Un’avventura chiamata Calabuig, il nuovo marchio della narrativa di qualità

LOGO CALABUIGGiulia Siena
MILANO 
Calabuig è un nuovo marchio nato dall’esperienza e dalla passione di un gruppo di professionisti che non ha mai smesso di credere nella qualità e nella dignità del mestiere di editore. Calabuig è una scommessa, una nuova avventura che punta a portare in Italia libri che accendano nel lettore più attento l’attenzione e il gusto della lettura. Calabuig – così come il nome suggerisce – è un’isola felice, un altrove in cui i libri sono svago e piacere. Ma questa nuova realtà editoriale prima di tutto nasce con una missione precisa, che è insieme una promessa ai lettori: rilanciare la narrativa all’insegna di garanzia e indipendenza. Per scoprire questo nuovo mondo fatto di dedizione e qualità delle pubblicazioni e delle storie, abbiamo intervistato Mariarosa Bricchi (nella foto in basso), direttore editoriale della neonata casa editrice.

 

Come nasce Calabuig?
Calabuig nasce dall’esperienza di Jaca Book, la casa editrice che in quasi cinquant’anni di attività ha pubblicato oltre 4.000 titoli che vanno dalla saggistica alla filosofia, dalle scienza sociali alla storia delle religioni. In questa lunga esperienza, però, la narrativa ha sempre trovato troppo poco spazio: da qui la necessità di intraprendere una nuova avventura, Calabuig, un marchio editoriale nuovo che vuole rilanciare la narrativa all’insegna di garanzia e indipendenza fatta da persone che stanno provando a scegliere per il mondo delle storie belle e di qualità.

Perché il nome Calabuig?
Calabuig è stata una parola evocativa e bizzarra. Calabuig è anche il titolo di un film degli anni Cinquanta diretto da Luis Garcia Berlanga con la sceneggiatura di Ennio Flaiano; la storia si svolge a Calabuig, un paesino della costa Catalana vissuto dal protagonista come un altrove, un paradiso e un’evasione dai problemi quotidiani; un po’ come i libri.
“Il romanzo luminoso” di Mario Levrero e “La signora Melograno” di Goli Taraghi sono appena approdati in libreria e sono i primi due titoli di questo nuovo marchio editoriale. Che libri dobbiamo aspettarci di leggere?
Goli Taraghi, con la quale saremo in giro per l’Italia a presentare “La signora Melograno”, è la “grande signora” della letteratura persiana. Nata a Tehran e residente a Parigi dove ha ricevuto l’onorificenza di “Chevalier des Arts et des Lettres”, Taraghi raccoglie in questo libro storie che nascono dall’avventura della lontananza. Le storie, invece, che racconta l’uruguayano Mario Levrero nel suo “Il romanzo luminoso” sono storie belle e strane perché mescolano amarezza e ironia con uno stile tutto particolare. Quello di Levrero, autore di rilievo e punto di riferimento della letteratura sudamericana, è un grande libro – non solo per le 600 pagine che lo compongono – perché è un intreccio di vissuti, un racconto biografico in equilibrio perfetto tra realtà e assurdo.
mariarosa-bricchi_CALABUIGQuesti libri danno il via alla storia Calabuig e sottolineano una linea editoriale volta alla letteratura straniera di qualità. Cosa c’è all’estero che manca alla letteratura italiana attuale?
All’estero non hanno di più, hanno qualcosa di diverso e la nostra voleva essere un’avventura di ricerca, improntata alla scoperta di nuove storie e nuove rotte. Di cose, andando in giro e cercando, se ne scoprono molte perché il mondo è una miniera, tutto sta, poi, nel coinvolgere il lettore e fargli scoprire questi nuovi mondi.

