“La palude e la balera” il libro di esordio di Adriano Marenco

Alessia Sità

ROMA – ‘Nella palude ci sono solo due stati atmosferici. Un caldo che brucia i pensieri. Una pioggia che annega i pensieri. Alla palude si crepa o di caldo o di odio. Mica si crepa soli di cecchino. Sotto una pioggia sabbiosa che quando casca pare non finire mai. E quando finisce, la pioggia si secca in un amen’.
Smarrimento, desolazione e dolore, sono queste le sensazioni che si provano leggendo il libro di Adriano Marenco, “La palude e la balera”, pubblicato da Edizioni Progetto Cultura. Nella palude ‘vivacchiano tranci d’esseri umani’ privi di nome e di memoria. Su questi ‘pezzi di uomo’ vigila uno spietato cecchino che, pur di mantenere l’ordine del posto o anche solo per porre fine al proprio tedium vitae, è pronto a mutilare gli abitanti senza alcuna pietà; e non fa alcuna differenza che si tratti di anziani, donne o bambini. L’unica speranza per questa misera gente, la cui vita è stata ormai ridotta ‘al grado zero dell’umanità’ , è soltanto l’illusione di poter raggiungere la balera ‘vera, con le lucette intermittenti e tutto il resto. Compreso il fresco dolce della sera’. Un luogo in cui nessuno potrà più rubare ‘pezzi di uomo, cuore, anima e lingua’ e dove ognuno potrà finalmente riavere un nome e la memoria del proprio passato. Nel libro di Marenco ogni personaggio è imprigionato in un ruolo: vecchio, bambini, pazzi, sposa, madre; tutti destinati a vivere in una condizione esistenziale misera e priva di gioia. Eppure, nonostante tutto, si intravede nelle figure femminili una flebile speranza di salvezza, una possibilità di riscatto da una condizione sociale sempre più degradante. “La palude e la balera”  è una logorante e inevitabile riflessione sul senso della vita e sullo straniamento estenuante di una società, convinta ormai che esista ‘un futuro  distante non più di 120 secondi’.

Informazioni su Alessia Sità

Laureata in Editoria e Giornalismo, da sempre coltiva l’amore per il teatro, la lettura e la poesia. Passioni che si sono concretate nel gruppo culturale “Il Carro dell’anima”, nato molti anni fa nel suo piccolo e splendido paese. Per lavoro, si interessa anche di televisione, intrattenimento e serie TV. Ama trascorrere il tempo libero andando al cinema o facendo un salto in libreria (adora, infatti, immergersi nella letteratura chic lit e perdersi in tutte le forme che la cultura può assumere). La sua filosofia di vita si ispira essenzialmente a una delle poesie più belle di Emily Dickinson: “Non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane né corsieri come una pagina di poesie che si impenna questa traversata può farla anche il povero senza oppressione di pedaggio tanto è frugale il carro dell’anima.”
Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. Pingback:Dalla realtà al palcoscenico. Adriano Marenco racconta “Il pasto degli Schiavi” | ChronicaLibri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *