La Maschera d’ argento: il brivido che accompagna l’estate

Aconyte Books nel mondo dell’horror

Giorgia Sbuelz
Se c’è un genere letterario che ben si sposa con la stagione estiva è l’horror. Qualcuno ricorderà un filone televisivo in voga fin troppe estati fa dal titolo “Notte Horror”. Orde di ragazzini si riunivano nelle sere afose pre-internet per condividere il gusto ritualistico di un attimo di terrore. Per un paio d’ore cacciare urla era lecito e liberatorio, nonché sinonimo di gran divertimento, e si poteva avere la pelle d’oca a dispetto delle temperature bollenti. La fantasia galoppava disegnando mondi immaginari che, puntualmente, si manifestavano spegnendo l’abat-jour. A quel punto se un rumore sinistro interrompeva il sonno, era un bene perché sarebbe stato argomento di dibattito l’indomani, per la comitiva della spiaggia.

La Maschera d’Argento di Rosemary Jones, evoca esattamente questo genere d’atmosfera, qualcosa che si ha il piacere di spartire, di consigliare. Non a caso nasce dalla Asmodee Italia, marchio produttore dei giochi di società “Arkham Horror files” ispirati all’opera del genio di H. P. Lovecraft. Sotto l’etichetta Aconyte Books, dallo scorso anno, sono state editate una serie di opere letterarie tratte dalla linea Arkham Horror, e una di queste è La Maschera d’Argento.
Il romanzo si svolge ad Arkham, Massachusetts nel 1923. Un intero cast cinematografico parte dalla California per raggiungere un’inquietante location, fortemente voluta dal regista Sydney Fitzmaurice. La villa dove si svolgeranno le riprese appartiene proprio alla famiglia del regista, la cui ambizione è quella di dirigere la più terrificante pellicola horror che sia mai stata realizzata. La voce narrante è quella di Jeany Lin, una costumista cinoamericana, arguta e caparbia, che spesso si presta come assistente di scena e truccatrice, visti i mezzi piuttosto ristretti messi a disposizione del cinema muto degli anni ’20. Jeany è la sorella dell’attrice protagonista, la bellissima e ammaliante Renee Love, musa ispiratrice di Sydney. Renee non ha ereditato le caratteristiche somatiche orientali e il fatto che le due siano sorelle è un segreto per tutti, poiché un’ origine cinese era da considerarsi penalizzante per la carriera. C’è poi Fred, il cameraman esperto di meccanica, Eleonor e Lulu, due ospiti di grido provenienti dal teatro di Broadway, più il resto della troupe, ma su tutti incombe l’ombra della casa…
Villa Fitzmaurice trasmette ansia e straniamento, appollaiata su un groviglio di vegetazione, con gli stormi di corvi volteggianti sul tetto e la facciata sbiadita: la dimora è stata teatro di episodi tragici quanto misteriosi, legati al passato di un avo che si dice avesse saccheggiato dei tesori egizi, trasmettendo così ai suoi discendenti un’ ossessione per l’esoterismo. Lo stesso Sydney non è esente dal morbo dell’occulto, che imprime nelle sue pellicole con cura cerimoniale, ancor di più ne “La Maschera d’Argento”, il film che a parer suo cambierà il mondo.

I film non sono semplici “immagini sfarfallanti” buone solo per un momento di fugace intrattenimento! Il cinema ha il potere di ricostruire la Torre di Babele e creare un linguaggio universale. Con il film giusto, potrei unire tutte le persone al mondo! Esse vedranno il nostro lavoro e comprenderanno l’energia che ci lega. Non ci saranno più guerre, perché parleremo lo stesso idioma, capiremo ogni desiderio più recondito del prossimo, ogni sua più grande aspirazione. Saremo tutti uniti nello sforzo di realizzare una civiltà perfetta!

Gli ingredienti ci sono tutti: dei protagonisti isolati e lontani da casa, un ospite ossessionato e una villa stregata. Cosa succederà?


I punti di forza di questo romanzo sono senza dubbio la suspense evocata da una trama ghiotta per gli appassionati del genere, con uno stile che omaggia, nemmeno troppo velatamente “Il giro di vite” di Henry James. Una storia coinvolgente per quanto concerne lo sviluppo narrativo e ben costruita dall’autrice Rosemary Jones. L’ambientazione storica è curata con dovizia di dettagli e incuriosirà non pochi lettori svelando quanto potesse essere complesso il cinema degli albori: la pellicola in bianco e nero girata da rumorose macchine a manovella, attori che non avevano la facoltà delle battute eppure riuscivano a emergere come divi (Charlie Chaplin su tutti), il pesantissimo cerone giallo da portare in volto e gli intertitoli da scrivere per un pubblico spesso analfabeta. Attraverso la narrazione della costumista Jeany Lin, si passa in rassegna anche la moda dell’epoca con l’importanza socioculturale che ha rivestito, basta pensare che questo è il momento in cui i pantaloni si affacciano nei guardaroba femminili, e l’intento è chiaro. L’autrice tratta inoltre con delicatezza tematiche proprie della comunità cinoamericana, in particolar modo la loro posizione all’interno dell’industria cinematografica, facendoci scoprire nomi come Tye Leung Schulze, Anna May Wong e James Wong Howe, e tutto questo nella terrificante cornice di Arkham, perché quella che leggiamo è comunque una storia di paura. Da non credersi, vero? Eppure…


Eppure sono stata svegliata dal ronzio di una perfida zanzara intorno alle due di notte. Un sorso d’acqua per placare il caldo e… perché no? Perché non proseguire nella lettura di questo bel libro? Del resto mancano pochi capitoli… ebbene, non fatelo! Rimandate il pensiero e tornate a dormire. Oppure, se pensate siano solo idiozie, vi raccomando un accorgimento: coprite bene gli specchi!

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