La scoperta, per il lettore, passa dalla traduzione. Una casa editrice che vuole portare in Italia una narrativa straniera all’insegna della qualità, pone sicuramente la traduzione al centro del lavoro editoriale. Che rapporto c’è tra Calabuig e la traduzione?
La traduzione per noi, infatti, è un momento delicatissimo e fondamentale: trovare professionisti, lettori e traduttori (il nome di questi ultimi compare in copertina) di cui mi fido, discutere con loro, confrontarmi durante il lavoro di editing e trovare il giusto compromesso a favore dell’attinenza con il testo originario è un lavoro di primaria importanza.
Qualche anticipazione sui prossimi libri targati Calabuig?
I prossimi libri saranno un vero e proprio giro per il mondo: pubblicheremo libri e scrittori che arrivano da molti paesi diversi e scrivono in lingue diverse. Dopo le prime due pubblicazioni già in libreria, sarà la volta di un autore francese mai tradotto in Italia; sono in programma, poi, due romanzi di uno scrittore turco, il libro di un’autrice argentina di grande spessore, un romanzo egiziano, un piccolo classico della letteratura ungherese, un romanzo di uno scrittore giapponese di ultima generazione e un romanzo australiano. C’è proprio tutto, ora attendiamo il responso dei lettori!

Bébert Edizioni, quando disciplina e urgenza comunicativa danno vita a un libro. Un buon libro.

logoGiulia Siena
BOLOGNA 
– Chiari, lineari e senza fronzoli. Si presentano così i libri di Bébert Edizioni, la casa editrice fondata da Matteo Pioppi a Bologna nel 2012. Bébert – il nome della casa editrice è un omaggio al gatto letterario di Louis-Ferdinand Céline – è una scommessa imprenditoriale che punta a dimostrare come i libri siano ancora veicoli di messaggi importanti, di come la scrittura sia disciplina e di quanto ogni libro esprima un’urgenza comunicativa slegata dal resto, tutto il resto. Questi concetti, i principi editoriali che danno vita al lavoro quotidiano di Bébert, vengono ribaditi con forza anche nella nuova collana, Gli Irrisolti, raccolte di racconti di vita a poco prezzo.

Per scoprire di più, per capire chi è e dove sta andando Bébert Edizioni abbiamo intervistato l’editore, Matteo Pioppi (nella foto in basso).

 

Bébert Edizioni, una casa editrice giovane fatta da giovani che dal quartiere operaio della Bolognina di Bologna arriva nelle librerie d’Italia. Come inizia questa avventura?

Inizia per una questione privata, come quasi tutto. Praticamente mi sono ritrovato nel periodo più buio e cupo della mia vita, avevo dei soldi da parte e ho deciso di aprire una casa editrice. Un po’ perché bene o male e a stati alterni ho sempre lavorato in case editrici e quindi il lavoro lo conoscevo, e un po’ perché volevo costruire qualche cosa di mio che potesse essere utile anche agli altri. È stato come buttarsi nel vuoto, fortunatamente non ho ancora toccato il fondo.

Il motto che campeggia sul vostro sito è: “Bébert edizioni è convinta che non esista un solo modo giusto di fare le cose, bensì il modo di fare con quello che si ha”. Come fate le cose, qual è la linea editoriale che perseguite e come scegliete i vostri libri?

Si quella è una frase fondamentale secondo me. In questo periodo interminabile di crisi che è diventata la nostra nuova vita, non ci si può focalizzare sul superfluo, bisogna puntare dritto al centro per farle, le cose. Non si può più aspettare.
La linea editoriale per la narrativa e la poesia è l’urgenza comunicativa, dev’essere qualcosa scritto per necessità e non per atteggiamenti da bohemien. La scrittura è spesso disciplina e non ispirazione da sigaretta e pastis. Altra cosa importante è come si raccontano le storie, lo stile, questo è fondamentale. La voce dell’autore dev’essere sempre presente in modo forte, caratterizzandone la scrittura.
Per la saggistica invece cerchiamo di analizzare, tramite le tesi magistrali o di dottorato, ovviamente rivisitate, gli argomenti politico-sociali e storico-culturali più interessanti e raramente affrontati. In questo modo il libro entra in una contraddizione, la solleva e ne fa emergere il problema. Il momento più gratificante sono le presentazioni in cui viene dibattuto e socializzato il libro, è lì che termina e si definisce al meglio tutto il lavoro editoriale: nel confronto tra esseri umani.

Matteo_Pioppi_Bebert_chronicalibriI libri Bébert sono opere di narrativa, saggi e libri di poesia; opere in cui si respira la realtà e attraverso i quali si racconta la società attuale. Per un istante, sembra quasi di essere tornati al Neorealismo oppure al Populismo pasoliniano. Sbaglio?

