Silvia Notarangelo
Roma – “Quel blu intenso mi incuteva una sorta di timore reverenziale e un’attrazione irresistibile allo stesso tempo”. Sono queste sensazioni, altalenanti e spesso contrastanti, a caratterizzare le immersioni che il giornalista, Fabio Perozzi, ricorda nella sua opera d’esordio.“Aria Profonda”, edita da Magenes, è la storia di due passioni che si integrano e si alimentano reciprocamente: l’emozione che suscita l’inabissarsi nella profondità del mare unita al desiderio di catturare quei momenti irripetibili. La subacquea e la fotografia sono le due “patologie” di cui è affetto l’autore, l’una sostiene l’altra, ne dà una concreta testimonianza, ne garantisce quella lucidità che, in condizioni tanto precarie, potrebbe facilmente venire meno.
Perozzi racconta il proprio percorso di sub fin dal primo importante traguardo, il rimorchiatore del Miseno, a largo delle coste di Ischia, adagiato su un fondale a -73 m.
Una meta raggiunta inaspettatamente, una domenica di fine luglio. Un relitto su cui, di lì a poco, avrà modo di tornare per documentare, con la sua immancabile attrezzatura fotografica, le esilaranti e spregiudicate gesta dei suoi compagni d’avventura. Sono proprio loro ad accompagnare ogni immersione, con aneddoti, chiacchiere, risate, e, talvolta, inconfessati incidenti di percorso. Emerge, così, prepotentemente, quanto la condivisione di esperienze tanto estreme riesca ad instaurare una complicità e un’affinità particolari, legate proprio all’aver partecipato, insieme, a “giochi pericolosi e avvincenti”.
Anche nel gruppo del Biological Hazard, in cui l’autore entra a far parte in qualità di fotografo ufficiale, l’intesa sembra non mancare. Tutti lavorano per uno stesso obiettivo, realizzare il primato mondiale di profondità nelle insidiose e torbide acque del lago d’Iseo. Nonostante alcune difficoltà, la spedizione si conclude con successo ma qualcosa inizia a scricchiolare. Purtroppo, come spesso accade, l’idillio finisce: un nuovo record, previsto ad Ustica, non sarà conseguito, spezzando definitivamente l’incantesimo.
Le incomprensioni e i dissidi che, nel tempo, si sono verificati, non hanno, tuttavia, intaccato né i legami più forti né i tanti ricordi di Perozzi che, ancora oggi, continua a considerare i suoi vissuti da subacqueo come “esperienze uniche, molte delle quali irripetibili”.