Giulia Siena
PARMA – Parlare o tacere. Pronunciare il proprio pensiero o non farlo. Dire la verità a ogni costo o soprassedere. Correre il rischio di essere fraintesi parlando o instaurare il dubbio con il proprio silenzio. Un grande e antico dilemma quello che si affronta nel saggio Bisogna sempre dire la verità? del filosofo illuminista tedesco Immanuel Kant.
Il volume, curato da Andrea Tagliapietra (e pubblicato recentemente da Raffaello Cortina Editore), raccoglie i testi scritti da Kant tra il 1764 e il 1798. In queste pagine, al centro del pensiero kantiano, vi è una lunga e articolata riflessione attorno alla verità.
Il senso di giustizia, la moralità, la correttezza sono elementi che compongono la discettazione che Kant fa circa l’esposizione del vero. La veridicità, infatti, è punto fermo e fondamentale di questi scritti (carteggi con filosofi e studiosi dell’epoca) ed è movimento e causa delle reazioni dell’uomo: la veridicità è un dovere dell’uomo nei confronti di tutti. Ma la bugia, alle volte, è necessaria e lì dove c’è bugia – secondo Kant – c’è l’euforia della giovinezza, l’incoscienza dell’immaturo. La verità, quindi, è dovere verso gli altri, ma anche verso se stessi, e non servirà a lungo isolarsi pur di non esporsi, privarsi del piacere della compagnia per non lasciarsi catturare dal tranello della chiacchiera: l’uomo è portato alla verità ma affascinato dalla menzogna.
La menzogna è un crimine ma, nella vita, verità e necessità si intrecciano. Kant ripercorre – attraverso l’analisi di Tagliapietra – un antico dilemma sociale e filosofico più che mai attuale.
“Da bambini ci viene insegnato che bisogna dire sempre la verità. Ma quando diventiamo adulti, se continuiamo a dire la verità, o quella che crediamo tale, sempre e in ogni caso, allora la nostra esistenza quotidiana, condannata a oscillare fra l’angelica idiozia di Forrest Gamp, la scontrosa sincerità del burbero Alceste – il misantropo dell’omonima commedia di Molière – e l’indifferente sadismo di “un dottor Mabuse di stampo filosofico”, si trasforma letteralmente in un inferno”.