Mah non saprei, non l’ho mai vista in questo modo. Io sono partito dall’idea che i libri, a me, hanno sempre fatto crescere. Non li ho mai visti come un intrattenimento, ma come una terapia d’urto. Ogni libro che riesce ad entrarti dentro è utile per farti crescere, per farti capire certe cose di te, di come sei fatto, di come sono fatti gli altri, di cosa è successo nella storia, nella politica, di come possano esistere differenti le organizzazioni della società sparse per il mondo e potrei continuare all’infinito. Quindi se vuoi i libri sono un po’ una terapia perché curano tutte le domande che uno si pone. Per me anche la musica ha questo effetto, soprattutto la musica che ha un approccio punkettone.

Allora, che ruolo ha la letteratura nella società attuale?

Ha un ruolo marginale purtroppo. Il problema è anche educativo. Se tu non abitui a leggere, nessuno leggerà o comunque leggerà poco. Poi ti dico, ci sono sempre le eccezioni. Io per dirti vengo da una famiglia nella quale la cultura non si è mai respirata e da frequentazioni adolescenziali dove la maggior parte degli amici lavorava già a 15 anni, però io ho sempre avuto interesse per la musica, il cinema e i libri. Quindi sicuramente il discorso è sia strutturale-educativo ma anche di volontà individuale. Se una persona preferisce guardarsi in TV due ritardati che scoreggiano dalla bocca, indubbiamente hanno la colpa di essere coscientemente coinvolti nella costruzione di un mondo orribile.
Quindi la letteratura resiste dove deve resistere, in coloro che si ostentano a trovare percorsi di vita alternativi e più ergonomici alle loro vite.

Chiudiamo con una grande novità; proprio in questi giorni nasce una nuova collana, Gli Irrisolti, in cui vengono raccolte storie e piccole narrazioni. Come nasce questa nuova collana?

Nasce quasi per caso. Mi sono ritrovato ad avere molti racconti di vari autori. Racconti tutti molto belli che, però, non potevano stare in una stessa raccolta perché alcuni erano troppo diversi tra loro. Allora ho deciso che, siccome erano troppo belli, andavano in un qualche modo pubblicati. Poi mi sono accorto che entrambi avevano questo denominatore comune: entrambi affrontavano delle storie irrisolte, in particolar modo delle storie sentimentali. Allora mi sono detto che era giunto il momento di creare una collana con libri di piccole dimensioni con un paio di racconti dentro e dal costo contenuto di 3 euro. Sono felicissimo di come sono venuti fuori, sono dei piccoli libri per parlare delle nostre vite, non per forza in modo drammatico. Anzi molto spesso è il tragico e il comico che riescono maggiormente a scuoterci.
Il primo dei due libri è dell’esordiente Ambra Porcedda e si intitola “Immeacht bronacht. Una miserevole uscita”, il titolo è in gaelico e vuole appunto dire una miserevole uscita. Sono racconti sentimentali e oceanici, che parlano di crolli e di edificazioni sentimentali.
Il secondo è “Come poteva essere una storia d’amore”, di Giuliano Bugani (poeta, regista, scrittore e un tempo operaio), in cui c’è un bellissimo racconto sull’amore che delle madri dei desaparecidos cileni nei confronti dei loro figli e di come tutto questo amore materno sia stato strappato via dalla dittatura. Io sono estremamente soddisfatto di entrambi i microlibri.

 

E questo a noi basta. Buone letture!

 

 

Intervista: Aldo Putignano, fare libri è una necessità, una vocazione e un talento.

Aldo_Putignano_intervista_chronicalibriGiulia Siena
MODENA – Ci siamo incontrati tante volte, io e Aldo Putignano. Ogni volta io ero alla ricerca di nuovi libri, scrittori emergenti, buone storie; lui era dall’altra parte, a suggerirmi nuovi libri, scrittori emergenti, buone storie. Ogni volta che incontro Aldo Putignano lo riconosco dalla sua schiettezza, dalla determinazione e della passione. E questa volta ci siamo incontrati a Modena, in occasione del Bukfestival 2014. Ma questa volta non mi sono fermata a cercare nuovi libri, scrittori emergenti e buone storie. No, questa volta, ho voluto fermarmi di più e chiedergli chi è, che fa e perché lo fa; poi, per capire insieme a lui qual è la direzione che sta prendendo il libro. Perché chiederlo a lui? Perché Aldo Putignano, oltre a essere editore di Homo Scrivens, è anche uno scrittore dalla penna intelligente, sagace e divertente, con il libro “Social zoo”, infatti, ha vinto il Premio Carver 2013.

