I paradisi artificiali di Maria Callas

Sognando Maria CallasLuca Vaudagnotto
AOSTA – Sognando Maria Callas di Alessandro F. Ansuini è un libro anarchico e ardito. E beffardo. In una nota di lettura che apre il volume, edito da Meridiano Zero, il lettore viene avvisato che in realtà sta leggendo due libri, un romanzo e una raccolta di racconti: questi racconti, che riempiono la seconda parte, sono collegati alla vicenda principale da alcune parole o frasi che si trovano sottolineate nel testo e che ne diventano il titolo. Ci ritroviamo a leggere, insomma, la deriva di un’esistenza, quella del protagonista Enea, in quel popoloso deserto che appellano Bologna, a cui sono collegate, tramite questi link che ricordano un po’ i librogame degli anni ’90, altre esistenze e altre derive: coppie di scambisti, bellissime dj osservate da ragazze brutte e complessate, un gruppo di poliziotti in servizio. Ad accompagnare questo vagare di Enea, Maria Callas che canta nelle sue cuffie, come un rifugio, un paradiso artificiale dove tutto trova tregua.
Ma l’autore Ansuini è ardito, l’abbiamo detto, e si spinge ancora oltre: procedendo con la lettura ci rendiamo conto che il romanzo principale non è che un pre-testo, un contenitore che ingloba in sé un mare di coscienze collettive, o entità psichiche, che confluiscono in un gigantesco flusso di coscienza, fatto non solo di pensieri, ma ricordi, incontri, impressioni, esistenze vere o ipotetiche, o ancora immaginate, come nel caso dei copioni di film possibili, presenti nei racconti; e il lettore crede a tutto questo, perché a ben guardare ad ognuno di noi, quando cammina per strada, succede lo stesso. E pure i racconti non sono racconti: sono dialoghi, sono frasi, sono riflessioni, sono flashback.
Esplodono le forme letterarie, esplode il linguaggio: l’autore fa uso di un italiano contemporaneo, l’italiano del pensiero della gente, arricchendolo di immagini e figure ardite, appunto, e stuzzicanti (“il tuorlo di un giorno”, oppure “la calligrafia della rete elettrica di Bologna”), senza mai diventare lezioso o artificioso.
Infine l’inganno: sì, perché dopo averci fatto credere nell’effettiva esistenza di questo magma di coscienze, scopriamo che ci siamo sbagliati, che tutto ciò non esiste, che il romanzo andrebbe riletto. E comunque non troveremmo la risposta alla domanda cruciale: la vita pensata e la vita vissuta sono davvero entità separate?

Informazioni su Giulio Gasperini

Laureato in italianistica (e come potrebbe altrimenti), perdutamente amante dei libri, vive circondato da copertine e costole d’ogni forma, dimensione e colore (perché pensa, a ragione, che faccian anche arredamento!). Compratore compulsivo, raffinato segugio di remainders e bancarelle da ipersconti (per perenne carenza di fondi e per passione vintage), adora perdersi soprattutto nei romanzi e nei libri di viaggio: gli orizzonti e i limes gli son sempre andati stretti. Sorvola sui dati anagrafici, ma ci tiene a sottolinare come provenga dall’angolo di mondo più delizioso e straordiario: la Toscana, ovviamente. Per adesso vive tra i 2722 dello Zerbion, i 3486 del Ruitor e i vigneti più alti d’Europa.
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