Oblomov: Evase dall’Harem, storia per immagini

Il prezzo della libertà per due donne che sognano l’Europa

Giulia Siena
PARMA
– Qual è il prezzo della libertà? Zennur e Nuryé, figlie di un collaboratore del sultano Abdul-Hamid II, sono pronte a scoprirlo da sole. Siamo nell’impero Ottomano e quella che emerge dalle tavole illustrate da Sara Calaone della graphic novel Evase dall’Harem (Oblomov Edizioni) è l’atmosfera rarefatta e possibilista di inizio Novecento. Didier Quella-Guyot e Alain Quella-Villèger – con la traduzione di Stefano Sacchitella – traspongono una vicenda realmente accaduta e ne fanno un documentario storico-sociale molto interessante. La storia per immagini arriva in seguito, e diventa una celebrazione della libertà e dell’autodeterminazione.

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Coccole Books: “Io prima, io dopo”, racconto onirico

IO PRIMA IO DOPO_coccole books_chronicalibriGiulia Siena
PARMA – La bambina non ha un nome, è semplicemente Bambina. Bambina quando in una notte di pioggia comincia a piangere; piange talmente tanto da non ricordare più il motivo per il quale aveva iniziato. Continua a piangere e la Madre, in silenzio, l’afferra per portarla in macchina, sul sedile posteriore. Percorrono qualche chilometro e la Bambina, con le lacrime agli occhi e urlante, si accorge solamente che la vettura si arresta e la madre la tira giù dall’auto. La lascia lì, ferma, sotto la pioggia battente, in una pozzanghera al buio di una stazione di servizio. Ma è solo una bambina e ora è sola, al freddo e disperata. Come non aver paura al cospetto della perdita di ogni certezza? Le paure si affrontano e, il lettore, è solo uno spettatore di questo romanzo che, come in un sogno, ripercorre le ore di una Bambina che affronta, da sola, il più temibile degli incubi: l’abbandono.  Continua

“Capriole”: autobiografia di un’autrice di storie

Giulia SienaCAPRIOLE_marina Girardi_recensione Chronicalibri_topipittori
PARMA
 – Una capriola cambia il punto di vista, cambia il mondo. La capriola è azione, determinazione, presa di coscienza; si va avanti, si va altrove, si cambia. Fino a che saprà fare le capriole, Marina non soffrirà né di malinconia né di gastrite. Capriole e si ricomincia il viaggio. Dai monti di Agordo, tra Belluno e Cortina d’Ampezzo comincia la storia di Marina Girardi. Autrice di storie a fumetti e di canzoni illustrate, Marina ci rende partecipi della sua vita, dei suoi viaggi e delle sue passioni attraverso Capriole,  il nuovo volume della collana Gli anni in tasca graphic di Topipittori. Continua

"La forma incerta dei sogni", l’immaginazione sconfina nella realtà

Marianna Abbate
ROMA Ci sono diversi punti di vista. O, come direbbe Einstein, tutto è relativo. Ci sono uomini che per tuo padre sono degli eroi e per lo stato sono degli assassini. Per te, infine, sono uomini normali, che hanno dovuto fare delle scelte. A volte hanno preferito l’opzione giusta, altre quella sbagliata, altre volte ancora non è possibile definirne la natura. “La forma incerta dei sogni”, il libro di Leonora  Sartori edito da Piemme, parla di scelte.
Perché questa è la vita. E questi sono i volti di quelle sei persone di spalle sull’adesivo in camera di Leo. Sei persone accusate di omicidio che compaiono nella vita di una bambina come dei fantasmi. E che quella stessa bambina, una volta cresciuta, vorrà conoscere.
Scoprire gli orrori dell’apartheid porterà Leonora a comprendere comprendere che a volte la vita è guidata dal caso, e che è facile rimpiangere alcune decisioni prese sotto l’impulso del momento. L’impegno politico dei suoi genitori, così lontani dalla guerra che odiavano, le sembrerà anacronistico. Ma lo guarderà con la tenerezza di chi capisce il sentimento.
Il romanzo della Sartori si legge con avidità e con passione. Soffrendo di quel male di vivere che ha guidato le scelte dei suoi personaggi e riconoscendosi negli atteggiamenti della protagonista. In quel desiderio di conoscere e di capire che è, probabilmente, l’unica scelta possibile.

"Altri seguiranno": un testimone che fu vero martire.

Giulio Gasperini
ROMA –
Col sangue scrisse le sue poesie Alexandros Panagulis. E le imparò a memoria, perché anche se gliele avessero sequestrate, sarebbe stato sempre in grado di ricordarle. Le scrisse, Alekos, durante la disumana prigionia nel carcere di Boyati, in quella cella loculo progettata e costruita appositamente per lui, per contenere la sua furia e il suo urlo di libertà. Era il 1968; per Panagulis, dopo l’attentato fallito al capo della Giunta dei colonnelli (e promotore del colpo di stato) Georgios Papadopoulos, cominciarono i duri e oscuri anni delle torture e delle violenze, che trovarono un prepotente sfogo creativo in queste poesie che, di nascosto, riuscirono a esser spedite fuori dal carcere e a esser pubblicate. In Italia, meritarono l’ammirazione di Pasolini e il Premio Viareggio. Flaccovio, editore di Palermo, nel 1990, le ha ripubblicate: “Altri seguiranno”, più che titolo d’una silloge, infatti, vuol essere un ammonimento, un auspicio; ma, ancor di più, una certezza d’avvenire.

“Un uomo” è stato definito, Alekos, da Oriana Fallaci; lei seppe, in un libro oramai leggendario, trasformare la sua fiaba, la fiaba dell’eroe che muore ucciso da tutti, in un ruggito, in un grido da frantumare la gola, in un urlo di indocile umanità. Lei lo ha trasformato, universalmente, nel paradigma assoluto della libertà; lei lo ha reso l’eroe per antonomasia, il combattente per la libertà somma, il condottiero dal coraggio indomito ma anche dell’incontentabile irrequietudine. Lei lo ha presentato, però, anche come un poeta uno di quelli che sapevano (e ci credevano) che la poesia potesse avere una parte fondamentale nella ricerca e nella lotta per la libertà: un poeta, insomma, che considerasse la poesia come azione, come ‘fare’, e non soltanto come mero esercizio di forma e stile.
Alekos ha sempre cantato la sua utilità, di persona ribelle, ma non la sua necessarietà, in una umile certezza di essere soltanto colui che mostra quella strada che poi gli altri dovranno percorrere: non importa se lui cadrà, non importa se sarà sacrificato, perché il suo messaggio sarà tramandato, sarà sventolato come vessillo di libertà, e altri seguiranno nella sua eroica impresa. Fiducioso, Alekos!, ottimista della forza che i profeti hanno sulle masse, della bontà del loro insegnamento. Ma i profeti, si sa, finiscono per urlare nel deserto, riempiendosi la bocca di sabbia e di sempre assediante frustrazione.
Panagulis scriverà di non poter essere vinto; di esser sicuro che il suo messaggio, la sua Idea, portata insieme alla Croce, sarà un monito (e un faro) per tutti colore che, dopo di lui, verranno. La storia, purtroppo, ha dimostrato altre verità, altre inevitabili omertà. Come quella sulla sua morte; senza reali condanne.