Giulia Siena
PARMA – “Solo un po’ di stanchezza negli occhi, lo sguardo inargentato di luna calante, il sorriso un battito in ritardo rispetto agli altri, e poi un’inquietudine lenta, serpentina, trasmessa dagli occhi alle ossa e al respiro, un’ondulazione iterata del pensiero, una specie di aritmia esistenziale”. Bartolo ascolta tutti. Lui c’è sempre, ma in quest’ultimo anno, in questi mesi, è successo qualcosa: i suoi occhi sono distanti, le sue spalle si chiudono arrese, il suo corpo si trascina stanco. Bartolo però non ne parla, lui è un ottimo ascoltatore ma è discreto, anche con i suoi amici. Non vuole dare preoccupazioni, non vuole esternare la sua decisione.
La penna precisa e poetica di Valentina Di Cesare dà vita a L’anno che Bartolo decise di morire, un romanzo – pubblicato da Arkadia Editore – in cui si narra una storia di solitudine e amicizia, vita e morte.
Bartolo, Lucio, Renzo, Giovanni, Roberto e Vito sono amici da sempre, fin da bambini, e ora si ritrovano uomini alle prese con le beghe quotidiane. Nella statica e semplice provincia hanno tutti qualcosa, è normale così, ma nonostante tutto sono uniti, nonostante tutto sanno che possono ritrovarsi da Bartolo. Bartolo è lì, quasi immobile, è colui che – apparentemente – potrebbe non avere problemi: ha raggiunto una posizione lavorativa sicura, ma il suo posto nel mondo, in quel suo mondo, è sempre precario. Mentre tutti parlano lui ascolta e non racconta a nessuno del suo pensiero ricorrente e incessante. Nessuno si accorge che lentamente vuole lasciarsi morire. Eppure qualche segnale era arrivato ai compagni. Bartolo ha deciso di morire. Intanto, però, la vita gli toglie Lucio. Lucio, l’amico buono, si suicida dopo aver perso l’amore, dopo aver perso il lavoro. Bartolo è sorpreso, ma allo stesso tempo consapevole del dolore di Lucio, di quella precarietà, di quello smacco sociale ed esistenziale.
Valentina Di Cesare ha il grande merito di rendere una storia così dolorosa e intensa un piccolo e magnifico viaggio nei sentimenti, nella bellezza umana tra riflessioni e consapevolezza.
“Quante cose che accaddero quell’anno, cose che, a ripensarci adesso, viene quasi da chiedersi come mai fossero passate in sordina”.