Il prezzo della libertà per due donne che sognano l’Europa
Giulia Siena
PARMA – Qual è il prezzo della libertà? Zennur e Nuryé, figlie di un collaboratore del sultano Abdul-Hamid II, sono pronte a scoprirlo da sole. Siamo nell’impero Ottomano e quella che emerge dalle tavole illustrate da Sara Calaone della graphic novel Evase dall’Harem (Oblomov Edizioni) è l’atmosfera rarefatta e possibilista di inizio Novecento. Didier Quella-Guyot e Alain Quella-Villèger – con la traduzione di Stefano Sacchitella – traspongono una vicenda realmente accaduta e ne fanno un documentario storico-sociale molto interessante. La storia per immagini arriva in seguito, e diventa una celebrazione della libertà e dell’autodeterminazione.
1906. L’Oriente è un luogo troppo chiuso rispetto agli orizzonti a cui anelano Zennur e Nuryé; amano l’arte, conoscono la letteratura, parlano l’inglese, il francese e leggono l’italiano e il tedesco, non capiscono però perché la loro vita debba essere confinata all’oziosità dell’harem. Vogliono sottrarsi a matrimoni combinati e gestire i propri sogni. Cominciano, così, a pianificare il viaggio: 3200 chilometri con il fiato sospeso ma gli occhi pieni di paesaggi, speranze, incontri e progetti. Il pericolo, però, sarà compagno costante: alla notizia della fuga delle fanciulle verrà emanato l’ordine di arrestarle e riportarle in patria. Verranno fermate a Belgrado e costrette ad interrompere il viaggio, ma il loro progetto di fuga non si fermerà; grazie a Pierre Loti, un amico scrittore, riusciranno nell’impresa di continuare l’avanzata verso l’agognata Europa. Loti, affascinato dalle dinamiche della società orientale, capirà presto che la rocambolesca storia di due sorelle ribelli potrà diventare di dominio pubblico. Della loro scelta, infatti, racconteranno in un feuilleton in prima pagina su Le Figaro.
Saranno anni densi di sfide e dualità: l’appoggio di intellettuali europei e lo sdegno del mondo politico ottomano; da una parte il grande coraggio di andare, dall’altra lo scontro con una realtà differente da quella che avevano immaginato. Se l’Oriente rappresentava la repressione, il silenzio e il buio, l’Occidente era pronto a trattare “le disincantate” come strumento di propaganda. La voglia di “camminare nell’universo, libere, l’anima al vento” e le umiliazione per la loro caparbia ostinazione.
Evase dall’Harem è una storia nella storia narrata con parole forti e affilate, corredata da bellissime immagini che ci guidano a immaginare colori, rumori soffusi e incontenibili sogni.