“Ricordarmi di”, tra aforismi e appunti sparsi.

Ricordarmi diGiulio Gasperini
AOSTA – “Ricordarmi di”, di Yves Pagès, edito da L’Orma Editore, è come fosse una raccolta di post-it colorati; una serie di promemoria, di appunti, di anomali aforismi per non dimenticare dettagli importanti, particolari imprescindibili, minuzie che diventano pietre angolari.
Attraverso un incalzante procedimento anaforico, che diventa quasi salmodiante, lo scrittore francese, famosissimo Oltralpe, inanella e squaderna una serie di considerazioni, personali e generali, sul mondo che si organizza e si sviluppa attorno a lui, squadernando un campionario vasto ed eterogeneo: si va da ricordi personali, dell’intimità e della quotidianità dello scrittore (ricordi della nonna e dei genitori) a post di rilevanza sociale, politica e civile. Persino satira, nei suoi scritti, come il post dedicato all’origine rom del cognome Sarkozy. O che riaprono ferite mai sanate della storia francese, come il post sulla Guerra d’Algeria e i campi di concentramento di Reggane, Oued Namous e Aïn M’guel. C’è la polemica religiosa (il post dedicato a San Luigi di ritorno nel 1254 dalla Crociata e all’ordinanza di tingere i capelli rossi delle prostitute) ma anche la polemica ambientalista, come nel post che riguarda la morte atroce delle api a causa dell’utilizzo dei pesticidi in agricoltura. Molti post, ancora, sono dedicati alle migrazioni e ai migranti, mettendo in evidenza, con affondi profondi e senza possibilità d’appello, le mancanze e i peccati di un occidente smemorato. C’è un po’ di tutto, in questo libro (anche se c’è molto – forse troppo, per noi – del mondo e della società francese), come fosse una miscellanea di punti di vista, di considerazioni, sempre però condotti dallo stesso sguardo spietato e severo, che sa individuare i nemici e li sa sbaragliare senza concedere loro nessuna possibilità di difesa né di rifugio. Gli attacchi sono affondi, diretti e consapevoli, talmente repentini da sembrare morsi velenosi di serpente: dopo, rimangono pochi secondi di vita, e pochi passi ancora da fare per poter tentare una fuga.
È una collana di perle, questo libro. Da centellinare e non divorare, da meditare e non fagocitare nello scorrere sfrenato della vita. E proprio qua sta un’importante chiave di lettura: la fruizione è la calma, la lentezza, il lungo respiro. Come antichi testi di proverbi e salmi, di sentenze e motti popolari che nascondono una ricchezza di visione e di valutazione.
Il modello parodiato pare essere quello della nuova comunicazione globale, in particolare dei post di facebook e dei cinguettii di twitter; è lo scrittore stesso, in un post, che però ne fa il verso e ne mette in evidenza la distanza: “Di non dimenticare che nessuno di questi Ricordarmi di rispetta il tetto di 140 caratteri di Twitter, tranne questo”.
Un tesoro, una ricchezza, questi appunti di Yves Pagès. Perché offrono la possibilità, a ogni lettore, di cominciare a considerare quanto importanti siano i dettagli della vita di chiunque; e di quanta letteratura inconsapevole, spesso, possa esserci dietro.