ChronicaLibri intervista Adriano Marenco

 

Alessia Sità

ROMA – ChronicaLibri ha intervistato Adriano Marenco, autore de La palude e la balera pubblicato da Edizione Progetto cultura. Le risposte dirette e sincere lasciano intravedere la notevole profondità intellettuale di questo abile e attento ‘osservatore’, che con straordinaria capacità narrativa è riuscito a descrivere minuziosamente il triste degrado sociale che affligge il nostro tempo.
Come è nata la ‘metafora’ de “La palude e la balera”?
Quale metafora? È una foto interiore della realtà. Premesso che per me è sempre molto complicato parlare de la Palude tenterò, ma mi dissocio da subito dalle mie risposte. Le cose che scrivo nascono da un’immagine, una parola, una frase, un calzino abbandonato per strada. Poi pian piano mi colmo di sensazioni e idee. La verità è che spesso non so bene dove andrò a parare. Io cerco di liberare tutte le energie che mi han caricato e il tutto pian piano prende forma. Non faccio una scaletta. O meglio la mia scaletta è la vita che cerco di trasformare in una vita al cubo. Io voglio parlare al lettore su più livelli, voglio lasciare un segno dentro, qualcosa che lasci un senso di inquietudine, smarrimento, un cavolo è vero è così! perché sto parlando di quello che c’è dentro e fuori di noi. Cose che magari non siamo in grado di vedere e le abbiamo proprio sotto il naso.
Fin dalle prime pagine del tuo libro emerge subito un disagio esistenziale e un senso di straniamento logorante,  che inevitabilmente lasciano il lettore attonito e senza parole. Credi che una situazione come quella da te descritta nella palude esista realmente oggi?
La Palude è uno stato interiore ed esteriore. È ovviamente il mondo, in senso iperrealistico, che ci circonda. È il plagio dell’anima. È la rottura prolungata. È la realtà scavata fino a non trovarne il cuore. Perché semplicemente non c’è. La palude sono le forze che ci spingono a perdere la memoria, ad abbrutire e semplicizzare il linguaggio, che ci incitano a concepire sogni irrealizzabili e penosi.
La Balera rappresenta una speranza per i reietti della Palude, mentre per le persone normali sembra essere un vero incubo. Perché?
La Balera è una speranza ridicola per quelli della Palude, e nonostante ciò alla fine neanche quella è concessa. Accidenti una birretta gelata e qualche canzone d’amore. Che sarà mai. Le persone normali non esistono. O si è nella palude, al massimo nella balera, oppure si vive in uno status quo mediatico e militarizzato.
Esiste oggi una balera?
Fisicamente la balera è uno stato intermedio tra il mondo di fuori e la palude. È quello che capita quando tenti di recuperare la memoria o il linguaggio. Cose proibite insomma. Bè, certo esiste. Quando vieni da fuori è in fondo la lotta per mantenere vivo il pensiero. Poi o scendi a patti oppure scendi ancora più giù.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Se intendi il mio futuro a ‘120 secondi di distanza’, l’unico futuro che si può concepire nella palude è non essere licenziato. Se invece parliamo di giorni interi, finire la piéce su Don Verzé.

 

Informazioni su Alessia Sità

Laureata in Editoria e Giornalismo, da sempre coltiva l’amore per il teatro, la lettura e la poesia. Passioni che si sono concretate nel gruppo culturale “Il Carro dell’anima”, nato molti anni fa nel suo piccolo e splendido paese. Per lavoro, si interessa anche di televisione, intrattenimento e serie TV. Ama trascorrere il tempo libero andando al cinema o facendo un salto in libreria (adora, infatti, immergersi nella letteratura chic lit e perdersi in tutte le forme che la cultura può assumere). La sua filosofia di vita si ispira essenzialmente a una delle poesie più belle di Emily Dickinson: “Non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane né corsieri come una pagina di poesie che si impenna questa traversata può farla anche il povero senza oppressione di pedaggio tanto è frugale il carro dell’anima.”
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4 commenti

  1. Il tuo libro non l’ho letto ancora ché sta nascosto in chissà quale borsa riempita d fretta per lasciar vuota la casa..ma qst intervista appena vista m’ha “toccato” la mente.

  2. Io sarò lieta di intervistare… Insomma, se l’intervista ‘tocca’ la mente dei lettori sarà anche merito della giornalista o no???? :))))

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