Sulla stessa strada di Steve McQueen

McQueen BoulevardGiulio Gasperini
AOSTA – Ognuno di noi ha un modello: una figura di riferimento che ci orienta e ci motiva nelle scelte, fatte anche per spirito di emulazione; per poter soltanto avvicinarsi a quella grandezza altrimenti inesistente e inconsistente. Steve McQueen è il mito di Paolo Amir Tabloni, che nel romanzo “McQueen Boulevard”, edito da Epika Edizioni, ha immaginato un ragazzo, un modello, che di Steve McQueen cerca di seguire le orme e il percorso.
È una storia di ribellione, quella che ci racconta Tabloni; una storie di fughe che non sono sconfitte ma semplicemente imperativi morali. Un modello, bellissimo, vive la vita che si presume un modello debba vivere: alcol, sesso, sfrenatezze, eccessi. Una vita che produce solo sofferenza e ribrezzo di sé, degli altri, di un mondo che dà privilegi ma soffoca le verità.
Inizia, allora, un’avventura on the road continua e incalzante, accelerata verso una libertà sperata e desiderata come una terra incontaminata, ancora tutta da battezzare. Inizia un’avventura raccontata con stile secco ma sobrio, incalzante come la trama, il succedersi degli eventi. La vita e la sua ferocia si squadernano potenti e trascinano il modello in una continua immedesimazione con Steve McQueen, iniziando a pensare e comportarsi come lui, senza remore né indecisioni.
Tutto è veloce, tutto goduto e consumato fino alle briciole, per non perdersi neanche una vibrazione a scorrere sottopelle. Tutto è intenso e avvolgente, come dovrebbe essere una vita ben vissuta, una scommessa se non vinta almeno lottata fino in fondo. La ribellione comincia dall’io, dal sé stessi e si ripercuote nelle utopiche ambizioni di ideali e lunghe prospettive. Sia che il modello possa salvarsi o meno, che possa cambiare il corso della sua vita e trovare nuovi significati ai suoi molteplici significanti, la ricerca è l’avventura più intensa, il successo più ricercato e meritato. Parafrasando Kavafis, l’importante più della meta è il viaggio.
Steve McQueen, di questo viaggio, è la guida fondante, l’ossessione che condiziona e che intrappola asfissiano: ma diventa anche la molla, la spinta a cercare altrove un’improbabile senso e un’utopica felicità.