Giulia Siena
ROMA – “Da sempre la questione dei confini è stata una priorità politica, strategica e militare. All’interno dei confini si costruisce l’identità. L’Europa, come la conosciamo noi, nasce proprio dall’idea di poter evitare il ripetersi di eventi simili. Anche se poi le guerre nei Balcani ci dicono che quell’obiettivo è stato raggiunto solo in parte. Nel frattempo, il resto del mondo è arrivato a bussare alle nostre porte”.
Un mappamondo instabile sul comodino di un bambino; quello che colpisce, osservandolo in maniera distratta, è tutto quell’azzurro, quel mare infinito che lambisce le terre.
Comincia in maniera quasi onirica Sui confini. Europa un viaggio sulle frontiere, il libro di Marco Truzzi che oggi, giovedì 16 marzo, arriva in tutte le librerie pubblicato da Exòrma. Sembra un sogno poetico, poi ti colpisce allo stomaco con una scrittura affinata e sincera, puntuale, elegante e diretta.
Sui confini è un viaggio, ma non solo; è l’analisi attenta di come siano cambiati i luoghi e i confini, con essi gli assetti politici e le speranze, le difficoltà, le sfide degli uomini.
Marco Truzzi osserva quel mappamondo e vede l’Europa, le grandi speranze e le promesse non mantenute. Poi chiude lo zaino ed è pronto per l’avventura, insieme al fotografo Ivano Di Maria, che da oltre due anni lo porta sui confini europei per raccontare quello che succede e quello che il mondo spesso fa finta di non vedere. All’inizio, partiti dal Tarvisio verso Gorizia, volevano raccontare i confini dimenticati; ma la frontiera non è un argomento passato, anzi, oggi il confine incontra l’attualità, la politica e i cambiamenti sociali. E’ sul confine che verte il nuovo assetto geopolitico.
Il confine è frontiera, limite, cambiamento e illusione. Lì, alla frontiera, quella barriera che dopo la caduta del Muro di Berlino si voleva distruggere, è lì che ora torna la questione. Lì si è creato un nuovo e invalicabile muro, invisibile ma presente. Lingue differenti, disperazione, richieste di aiuto e tentativi di penetrare negli stati stranieri sono esigenze contrapposte al populismo, alla paura, al collasso delle strutture e alla cecità delle istituzioni.
Da Melilla, il confine di ferro della Spagna moderna, il viaggio ci porta nella ricca Basilea: qui si incontrano tre frontiere, Svizzera, Germania e Francia ed è qui che il filosofo Nietzsche si è dichiarato apolide. Questo è il cuore dell’Europa e la sua cancellazione. Tra la Svezia e la Norvegia, poi, il ritorno in Italia al confine con la Francia, lì dove Ventimiglia e Nizza si scrutano e aspettano. A Calais, sulla Manica, si trova un nuovo fulcro dell’acceso dibattito sulle frontiere d’Europa: qui il limite cerca di lasciare il posto a una parvenza di normalità, alla città, ma quanto dovrà passare prima che i confini la smettano di essere luoghi di degrado e disperazione?
Il viaggio riprende: Bosnia, Grecia e Auschwitz.