Le “Bùlastrocche” che sconfiggono le paure dei bambini

BùlastroccheGiulio Gasperini
AOSTA – Marco Zanchi è un avvocato con la passione della poesia e delle filastrocche. Dopo il riuscito esperimento delle Gufilastrocche (La Toletta edizioni), i suoi testi tornano in libreria nel volume Bùlastrocche, edito da CLEUP (Coop. Libraria Editrice Università di Padova), con i disegni di sei bravissimi illustratori: Alessandro Coppola, Luca Monfardino, Sergio Olivotti, Miriam Serafin, Mariacecilia Tiozzo e Tommaso Vidus Rosin, e la postfazione di Livio Sossi, docente di letteratura per l’infanzia all’Università degli Studi di Udine e all’Università del Litorale di Koper (Capodistria).
Le “Bùlastrocche” sono raccolte in sei sezioni, ognuna illustrata da un autore diverso. Si inizia coi “Rimostri”, illustrati da Tommaso Vidus Rosin, una carrellata di filastrocche sui mostri che più diffusamente popolano gli incubi dei bambini, dall’orco (“tutto nero e pure sporco”) alla strega (“d’evitarla dunque prega”) allo yeti (“non c’è molto da star quieti”). I disegni di Luca Monfardino accompagnano la seconda parte, quella dei Mischiamostri: lo Spaventatutti (“Spaventar la sua missione”), Mummiao (“Gatto nero imbalsamato”) e la Sirenera (“di carattere astiosa / Sirenetta tenebrosa”). Le Cadaverime, le cui immagini di Sergio Olivotti così tanto ricordano il Tim Burton de La sposa cadavere, sono la terza sezione, dove compaiono gli abitanti del mondo dei morti: gli zombi (“rigidini come piombi”), lo scheletro (“della linea ne va fiero”), Dracula (“brutto pure è il suo castello”). Gli animaloschi sono i protagonisti della quarta sezione, decorata da Mariacecilia Tiozzo: il T.Rex (“era ghiotto di budino”), il serpente (“vorrebbe a tutti dare un gran morso”), lo squalo (“da domani via in montagna / là lo squalo non ti magna”). La quinta sezione è dedicata invece alle paure più diffuse tra i bambini, con le illustrazioni molto oscure di Miriam Serafin: la siringa (“tutti temon la siringa”), l’interrogazione (“e poi svieni per tre ore”), gli occhi nel buio (“vedi solo pelouche sopra il tuo letto”). L’ultima sezione, con le illustrazioni di Alessandro Coppola e il suo personaggio dai capelli rossi, è dedicata a paura più sociali e collettive: la fame (“resta il morso della fame”), l’inquinamento (“acqua putrida e fetente”), i ladri (“scoprirli in casa vestiti di nero”).
Le “Bùlastrocche” affrontano le paure più frequenti dei bambini, ma che spesso anche molti adulti cullano nel proprio intimo, incastonate nell’essere più profondo (e che troppo sovente non hanno il coraggio di affrontare compiutamente). Per questo, le “Bùlastrocche” sono uno strumento, quasi un mantra o un salmo da ripetere, per chiunque abbia a che fare con un’angoscia, un trauma, un terrore. Le immagini splendide dei sei illustratori trasportano la parole su un piano diverso, visivo e decorativo, colorato e spesso crudelmente evocativo, e danno più valore e più potenza al potere curativo delle rime e dei suoni. Sono giocose, è vero, queste filastrocche, ma si sa che il gioco ha potenzialità enormi, e la parola ancora di più.