le sofisticate corti europee e le signorie italiane, in pieno Rinascimento. Tuttavia, nell’arco di due secoli, questa terra fredda e inospitale ha saputo trasformare il modesto Principato di Moscovia nella patria degli zar tra il XVII e XVIII secolo divenire protagonista della storia europea”.

Ci sono disegni divini tracciati con una penna o matita talmente marcata che non è prevista alcuna sbavatura al loro tracciato. E la parabola impressa sul foglio può essere tanto ascendente quanto discendente. E’ solo il destino il motore immobile, come è stato il caso dei Romanov, una dinastia che ha segnato le sorti della Russia spalmate nell’arco di secoli.

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Graphe.it: “L’arte di fare il cattivo”, saggio sull’origine e le metamorfosi dell’Orco

Giulia Siena
PARMA
“Orcus è parola latina, con la quale nel mondo romano antico s’indicava genericamente la morte, ma insieme anche una divinità e il luogo dove abitano i defunti.
Trasferitosi dagl’inferi pagani, dove era sinonimo di spavento, l’Orco presso di noi già da tempo ha trovato alloggio nelle fiabe dove mena vita per lo più tranquilla in luoghi remoti o solitari”.

L’Orco, nell’immaginario comune, è una figura onnipresente ma – fisicamente – sempre un po’ nebulosa.

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Usborne e le grandi rivoluzioni: “La storia della scienza per immagini”

Giulia Siena
PARMA
– Come far conoscere la scienza ai più piccoli? Come mettere a conoscenza i giovani lettori delle evoluzioni che il mondo scientifico ha fatto nei secoli? L’argomento è sicuramente uno dei più difficili ma, allo stesso tempo, uno dei più affascinanti e coinvolgenti. La storia della scienza per immagini (Edizioni Usborne),scritto da Abigail Wheatley, illustrato da Ian McNee e tradotto da Delia Prosperi, è un lungo e dettagliato percorso nella scienza.

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“Tre in tutto”: l’Italia povera, l’Italia ospitale

Giulia Siena
PARMA – Viviamo in un tempo fermo. Tutto si è fermato sulla soglia dell’apparenza, dell’egoismo e della noia. Non tutto, certo, ma molto di ciò che eravamo è andato perso, confuso tra i bagliori di un progresso che, con il tempo, ci ha costretti a guardare avanti senza aver bisogno di nessuno. Abbiamo percorso la strada, ci siamo voltati verso l’altro sempre meno; chi rimaneva indietro non doveva essere un nostro problema. Il percorso ha cancellato i valori. Ora, arrivati a una meta quasi invidiabile di progresso e sviluppo, siamo sempre più soli, costretti nelle nostre vite che non hanno più bisogno di nulla. Di nessuno. Eppure un libro come Tre in tutto arriva a destabilizzare le coscienze sopite, scuote e ricorda che un tempo eravamo altro, sapevamo essere diversi, sapevamo essere ospitali. Tolleranti. Aperti. Migliori. Continua

“La preda” di Irène Némirovsky, un romanzo perfetto, analitico e spietato

Daniela Distefano
CATANIA – Irène Némirovsky (nata a Kiev nel 1903, e morta ad Auschwitz nel 1942) scrisse La preda nel 1936, ma il libro apparve a stampa due anni dopo. Pubblicato in Italia da Adelphi, questo volume è un classico che non lascia dubbi circa il suo valore e la sua stalattitica luminosità stilistica. Il plot è incentrato sulla parabola di un arricchito effimero: Jean-Luc Daguerne, un giovane che sbarca il lunario con disperazione e fatica.
“Tutto si mercanteggiava nel segno dell’amicizia, della fiducia, dei favori dati e ricevuti, e così facilmente… Con una parola, un sorriso, un’alzata di spalle, degl’imbecilli venivano portati alle stelle, dei ladri perdonati e uomini senza virtù né intelligenza forniti di laute prebende. Nel vedere quella pioggia di onori e ricchezze che si rovesciava ciecamente su altri, Jean-Luc provava una rabbia, una tristezza senza pari, un sentimento struggente di spoliazione. Era spaventoso accorgersi che mentre tutti progredivano lui restava immobile, nonostante i terribili, e vani, sforzi. Gli sembrava che la sua vita fosse ormai definitivamente perduta. Non c’era supplizio paragonabile al presentimento della sconfitta. La sconfitta dichiarata. L’avrebbe anche accettata con coraggio. La certezza di essere una nullità lo avrebbe calmato. E invece no, restava la dolorosa speranza che fossero gli altri a essere in torto, che la coscienza che aveva di sé non potesse essere sbagliata. E tuttavia il tempo passava, la sua giovinezza passava e lui non aveva niente!…”. Continua

Bonfirraro: “Il mistero della tomba di Federico II” di Daniela Scimeca

Daniela Distefano
CATANIADaniela Scimeca vive a Palermo, è laureata in lettere e insegna al liceo. Nel 1996 ha vinto il Primo Premio di Giornalismo giovanile “Dario Arrigo”, ha collaborato con la rivista Biblion. Nel 2010 ha pubblicato il romanzo “La lunga marcia verso casa”, che ha ricevuto il Premio della Critica al Concorso Nazionale Val di Magra “Roberto Miccheloni”. La sua ultima opera letteraria – Il mistero della tomba di Federico II (Bonfirraro Editore) – è stata finalista regionale al Premio RAI La Giara 2013.
Tutto il plot ruota attorno alla scoperta di un cadavere femminile che giace, nella regale tomba, accanto a quello di Federico II – lo “stupor mundi” che aveva reso florida la Sicilia arricchendola di commistioni culturali e sociali. Continua

“Giornale di guerra. 1915-1917” (Rubbettino): Mussolini soldato, il diario di una guerra senza Dio

giornale-di-guerra-1915-1917_mussolini-chronicalibriDaniela Distefano
CATANIA – Per i cento anni dallo scoppio della Prima guerra mondiale (1914-2014) si sono versati fiumi d’inchiostro riguardanti quell’evento calamitoso generato dall’uomo
eternamente in lotta con i propri simili.
La casa editrice Rubbettino, coraggiosamente, quest’anno, ha dato alle stampe
Giornale di guerra. 1915-1917, un diario (con l’introduzione di Alessandro Campi) che ripercorre un’epoca di trincee e combattimenti alienanti.  Ma a sorprendere non sono tanto lo stile, il contenuto, la forma, che accompagnano le pagine fitte di notazioni, osservazioni, aneddoti di quei giorni.
La meraviglia scaturisce dal nome di chi li ha vergati con un occhio agli spari, e uno a scansarli. Continua

Accadeva 101 anni fa: “Radioso Maggio”, i giorni di primavera che portarono a una guerra a partita doppia

radioso-maggio_il-mulino_chronicalibriDaniela Distefano
CATANIA Radioso Maggio. Come l’Italia entrò in guerra (il Mulino) è un libro di Antonio Varsori, ordinario di Storia delle relazioni internazionali e direttore del Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell’Università di Padova.
Tema su cui si focalizza l’attenzione dell’autore è l’arco di tempo che intercorse tra una posizione e l’altra del nostro Paese nello scacchiere internazionale alle prime avvisaglie di uno scontro totale. Il Primo.

L’Italia, unita geograficamente, meno civilmente e politicamente, nel 1914 era una Nazione neutrale. Continua