Un romanzo corale, il “gioco serio” della creatività. ChronicaLibri intervista Lucia Valcepina.


Gli SchiribìzGiulio Gasperini

AOSTA – Lucia Valcepina, autrice, editor e animatrice culturale, ha dato vita a un’esperienza incredibile di “scrittura collettiva” con la Biblioteca di Bormio, animando un laboratorio con undici “penne” diverse: gli Schiribìz, “zampillio di idee e lampi ‘ghiribizzosi’, sono Maria Albina Andreola, Federica Bormetti, Franca Colturi, Sabina Colturi, Massimo Favaron, Claudia Giacomelli, Monica Moranduzzo, Maria Bruna Peruviani, Erica Santelli, Cinzia Sosio, Manuela Valgoi. Tante penne che hanno creato La libertà dei fiori, romanzo collettivo edito da Fabbrica dei Segni Editore. Ma come si può accordare assieme undici diversi stili, visioni, sensibilità per arrivare a creare una narrazione eccellente per tematiche e organicità? Lucia Valcepina lo racconta a ChronicaLibri.

All’interno del corso di scrittura creativa, come è nata l’esigenza di scrivere un romanzo corale? Era negli intenti del corso o è stata magari un’idea dei partecipanti?
L’idea del romanzo collettivo è stata l’esito spontaneo di un laboratorio propedeutico alla scrittura. Visto il forte senso di reciprocità che animava gli undici partecipanti, ho pensato di proporre loro la stesura di un’opera corale: un percorso di condivisione creativa che conducesse a una narrazione strutturata. La forma del romanzo mi è parsa la più consona ad accogliere le diverse individualità attorno a un intreccio. Ora posso dire che è stato un azzardo felice.

Come si è strutturato il laboratorio? Quali sono i testi con cui i partecipanti si sono trovati a lavorare?
Il laboratorio ha previsto una prima fase di incontro, conoscenza e confronto attraverso la scrittura. Ai partecipanti è stato chiesto di sperimentare il registro comico, a partire da alcuni brani esemplificativi, e di attingere al proprio vissuto per individuare spunti autobiografici di carattere umoristico. A seguire, una volta deciso il percorso comune finalizzato alla stesura di un’opera corale, ciascuno si è dedicato alle parti di testo via via necessarie, secondo criteri di consequenzialità, ma producendo al contempo brani svincolati dalla trama. Brani che, in una fase successiva, sono stati miscelati nell’opera collettiva. Il tutto, in un clima di divertito impegno, nel “gioco serio” della creatività.

La storia che viene narrata in questo lavoro è una narrazione che racchiude in sé, in una sorta di matriosca, un tripudio di epoche e di eventi. Come si costruisce la trama di un lavoro collettivo?
È un processo lento, a tappe, fatto di discussioni, confronti e parecchi ripensamenti. Gli incontri iniziali sono dedicati ai contenuti e al soggetto della narrazione, e rappresentano la fase più delicata e, a mio avviso, più importante del percorso: da qui si decide il senso e la finalità del lavoro corale. Dopo di che, si ragiona sull’articolazione del romanzo, sugli snodi della narrazione, e si creano la fabula e l’intreccio. Naturalmente, la trama è suscettibile di variazioni in corso d’opera anche perché la stesura di un romanzo collettivo richiede tempi lunghi e implica continue revisioni. La sfida è quella di accogliere i vari pareri e punti di vista in ogni fase dell’esperienza.

Lucia ValcepinaLa storia raccontata ne “La libertà di fiori” si snoda attraverso varie epoca e mette in gioco tanti eventi, anche storici, e tanti punti di vista. Com’è nata questa trama? Come si è costruita e sviluppata attraverso gli incontri?
Tutto è nato dalla creazione e caratterizzazione dei personaggi. Tra le figure sbocciate dall’immaginazione degli undici autori, una in particolare aveva i tratti del testimone: era l’unico personaggio fisso in mezzo a tanti esseri erranti. Questa figura è diventata l’io narrante: una donna con il suo chioschetto di fiori, in via Breva, al centro di una fitta trama di relazioni. L’altro elemento portante della storia – una vecchia casa ereditata – ha aperto uno spiraglio sul passato, su alcune vicende risalenti alla Seconda guerra mondiale. Attorno a questi snodi, si è costruita e sviluppata la trama

Qual è il bilancio di quest’avventura? Quali i commenti e i rimandi dei partecipanti all’esperimento? Ne è nata una nuova consapevolezza letteraria ma anche semplicemente umana?
Un romanzo che nasce dal confronto tra undici sensibilità diverse, in modo quasi naturale e senza forzature, è di per sé un evento raro. Oggi gli Schiribìz tornano a incontrarsi, in appuntamenti periodici, a scambiarsi pagine scritte e letture. Al gruppo si aprono nuovi scenari, nuovi itinerari narrativi, a partire da una maggiore consapevolezza letteraria. Ma il vero bilancio è un altro: il percorso fatto, il tempo condiviso, il lavoro paziente sui testi hanno lasciato traccia nel vissuto degli Schiribìz e dei loro lettori. E questo è il valore esperienziale del laboratorio di scrittura.

Informazioni su Giulio Gasperini

Laureato in italianistica (e come potrebbe altrimenti), perdutamente amante dei libri, vive circondato da copertine e costole d’ogni forma, dimensione e colore (perché pensa, a ragione, che faccian anche arredamento!). Compratore compulsivo, raffinato segugio di remainders e bancarelle da ipersconti (per perenne carenza di fondi e per passione vintage), adora perdersi soprattutto nei romanzi e nei libri di viaggio: gli orizzonti e i limes gli son sempre andati stretti. Sorvola sui dati anagrafici, ma ci tiene a sottolinare come provenga dall’angolo di mondo più delizioso e straordiario: la Toscana, ovviamente. Per adesso vive tra i 2722 dello Zerbion, i 3486 del Ruitor e i vigneti più alti d’Europa.
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