Le parole di un bambino tra Marocco e Francia

Un anno con i francesiGiulio Gasperini
AOSTA – Un anno con i francesi di Fouad Laroui, edito da Del Vecchio Editore è un romanzo delizioso. E quest’aggettivo non è scelto a caso, perché è un’opera di narrativa veramente aggraziata e misurata, dove nulla è lasciato al caso e dove non c’è niente di superfluo, eccessivo o accessorio. Dalla costruzione allo sviluppo dei personaggi, tutto viene presentato al lettore con una facilità disarmante, con una leggerezza che pare spontanea ma è frutto di una sapiente capacità di narrare e di far vivere i personaggi.
Il punto di vista, geniale, è quello di un bambino marocchino che dalla più remota campagna arriva a studiare al più prestigioso liceo francese del Marocco, il Liceo Lyautey. Qui incontra un’umanità ricca e vivace, una pletora di studenti, professori, convittori e collaboratori che si muovono attraverso tutto lo spettro delle umane manifestazioni e declinazioni. A complicare gli apparenti difficili rapporti di convivenza, le distanze culturale che si sottolineano sempre marcatamente, più per sorridere che per contrapporre, e una vivacissima intelligenza del protagonista Mehdi, nata e alimentatasi per tanto tempo sui romanzi per ragazzi e suoi fumetti francesi (e belgi) di cui è ghiottissimo.
Il mondo, per Mehdi, comincia prima di tutto nelle parole. Sono loro, infatti, che diventano tante chiavi per aprire serrature e per poter squadernare un mondo alternativo, da sovrapporre a quello reale, per renderlo migliore e sublimarlo in altro. Attraverso le parole, attraverso la cultura, così tanto amata anche se non propria, così tanto studiata e sudata anche se distante e “dominante”, Mehdi ottiene i successi, riuscendo a non trasgredire alla propria, a non rinnegarla, ma a trovarsi a suo agio, pienamente, nella cultura di arrivo, quella del riscatto e del futuro migliore. Lo choc culturale del ragazzo, evidente nello spaesamento vissuto, viene sublimato attraverso questo sconfinato amore per le parole, la cultura, l’arte: le parole, straordinarie, che disegnavano nuovissimi orizzonti, sconfinati, pieni di scoperte e di bellezza.
In tutto questo, la chiassosa umanità che gli gira attorno, fatta di personaggi più o meno macchiettistici e stereotipati, che mostrano consapevolmente o no i loro tesori e i loro aspetti, all’opposto, più negativi. Una galleria ricchissima, dettagliata, impressionante nella precisione e nell’accuratezza delle descrizioni e dei contenuti.
Un romanzo sorprendente, un’avventura coinvolgente e commovente, una valorizzazione, dalla scrittura elegante e raffinata, del ruolo della cultura e della lingua, dell’importanza delle parole – significato e significante – particolarmente nei processi di incontro e meticciamento; gli unici che valga la pena di percorrere e dai quali godere appieno.

Informazioni su Giulio Gasperini

Laureato in italianistica (e come potrebbe altrimenti), perdutamente amante dei libri, vive circondato da copertine e costole d’ogni forma, dimensione e colore (perché pensa, a ragione, che faccian anche arredamento!). Compratore compulsivo, raffinato segugio di remainders e bancarelle da ipersconti (per perenne carenza di fondi e per passione vintage), adora perdersi soprattutto nei romanzi e nei libri di viaggio: gli orizzonti e i limes gli son sempre andati stretti. Sorvola sui dati anagrafici, ma ci tiene a sottolinare come provenga dall’angolo di mondo più delizioso e straordiario: la Toscana, ovviamente. Per adesso vive tra i 2722 dello Zerbion, i 3486 del Ruitor e i vigneti più alti d’Europa.
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