 
Homo Scrivens nasce nel 2002, casa editrice dal 2012. Raccontaci questa storia.
Siamo nati nel 2002 come Compagni di Scrittura, un gruppo di scrittori prestati all’editoria. Abbiamo unito le nostre forze per parlare al pubblico e agli operatori del settore per proporre anche eventi culturali. Il contesto nel quale ci siamo mossi è quello del Sud di Italia, territorio che vive molto di riflesso su molti argomenti tutt’oggi quasi filtrati dal giudizio delle grandi industrie culturali dislocate altrove. Così dopo dieci anni e numerose collaborazioni, anche con case editrici napoletane, abbiamo deciso di fare il grande passo e provare a dare a questa nostra passione una nuova stabilità in grado di portare avanti i tanti autori che nel frattempo erano cresciuti e meritavano uno spazio ulteriore.

 

Questo spazio è diventato Homo Scrivens, una casa editrice attiva e lungimirante. Cosa pubblicate e quali sono i libri oggi in catalogo?
In due anni siamo vicini ai settanta volumi, una produzione già di per se abbastanza ampia che da grande spazio alla narrativa. Quest’ultima nella collana Dieci, prende il nome dalla scelta di pubblicare solo dieci libri l’anno; accanto, con risultati molti importanti, c’è la collana Scout, dedicata agli scrittori emergenti ed esordienti. Per il prossimo anno tre dei libri che pubblicheremo nella collana Dieci sono autori che hanno già pubblicato con Scout, segno di una attenzione significativa del mercato verso i giovani. Inoltre, la collana Polimeri dedicata alla scrittura collettiva e collana nata con il libro “Enciclopedia degli scrittori inesistenti”. Poi una collana dedicata alle Arti per dare spazio a quei diversi generi che il mercato ha spesso “maltrattato”: poesia, teatro, critica letteraria; una sezione che vuole essere un segnale di apertura verso le arti.

 

Molti libri targati Homo Scrivens hanno ottenuto risultati importanti; tra questi, sicuramente, c’è “Social Zoo”, il libro di cui sei autore e che si è aggiudicato il Premio Carver 2013.
Il Premio Carver è un premio speciale ed è stata per me una gratificazione enorme, anche perché non pensavo di cimentarmi. Mi sono, quindi, sorpreso a vincere e sono stato felicemente sorpreso di vedere come in Italia ci siano premi letterari per i quali il marchio editoriale non è importante; c’è, invece, una lettura attenta e magari si cerca di premiare e non di penalizzare la voglia di ricerca, la sperimentazione e le idee innovative degli autori.

 

La sperimentazione e le idee innovative degli autori sono alla base di Homo Scrivens che, tra le altre cose, si è sempre schierata contro l’editoria a pagamento. Una scelta normale che diventa quasi coraggiosa nel panorama delle piccole e medie case editrici.
Il motivo quasi naturale di questa scelta è che noi siamo scrittori, l’editoria viene dopo e l’editoria è un passaggio che ci serve a portare avanti altri scrittori. Comunque penso che nessun editore dovrebbe essere imprenditore con i soldi degli altri, dovrebbe poter rischiare, metterci la faccia e investire in quel che crede. Per questo non ci sentiamo colleghi di queste persone, di chi vuole lucrare sull’entusiasmo di giovani e meno giovani. Dall’altra parte chi scrive per pubblicare a pagamento, anche se ingenuamente, è complice di questo sistema poiché pensa che non si possa fare altrimenti, pensa che pubblicare pagando sia l’unico modo o comunque una scoricatoia. Io chiedo a chi ci legge di evitare queste scorciatoie e confrontarsi con i professionisti perché la scelta di pubblicare pagando è una scelta che non paga.

