ROMA – E’ poesia di quotidianità passionaria quella di Vladimir Majakovskij (1893-1940). Il poeta della Rivoluzione russa ha “cantato” all’unisono del regime sovietico il cambiamento del Novecento mondiale. Nel 1923 Majakovskij si trovava a Berlino, centro dei costruttivisti russi all’estero dove, nel 1922, alla Galleria Van Diemen, aveva avuto luogo la prima esposizione d’arte russa. Nello stesso periodo Lisitskij e Ehrenburg pubblicavano il primo numero della rivista “Vesc”. Majakovskij non mancò di ammirare lo straordinario talento di Lisitskij e si rivolse a lui per dare forma a una selezione di tredici sue poesie destinate a essere lette ad alta voce. Da qui il titolo “Per la voce” (pubblicato dalla casa editrice La Vita Felice nella collana Labirinti), una poesia da urlare per far rivivere la musicalità della ribellione di un grande poeta.
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