Giulia Siena
PARMA – “La parola, questa combattente schierata” è protagonista indiscussa di Strategia dell’addio di Elena Mearini. Nel libro pubblicato da LiberAria Edizioni (collana Penne), la parola si fa espressione di un racconto poetico, di una parabola evolutiva che dovrebbe portare all’accettazione, alla liberazione per arrivare a buttare via il passato, “i giorni che non uso più. Parte da uno scarto la libertà”. Allora la Mearini mette in fila i segni grafici ordinando le emozioni: quella che racconta è la fine di una storia d’amore.
Il corpo è dolente, è attraversato da una cicatrice bianca, poi, questo corpo femminile fatto di “ammucchiati centimetri verticali” viene messo da parte, “tra le cose già viste e riviste” perché la coppia ormai è solo demolizioni comuni. Ma il sentimento non si arresta, modifica e risponde. Il corpo parla in versi, racconta l’evoluzione del dolore, la spossatezza della sconfitta e il silenzio della rassegnazione. Di fronte, dall’altra parte idealmente, un uomo che viaggia in “bugie capienti” che è distante e lontano da quell’amore che prima era comune. La solitudine è palpabile, è una linea sottile che si fa spazio nella pagina bianca, nelle parole in versi, nelle lacrime che non hanno occhi. La forza straziante dei termini viene confermata dalle immagini dell’illustratrice Clara Patella che con il suo segno intervalla le pagine.
Strategia dell’addio rappresenta la poesia: classica nelle intenzioni e moderna nella formula dialogata in cui la parola è potenza, carica di sentimenti condivisibili e forti. Elena Mearini costruisce un libro capace di attrarre e stordire, un po’ come Patrizia Valduga anni fa.