 

Sul sito di Homo Scrivens campeggia la scritta “Scrivere molto fa male scrivere male fa peggio”, il bando di un concorso letterario. Titolo un po’ provocatorio, non pensi?
Il Concorso è indotto dalla Biblioteca Nazionale di Napoli rivolto a giovanissimi alla prima pubblicazione, al primo incontro con il mondo della scrittura. Il titolo, “Scrivere molto fa male scrivere male fa peggio”, è stato scelto un po’ come “provocazione” perché spesso ci vengono proposti dei testi scritti di getto e poi inviati, senza nemmono rileggerli. Questi testi si presentano come una cascata di parole, quasi come se la scrittura – per esempio quella dei social network – sia solamente un canale per esprimersi in maniera immediata, senza la meditazione del messaggio. La seconda parte del titolo “… scrivere male fa peggio” vuole essere un invito a riappropiarsi delle possibilità della scrittura che è un’arte nobile, che ti permette di conoscerti, di leggerti e quindi un invito a passare a una comunicazione più profonda e più vera.

 

Quali sono i tre libri targati Homo Scrivens che Aldo Putignano ci consiglia per la primavera?
Consiglio un nuovissimo romanzo che uscirà nei prossimi giorni tra i nuovi titoli della collana Dieci, “Aria di neve”, un giallo consigliato da Marco Malvaldi e scritto da Serena Venditto, già autrice de “Le intolleranze elementari”, piccola rivelazione dello scorso anno. Poi vi suggerisco di leggere è la spy story “Ragazzi straordinari” di Giancarlo Marino che con una scrittura molto molto forte descrive la storia di cinque ragazzi in una città immaginaria molto simile alla Germania dell’Est prima della caduta del Muro di Berlino. In ultimo – anche se la scelta è ampia – segnalo “Tutto andrà nel migliore dei modi” di Rosalia Catapano, prequel ideale di “Solo Nina”, quest’ultimo libro rivelazione che ha avuto importanti riscontri per noi che abbiamo piccoli numeri.

 

Per Aldo Putignano fare libri è…
Essenzialmente è una necessità, oltre che una vocazione, perché non riesco a pensare diversamente. Vivo fra i libri e sono abituato a questo mondo che mi sono un po’ costruito addosso.

 

Intervista a Thomas Jonglez, l’editore delle guide non convenzionali

jonglezGiulia Siena
VENEZIA
– Jonglez è la casa editrice che esplora il mondo attraverso gli occhi e le parole degli stessi abitanti. Jonglez è un progetto editoriale nato dalla volontà di Thomas Jonglez, imprenditore francese con la passione per il viaggio che, dopo aver attraversato buona parte del mondo, si è fermato pensando che per un buon viaggio c’è bisogno di una buona guida: un libro non scontato, mai banale e che possa permettere al turista e al curioso di percorrere non solo le piazze conosciute, ma anche le piccole strade misteriose, i monumenti nascosti e gli edifici pieni di fascino. Sono nate così le Edizioni Jonglez e abbiamo chiesto all’editore, Thomas Jonglez, di accompagnarci in questo piccolo tour per conoscerle meglio.

 

 

La storia delle Edizioni Jonglez si lega in modo indissolubile a quella del suo fondatore, Thomas Jonglez che un giorno decide di abbandonare tutto e dedicarsi completamente all’editoria. E’ proprio andata così la storia?
Sì, è andata cosi. Mi sono reso conto, dopo vari anni di lavoro in un’azienda multinazionale, che avevo bisogno di essere il capo di me stesso e che l’editoria culturale mi corrispondeva perfettamente. Purtroppo, si guadagna troppo poco come autore, per questo decisi di costruire la mia casa editrice.

Jonglez_ThomasIl viaggio, poi, è il tratto distintivo delle Edizioni Jonglez e di tutta la linea editoriale. Cos’è il viaggio per voi?
Il viaggio non è solo l’esotismo, il relax o l’incontro di altre culture. E’ sopratutto un momento in cui siamo più presenti più coscienti di quello che sta intorno a noi: tutto è nuovo e quindi tutto attrae la nostra attenzione con più forza. In viaggio, la vita è più intensa perché siamo più ‘concentrati’ su quello che succede. In questo senso, il viaggio diventa un momento spirituale: impariamo a essere più presenti alla vita, ad ogni momento di essa. Il più difficile è rimanere in questo stato un volta tornato a casa.  E qui che le nostre guide possono avere un ruolo importante: le nostre guide  aiutano i lettori a scoprire luoghi nuovi, dettagli inosservati vicino a casa propria, ogni giorno, diventa quasi un allenamento quotidiano alla presenza, e cioè, alla spiritualità.

