Raffaello Cortina Editore: “Bisogna sempre dire la verità?” nel pensiero di Kant

Giulia Siena
PARMA
– Parlare o tacere. Pronunciare il proprio pensiero o non farlo. Dire la verità a ogni costo o soprassedere. Correre il rischio di essere fraintesi parlando o instaurare il dubbio con il proprio silenzio. Un grande e antico dilemma quello che si affronta nel saggio Bisogna sempre dire la verità? del filosofo illuminista tedesco Immanuel Kant.
Il volume, curato da Andrea Tagliapietra (e pubblicato recentemente da Raffaello Cortina Editore), raccoglie i testi scritti da Kant tra il 1764 e il 1798. In queste pagine, al centro del pensiero kantiano, vi è una lunga e articolata riflessione attorno alla verità.

Il senso di giustizia, la moralità, la correttezza sono elementi che compongono la discettazione che Kant fa circa l’esposizione del vero. La veridicità, infatti, è punto fermo e fondamentale di questi scritti (carteggi con filosofi e studiosi dell’epoca) ed è movimento e causa delle reazioni dell’uomo: la veridicità è un dovere dell’uomo nei confronti di tutti. Ma la bugia, alle volte, è necessaria e lì dove c’è bugia – secondo Kant – c’è l’euforia della giovinezza, l’incoscienza dell’immaturo. La verità, quindi, è dovere verso gli altri, ma anche verso se stessi, e non servirà a lungo isolarsi pur di non esporsi, privarsi del piacere della compagnia per non lasciarsi catturare dal tranello della chiacchiera: l’uomo è portato alla verità ma affascinato dalla menzogna.

La menzogna è un crimine ma, nella vita, verità e necessità si intrecciano. Kant ripercorre – attraverso l’analisi di Tagliapietra – un antico dilemma sociale e filosofico più che mai attuale.

“Da bambini ci viene insegnato che bisogna dire sempre la verità. Ma quando diventiamo adulti, se continuiamo a dire la verità, o quella che crediamo tale, sempre e in ogni caso, allora la nostra esistenza quotidiana, condannata a oscillare fra l’angelica idiozia di Forrest Gamp, la scontrosa sincerità del burbero Alceste – il misantropo dell’omonima commedia di Molière – e l’indifferente sadismo di “un dottor Mabuse di stampo filosofico”, si trasforma letteralmente in un inferno”.

Informazioni su Giulia Siena

Direttore. Per gli amici: il direttore di ChrL. Pugliese del nord, si trasferisce a Roma per seguire i libri e qui rimane occupandosi di organizzazione di eventi e giornalismo declinato in modo culturale e in salsa enogastronomica. Fugge, poi, nella Food Valley dove continua a rincorrere le sue passioni. Per ChrL legge tutto ma, come qualcuno disse: "alle volte soffre un po' di razzismo culturale" perché ama in modo spasmodico il Neorealismo italiano e i libri per ragazzi. Nel 2005 fonda la rubrica di Letteratura di Chronica.it , una "vetrina critica" per la piccola e media editoria. Dopo questa esperienza e il buon successo ottenuto, il 10 novembre 2010 nasce ChronicaLibri, un giornale vero e proprio tutto dedicato ai libri e alle letterature, con occhio particolare all'editoria indipendente. Uno spazio libero da vincoli modaioli, politici e pubblicitari. www.giuliasiena.com
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