Intermezzi, “L’ avvocato G”: storia non ordinaria di un ordinario tradimento

Giorgia Sbuelz
ROMA – L’ avvocato G. è uno di quegli uomini che pensa di non esser capace di tradire la moglie.
Non per onestà, ma perché quelli come lui “hanno perso la sintassi della seduzione e credono di non riuscire più a ritrovarla neanche se si concentrano bene o comperano il manuale più aggiornato e se lo studiano come dio comanda.”
Un giorno entra nel suo studio la signora M., una donna all’antica, aveva pensato lui. Lei, di rimando, aveva constatato che quell’uomo le faceva voglia proprio per il fatto che aveva l’ aria di quello che non avrebbe mai tradito la moglie, e in più la trattava con aria di sufficienza, atteggiamento questo davvero irresistibile!
Bello non è: un uomo alto alto alto, con la fronte lucida e sfuggente, una faccia rosa senza zigomi né mento, cadente come i fianchi di un’ anziana mucca. Un irlandese accasato con una donna italiana in cerca di un padre, una rossa come lui che aveva finito per togliergli l’ossigeno e tagliargli la mascolinità. L’ avvocato G. è il socio principale del suo gruppo, la signora M. è la commessa dello studio rivale: un classico intreccio erotico alimentato dal differenziale di potere, dove in genere, soddisfatti i sensi, ciascuno ritorna al proprio ovile. Ma l’ avvocato G. ribalta lo schema, forte di una virilità ritrovata, o forse mai sperimentata, chiede un figlio alla sua amante, il figlio che sua moglie gli aveva sempre negato. E la storia di passione cessa di essere tale.

L’ avvocato G. di Federica Sgaggio, pubblicato nella collana Ottantamila per Intermezzi, è una storia che potrebbe essere come tante, ma non lo è. Non lo è per diversi motivi: la scelta di una narrazione intelligente assieme all’uso di un lessico spiazzante, strutturano l’ossatura di un romanzo breve che è sentimentale e dissacrante allo stesso tempo.
Una scrittura lucida e imparziale, veloce e scorrevole, dove non ci sono bassi, ma il ritmo è sempre alto, fino all’epilogo che è una vera sorpresa.

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