 

Jonglez oggi è sinonimo di libri internazionali (tradotti in più lingue) che parlano di luoghi fascinosi e turistici, territori di grande attrattiva ma allo stesso tempo misteriosi. Come seleziona le città e i luoghi che poi entreranno nei libri?
I nostri libri sono fatti per gli abitanti e per i viaggiatori curiosi. Qualsiasi città grande o molto turistica è quindi interessante. Per i luoghi, chiediamo sempre agli autori di leggere tutto quello che c’è nelle guide tradizionali e di eliminarle per la nostra guida. Parliamo solo di cose che non entrano nelle guide tradizionali.

 

Le prossime pubblicazioni in calendario?
A maggio arriverà in libreria “Napoli insolita e segreta”, sarà una guida fantastica, mai vista, che sorprenderà molti Napoletani; e “Praga insolita e segreta”, una città particolarmente fascinosa che meritava una guida del genere.

 

Fare libri è…
…aprire una porta.

 

 

ALCUNI TITOLI JONGLEZ
“Parigi insolita e segreta”
“Venezia insolita e segreta”
“Roma insolita e segreta”
“Madrid insolita e segreta”
“Londra insolita e segreta”

 

*La foto è stata gentilmente concessa dall’editore

Coccole Books, il percorso di una storia per diventare libro. Intervista a Daniela Valente

coccole books_intervistaGiulia Siena
COSENZA
– A Belvedere Marittimo, un piccolo centro in provincia di Cosenza, nasce una realtà editoriale dinamica, vivace e attenta. E’ Coccole Books, la casa editrice di libri per ragazzi voluta da Daniela Valente e Ilario Giuliano. E’ nata così una casa editrice che risponde ai problemi e alle difficoltà sociali attraverso una scelta qualitativa dei volumi da pubblicare e una forte attenzione al processo che porta una storia a diventare libro.
Per conoscere meglio Coccole Books e i suoi libri abbiamo intervistato l’editore, Daniela Valente.
Come nasce Coccole Books?
Coccole Books, già Coccole e Caccole, nasce nove anni fa dall’esigenza di dare voce ai ragazzi e soprattutto per raccontar loro il mondo attraverso uno strumento bellissimo,  i libri. Io e Ilario Giuliano, compagni nella vita e nel lavoro, abbiamo lasciato le nostre rispettive professioni per investire tutto in quello che amiamo di più. Convinti che la realtà nella quale viviamo ci dia lo spunto per trattare temi importanti, specchio di problemi spesso sottovalutati o mediati male nella comunicazione quotidiana, ma che hanno un ruolo fondamentale per la scoperta di valori.

 

