Celebrare la festa della Repubblica attraverso la lettura
Giulia Siena – Le letture ci portano a scoprire, ci aiutano a onorare, ci spingono a ricordare. Quello che vogliamo fare oggi, infatti, in occasione della giornata del 2 giugno, è ricordare le donne e gli uomini che hanno sorretto l’Italia anche nei momenti più oscuri e difficili. Lo facciamo attraverso Tina Anselmi. La ragazza della Repubblica, il libro di Chiarastella Campanelli, pubblicato da Graphofeel, che ricorda la straordinaria figura della prima donna diventare Ministro della Repubblica Italiana, nel 1976. L’impegno come Ministra, però, non fu per Tina Anselmi né punto di partenza né punto di arrivo della sua lunga carriera politica. Il suo impegno cominciò molto prima, appena sedicenne, nelle campagna che circondavano la sua Castelfranco Veneto quando capì che per cambiare le cose era necessario partecipare.
Dopo il grande dolore per la perdita del fratello Piero, momento che segnò la fine dell’infanzia, Tina si guardò attorno vedendo un mondo che non riconosceva, il mondo degli adulti. Erano anni difficili, di grandi cambiamenti e sempre minore libertà: la guerra, la povertà, la fame, le uccisioni in piazza, erano tasselli che si aggiungevano al complicato puzzle della vita. Trovò, nel 1944, con la partecipazione alla Resistenza, senso per la sua scanzonata e leale voce. In sella alla sua bici attraversava la campagna veneta, con il caldo e la pioggia, di notte e all’alba: per i compagni era Gabriella, a casa era la sorella premurosa e studentessa diligente che stava per diplomarsi all’Istituto Magistrale. In quel periodo avevva patito la fame, conosciuto il pericolo, affrontato le paure, conosciuto l’amore per Nino e aveva capito, sulla propria pelle, che combattere per qualcosa in cui credi è l’unico modo per sentirsi appagati.
Con la nascita della Repubblica, Tina aveva cominciato con l’impegno sindacale: era entrata nelle fabbriche, conosciuto la difficile realtà delle filandine della zona, imparato a dialogare con i padroni, non abbassare lo sguardo davanti alla prepotenza. Intano si era iscritta alla facoltà di Lettere dell’Università Cattolica di Milano, cresceva l’amore per Nino, l’impegno per portare la conoscenza e la cultura tra le donne che non potevano permetterselo. Ma la morte fece di nuovo capolino nella vita di Tina: la malattia di Nino mise fine alla spensieratezza, la giovinezza si chiuse con la cristallizzazione dell’amore. Tina allora decise di dedicarsi esclusivamente alla politica: aumentò il proprio coinvolgimento nella Democrazia Cristiana e cominciò i suoi soggiorni a Roma.
Negli anni continuò il suo dialogo con le persone poiché credeva nella politica a servizio di tutti; portò avanti tante proposte di legge, molte battaglie per l’uguaglianza dei diritti e volle fortemente l’istituzione politiche che garantissero il diritto alla salute per tutti (come l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale nel 1978 o la delibera alla Legge Basaglia ), tutele per le donne e attenzione alle donne lavoratrici. Nonostante la sua profonda fede cattolica, lottò sempre per la laicità dello Stato, per le decisioni che proteggessero gli interessi di tutti. Ma la politica cambiò e lei se ne accorse con il rapimento di Moro: furono mesi difficili, percorsi da quella malinconia della perdita che aveva già conosciuto in passato. Non smise comunque di essere in prima fila, di ascoltare, comprendere e cercare soluzioni.
Sarebbe stato semplice per Tina, nel 1980, rifiutare l’incarico a Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2. Nilde Iotti e Sandro Pertini avevano designato Tina Anselmi per la sua “grande onestà”, certi del lavoro che avrebbe svolto. Il lavoro fu lungo e mise in atto un’ottima collaborazione con Nilde Iotti; ma la politica non perdona: Tina venne messa in disparte da una politica che non perdonava lo sguardo lucido e fiero della “Ragazza della Repubblica”.
Il libro di Chiarastella Campanelli è un affresco completo sulla vita di una donna che ha lottato per migliorare le vite degli altri, una donna spesso dimenticata, messa in secondo piano, ma che è (e può essere) un esempio necessario per le nuove generazioni che hanno bisogno di ideali, vivacità, concretezza e punti di riferimento. Con un linguaggio discorsivo e semplice, Tina Anselmi. La ragazza della Repubblica attraversa quasi cento anni della storia italiana e lo fa con la stessa onestà che ha contraddistinto una grande donna.