Tanti gesti, perché le parole non bastano

Giulio Gasperini
AOSTA – Gli italiani sono più famosi di altri nell’utilizzare gesti, come strumento paralinguistico di comunicazione. Ne conoscono tanti, molti diventati famosissimi anche in film e video. Ma il ricorso al gesto è pratica comune in ogni lingua; e persino indispensabile, laddove la lingue non basta, dove i fonemi sono insufficienti e il lessico poco performante. Iacobelli Editore ha dato alle stampe Il dizionario dei gesti, compilato da Lilia Angela Cavallo, una sorta di inventario – compilato in tre lingue – che raccoglie ben 243 gestualità diverse, di diverse culture e provenienze, con un ricchissimo apparato fotografico (a ben spiegarle e descriverle) e un’esaustiva parte esplicativa, nella quale si indagano i significati, i contesti d’uso, le radici, le provenienze, le sfumature.
Spesso, nell’apprendimento delle lingue, soprattutto in dimensione LS e L2, i manuali, pur occupandosi di civiltà e cultura, sorvolano colpevolmente sulla dimensione paralinguistica della comunicazione, che invece riveste un’importanza capitale nelle varie situazioni comunicative che il parlate si trova a vivere. Nella riproduzione artefatta all’interno della classe o nel rapporto tra discente e maestro, ci si concentra fin troppo attentamente sulla parte grammaticale, lingusitica, persino comunicativa ma senza dare il giusto valore ai gesti che accompagnano la parola e riescono a significarla meglio di qualsiasi precisazione lessicale.
Abbiamo, grazie al volume della Cavallo, uno strumento agevole, ben compilato e editorialmente ben composto; uno strumento che può – e dovrebbe – necessariamente affiancarsi a qualsiasi manuale di insegnamento della lingua. È uno strumento, inoltre, estremamente potente, perché racchiude in sé la ricchezza non solo dell’italiano, ma di gesti che – in molti casi – sono di patrimonio universale, degli strumenti che – immediati – riescono a supplire la mancanza di una conoscenza perfetta, o anche minima, delle lingue. Perché la comunicazione avviene sul piano del reale, del quotidiano, dell’interazione vera e non fittizia, per la quale non ci sono testi già preparati, per quanto possibile verosimili. Per comunicare all’interno della società, a volte, non occorrono tante parole – bastano, più semplicemente, le mani, le braccia, lo sguardo. E il messaggio è immediatamente trasmesso.

Informazioni su Giulio Gasperini

Laureato in italianistica (e come potrebbe altrimenti), perdutamente amante dei libri, vive circondato da copertine e costole d’ogni forma, dimensione e colore (perché pensa, a ragione, che faccian anche arredamento!). Compratore compulsivo, raffinato segugio di remainders e bancarelle da ipersconti (per perenne carenza di fondi e per passione vintage), adora perdersi soprattutto nei romanzi e nei libri di viaggio: gli orizzonti e i limes gli son sempre andati stretti. Sorvola sui dati anagrafici, ma ci tiene a sottolinare come provenga dall’angolo di mondo più delizioso e straordiario: la Toscana, ovviamente. Per adesso vive tra i 2722 dello Zerbion, i 3486 del Ruitor e i vigneti più alti d’Europa.
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