Un “Romanticidio” dietro il bancone di un bar

Marianna Abbate

ROMA – Avete mai pensato alla morte? Alla vostra morte intendo… Alla camera ardente, al funerale, agli encomi degli amici. Alle lacrime dei parenti.

Marzia c’ha pensato, alla sua morte. Ma lei, cattiva ragazza, non ha mai voluto allori ed elogi- probabilmente consapevole di non meritarne. Non un funerale serio, dove chi non ti ha mai veramente conosciuto, si sforza di apparire cordiale e di produrre complimenti astrusi e privi di alcun collegamento logico con fatti realmente accaduti. Lei no. Ha sempre voluto una morte ridicola, una fine comica, che come la metti la metti, a pensarci ti scappa da ridere.

“Romanticidio”, scritto da Carolina Cutolo ed edito da Fandango, non parla di un omicidio romantico, ma dell’uccisione del romanticismo.

Si parte dal funerale del padre. Un tipo un po’ stronzo, cornificatore seriale- totalmente diverso dal papino adorabile della famiglia del Mulino bianco. Ci sono lacrime, ma non sono quelle della figlia un po’ cinica- sono quelle di una moglie postmoderna, lamentosa e patetica, che piange anche nel giorno in cui dovrebbe essere la donna più felice del mondo.

E poi c’è il coma. Causato da una situazione ridicola, mette in standby quella vita strapazzata che Marzia non ha mai apprezzato fino in fondo. Non è il solito coma: quello lontano, nel tunnel nero con la luce in fondo. E’ cosciente e consapevole. E dà un punto di vista privilegiato su tutto e tutti. Fa ascoltare cose che non si sarebbero mai dovute sapere.

L’intento è quello di stupire, scandalizzare e far riflettere. Ma non so se di questi tempi una gang bang, un pompino e qualche cazzo possano scandalizzare ancora. Di certo un pochino ci disgusta, quell’alcol che ci fa vomitare, l’immondizia e i liquidi corporei. E forse la parola scritta può ancora colpire la nostra immaginazione, più di un horror “macello” o della violenza carnale sparata sugli schermi.

Ed è proprio dal cinema che la Cutolo sembra trarre l’ispirazione, con le sue immagini crude e crudeli viste in quel trash, voluto e osannato, che ha fatto il successo mondiale di Tarantino in Kill Bill.

Ho letto svariate recensioni di questo libro. Sono tutte pulite, eleganti, riflessive. Sembrano parlare di un testo quasi filosofico, dal carattere empirico. Non è quello che vi dovete aspettare dalle pagine di Romanticidio. Quando manca il romanticismo, quello ispirato, con rose rosse, candele e vasche idromassaggio rimane solo il coito ritmato, i piatti sporchi e la gastrite.

"S.C.U.M Manifesto per l’eliminazione del maschio", perché ogni uomo, nel profondo, sa di essere un indegno pezzo di merda

Giulia Siena
ROMA “In questa società la vita, nel migliore dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istruire l’automazione globale e distruggere il sesso maschile”. “S.C.U.M Manifesto” apparve nel 1967 nelle strade americane venduto  a 25 centesimi alle donne e 50 agli uomini da Valerie Solanas, la femminista che lo scrisse e lo autoprodusse. Oggi che il femminismo è quasi solo un ricordo, oggi che le donne fanno di tutto per apparire “accessori” del maschio,  “S.C.U.M Manifesto per l’eliminazione del maschio” viene pubblicato dalla Ortica Editrice quasi a ricordare cos’era il più sfrenato femminismo. 

Scum è sporco, è feccia. Scum sono le donne Figlie di papà che permettono al maschio di credersi utile, indispensabile, superiore e forte; invece il maschio è una nullità, vive per somigliare alla donna. Scum è il Manifesto femminista di una donna tradita dal proprio padre durante l’infanzia: gli abusi subiti ne hanno fatto una donna forte ma allo stesso tempo rabbiosa. Una donna che è stata nomade, prostituta, studiosa, eterosessuale, bisessuale e lesbica. Una donna che ha osservato la società americana del dopoguerra per descriverne – estremizzando – le crepe e le pecche. Così è nato il trattato sull’eliminazione del maschio, quasi come un appello alle femmine a schierarsi dalla parte delle donne determinate a eliminare dalla società il male rappresentato dal maschio. Un essere, secondo la Solanas, “incapace di comunicazione, di trasporto, di identificazione con altri”, un essere che acquisisce un proprio ruolo solo attraverso i figli e le guerre. Ma Scum non è sommossa isterica, “SCUM braccherà la sua preda freddamente, nell’ombra, e poi, con calma, la ucciderà” perché “ogni uomo, nel profondo, sa di essere un indegno pezzo di merda”.