Giulia Siena
PARMA – La bambina non ha un nome, è semplicemente Bambina. Bambina quando in una notte di pioggia comincia a piangere; piange talmente tanto da non ricordare più il motivo per il quale aveva iniziato. Continua a piangere e la Madre, in silenzio, l’afferra per portarla in macchina, sul sedile posteriore. Percorrono qualche chilometro e la Bambina, con le lacrime agli occhi e urlante, si accorge solamente che la vettura si arresta e la madre la tira giù dall’auto. La lascia lì, ferma, sotto la pioggia battente, in una pozzanghera al buio di una stazione di servizio. Ma è solo una bambina e ora è sola, al freddo e disperata. Come non aver paura al cospetto della perdita di ogni certezza? Le paure si affrontano e, il lettore, è solo uno spettatore di questo romanzo che, come in un sogno, ripercorre le ore di una Bambina che affronta, da sola, il più temibile degli incubi: l’abbandono. Continua
Nessun commento