Complicità e omertà in “Boschi & Bossoli”


Silvia Notarangelo

ROMA – Un generale affermato ma ancora in cerca di successo, un sindaco incapace di opporsi ai ricatti di presunti investitori, la mafia che, silenziosamente, riesce ad insediarsi in una regione del centro Italia, conosciuta “per la sua bellezza e tranquillità”.
Leggendo “Boschi & Bossoli”, il romanzo di Michael Gregorio, alias Michael Jacob e Daniela De Gregiorio (Edizioni Ambiente), non si può fare a meno di riflettere su come si attivino certi strani meccanismi e su cosa, in realtà, si nasconda dietro.
Voluta e architettata dal Generale Corsini, l’operazione Boschi & Bossoli scatta alle 5.15 dell’11 settembre, coinvolge intere formazioni di uomini e si conclude con l’arresto di una probabile cella terroristica. Tutti contenti dunque. I titoli di giornale si sprecano, la soddisfazione è alle stelle e, a trionfare, è ancora una volta lui, la “Leggenda”, il Generale Corsini. Anche in questo caso il suo intervento è stato determinante. Soprattutto dopo quei due proiettili che, indirizzati alla Presidentessa della Regione, avevano destato non poco scalpore.
Peccato solo che a finire in carcere siano quattro ragazzi innocenti, individuati tra i tanti che si schierano contro l’abusivismo edilizio e, accusati, per l’occasione, di essere pericolosi ecoterroristi che celano la propria vera identità dietro un apparente amore per la natura.
Nessuno potrà mai sospettare che i veri responsabili siano politici, professionisti, forze dell’ordine che si rendono complici del dilagare delle mafie, a volte per paura, spesso per puro interesse personale. E se anche chi si accorge che c’è qualcosa che non va preferisce tacere o viene volutamente messo in disparte, allora davvero certi meccanismi sono destinati a perpetuarsi, indisturbati, nel tempo.

 

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Un commento

  1. Un commento non la romanzo, che non ho ancora finito, ma alla recensione. Secondo me si tratta di un riassunto della trama e non di un giudizio critico sull’opera letteraria. Fra l’altro, se se racconta “troppo”. non si fa un buon servizio nè allo scrittore nè al lettore, al quale si toglie gran parte del piacere della scoperta.

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