Valerio Martella
ROMA – “Il cuore nero d’Europa” di Mila e Marco Vajani, pubblicato dall’Editrice Nord, sembra seguire un filone poliziesco che in epoca recente ha ottenuto un grande successo.
Il racconto si legge tutto d’un fiato non tanto per il desiderio di arrivare a capire il quadro generale, che, dopo le prime battute si rivela abbastanza prevedibile, quanto per scoprire l’evolversi e il concludersi dell’avventura vissuta dalla protagonista Mila e dell’azione svolta dal tenente Rolko il quale porta avanti le indagini sul macabro ritrovamento di alcuni cadaveri, orrendamente mutilati, avvenuto da parte della stessa Mila durante una gita.Quest’ultima, bella e brillante avvocata italiana in cerca di tracce necessarie per la soluzione di
un caso affidatole, si ritrova suo malgrado coinvolta nella terribile vicenda; il tenente, nel corso
della narrazione, si rivela un investigatore acuto ed efficiente, oltre che persona dotata di una certa sensibilità, ben diverso dallo scialbo personaggio che in un primo momento sembra, invece, essere.
La vicenda si svolge in varie ambientazioni, non escluso il set di film pornografici sulle cui scene gli autori si sono soffermati oltre il necessario, quasi al limite della morbosità.
Quello che del libro colpisce, e in un certo senso preoccupa, è che il racconto oltre che condurre il lettore attraverso scenari, purtroppo reali, del passato che hanno segnato tragicamente la storia e che con ampia probabilità sono comuni anche ad altre località d’Europa diverse da quella in cui è ambientato il romanzo, apre una prospettiva anche verso scenari immaginari, ambientati nel presente, raccapriccianti ed inquietanti. Questi, benché frutto della fantasia degli autori sono, tuttavia, percepibili dal lettore medio come verosimili e possibili e sono idonei, perciò a suscitare nel lettore stesso sconcerto e timore ed a lasciarlo, finita la lettura, che scorre veloce, con una sensazione di profondo disagio.
Categoria: casa editrice nord
"La sposa e la vendetta" un viaggio nel fantasy
Marianna Abbate
ROMA – La sperimentazione della lettura di nuovi generi letterari è una mia ben nota passione. Orbene, il libro che sto per recensirvi è per me una novità assoluta in quanto potrei qualificarlo come romanzo fantasy-rosa-un po’porno ma ho letto anche che c’è chi l’ha definito erotico fantasy-storia alternativa. Tant’è che “La sposa e la vendetta” di Jaquelin Carey, pubblicato dalla casa editrice Nord, è il secondo libro di una fortunata saga ambientata nelle terre d’Ange, una mitica Inghilterra celtica- che ricorda le nebbiose terre di Avalon. Gli esperti del genere perdonino la banalità dei miei paragoni, ma la mia unica fonte di metafore sono i poemi medievali in lingua d’oil studiati all’alba durante filologia romanza.
Ma torniamo a noi: dopo una cinquantina di pagine di lettura abbastanza confusa nella quale non riuscivo a comprendere metà degli avvenimenti e stentavo a raccapezzarmi tra gli svariati Belrik, Dorelei e Imriel, mi sono resa conto che in realtà mi stavo divertendo un mondo!
La Carey ha una scrittura fluida e piacevole, da bestseller, e riesce a trasmettere immagini vivide e conturbanti. In poco tempo mi sono sentita trasportare in questo mondo fatato dove amore, odio, gelosia e potere si mescolano perfettamente, come succede nel mondo reale. Certo, le reazioni dei protagonisti sono un po’ esagerate, come gli avvenimenti che li vedono protagonisti sono un po’ fantasiosi, ma le emozioni sono vere.
L’unica pecca è che trattandosi di una saga la storia non giunge ad una conclusione soddisfacente- ma che ci possiamo fare: sono queste le regole del marketing. Credo tuttavia, di essere caduta in pieno nella sua trappola e aspetto con ansia la nuova parte di questa saga.