E se questo fosse il tempo di cominciare a leggere?
Da un incontro fortuito nasce un legame indissolubile. Potrebbe essere la storia tra due persone, l’inizio di un amore o di un’amicizia. Potrebbe essere – ed è – l’incontro tra una persona e un libro. La persona in questione, nella storia del genio teatrale di Alan Bennett, non è un semplice comune mortale, ma la regina d’Inghilterra e l’oggetto della liaison è un libro. Un incontro banalissimo, eppure cruciale: da questo momento la regina diventerà una lettrice vorace e curiosa. E con la lettura cambierà anche tutto il mondo attorno.
Un libro, La sovrana lettrice (Adelphi, 2007), che è stato un successo di critica e di pubblico; una storia ironica e spassosissima. Questo solido e tardivo legame tra la sovrana e la lettura irrompe all’improvviso quando la regina è già avanti con gli anni, quando ha già la sua routine fatta di lavoro, incontri, occasioni ufficiali e famiglia. I libri erano sempre stati nella sua casa, nelle biblioteche di palazzo e nelle librerie della città, avrebbe – come fece qualche volta – potuto fruirne a piacimento, ma non era mai scoccata la scintilla. D’un tratto, poi, complice Norman, leggere diventa una necessità, un rifugio, un nuovo modo di guardare al mondo, di osservarlo con più attenzione, con occhi affamati e nuovi. “Leggo perché sento di dover indagare la natura degli esseri umani” dice quasi a giustificare il tempo dedicato alla lettura piuttosto che ad altre faccende. La lettura, quindi, diventa strumento, “ordigno”, momento di sospensione dalla vita e, allo stesso tempo, studio profondissimo di essa. E il rimando per me è immediato perché i libri “se ne infischiavano di chi li leggeva; se nessuno li apriva, loro stavano bene lo stesso”, sono le ancore che ci tengono legati oggi alla realtà. Sono gli strumenti che ci permettono distanze, distrazioni e nuovi mondi. Sono quelle stesse scialuppe di salvataggio che descrive così bene Bennett; sono quei mondi ancora in grado di aiutare, parlare e dare nuova vista a persone di qualsiasi età, anche a chi non riesce più bene a scorgere la meta. E sarebbe così bello se, in un periodo di stanca e di scoramento come questo, fossimo ancora in grado di lasciarci stupire, inondare e cullare dalla forza propulsiva delle storie. Sarebbe così bello se sapessimo diventare lettori ora, a partire da ora, nonostante l’età, nonostante il tempo, la stanchezza, la preoccupazione e la noia. Sarebbe un piccolo grande atto rivoluzionario lasciarsi guidare dalle narrazioni, ricordando che “non si mette la vita nei libri. La si trova”.