Catalogo e novità per il 2014?
Non dimentichiamo di avere di fronte a noi un lettore bambino sì, ma anche un lettore critico ed esigente e quindi il nostro obiettivo è quello di realizzare sempre libri di qualità. Nello specifico, siamo convinti che un buon libro non sia solo fatto da una bella storia, ma anche da buona carta stampata e rilegata rispettando l’ambiente. Tra le novità più importanti del 2014 almeno tre saranno lanciate a Marzo in occasione della fiera di Bologna: “Habiba la magica”, un testo di Chiara Ingrao che attraverso la storia della protagonista, figlia di stranieri nata in Italia, affronta il tema della seconda generazione di immigrati. “La principessa Azzurra”, scritto da Irene Biemmi e illustrato dal Premio Andersen Lucia Scuderi, ci invita a capire che non esistono cose da maschi e cose da femmine e parla con un linguaggio semplice di pari opportunità. “Il mare quadrato” di Igor De Amicis e Paola Luciani parla della condizione dei figli delle detenute costretti al carcere fino ai tre anni e poi finalmente liberi, ma senza le loro madri che devono finire di scontare la pena. Temi sociali importanti raccontati sempre con semplicità e ironia. Ma anche albi illustrati per ridere: la neo nata collana di gialli con le avventure di Suor Oliva, l’agente segreto suora e i due amici Perla e Giò; infine i nostri Quaderni della scuola, collana premiata, con il volume dedicato al momento più bello in classe: la ricreazione. Insomma ce n’è per tutti i gusti!
Il pubblico di Coccole Books è formato da giovani lettori, bambini e ragazzi che vengono invogliati alla lettura e si avvicinano ai libri. Ma quali sono gli accorgimenti che i genitori e gli insegnanti devono tener presente quando suggeriscono o regalano un libro a un bambino?
La regola più importante quando si fa un regalo è pensare cosa piace al destinatario, conoscere i suoi gusti, gli argomenti che preferisce e magari meglio ancora conoscere il libro che si regala. Niente può essere casuale nella scelta di qualsiasi regalo, men che meno se si pensa a un libro. Del resto noi adulti per primi siamo molto esigenti, perché i bambini dovrebbero gradire tutto quello che gli suggeriamo. Il rischio di sbagliare è minore nella misura in cui l’adulto è un lettore competente, che sa orientarsi facilmente nelle tante proposte che ogni mese affollano gli scaffali delle librerie e che non si lascia affogare da proposte commerciali, che trova persino negli autogrill ma che va in libreria e sceglie sapientemente o chiede aiuto al libraio per comprare belle storie e libri che profumano ancora di buona carta.
danielaNegli ultimi anni il mondo dell’editoria per ragazzi è cambiato: si presta maggiore attenzione alla qualità dei contenuti, alla scrittura, all’illustrazione e al significato delle storie. Inoltre, il mercato dei libri per ragazzi ha siglato – in controtendenza – una sempre maggiore crescita. Da editore cosa pensa di questa evoluzione e, secondo Lei, dove sta andando l’editoria per ragazzi?
Stiamo vivendo un momento difficile, è innegabile, molte librerie indipendenti chiudono e diversi piccoli editori sono in affanno. Le novità smettono di essere tali in tempi velocissimi e un libro rimane ormai troppo poco tempo nello scaffale delle librerie. D’altro canto, non si può far finta di accorgersi che il mercato digitale è una realtà che avanza. Da nostalgica penso che niente possa sostituire un buon libro stampato, ma i ragazzi crescono velocemente e le loro capacità digitali ancora di più.
Si tratta di non tradire la nostra vocazione di editoria sociale e solidale, ma anche di incontrare le esigenze dei nuovi lettori. Cambieremo insieme a loro se necessario, ma senza mai smettere di dire cose che crediamo importanti ed evitando sempre e ad ogni costo la banalità.

Coccole Books nasce fuori dalle grandi rotte editoriali; lavora in Calabria, nella vivace provincia di Cosenza. Fare libri in provincia è un handicap o un vantaggio?
Nasce in una terra difficile dove alcuni diritti non sono sempre garantiti e la cultura da risorsa si trasforma alcune volte quasi in lusso, in un ambiente assolutamente privo di presidi del libro. Pochissime le biblioteche con sezioni dedicate ai ragazzi che riescono a promuovere azioni di cambiamento nel territorio, una rarità le librerie indipendenti, concentrate solo nei grossi centri urbani. Fare libri per ragazzi in Calabria diventa allora non solo un lavoro, ma una vera vocazione culturale, che ha lo scopo di generare sviluppo e cambiamento. La nostra casa editrice con circa 20 novità all’anno rappresenta in Calabria il 65% della produzione libraria per ragazzi e il 28% sulla produzione libraria in genere. Un dato che ci inorgoglisce per quello che abbiamo saputo costruire e ci rattrista, perché il sud ha grandi risorse e potenzialità ma sembra alcune volte non accorgersene.
Fare libri è…
Offrire storie che emozionano e fanno riflettere senza mai dimenticare che ci rivolgiamo ai ragazzi e che per non tradirli dobbiamo continuamente, parlare con loro, ascoltarli, giocare ai loro giochi, condividere il loro tempo.
Utilizzare carta riciclata e stampare esclusivamente in Italia, restando estranei alla tendenza dilagante di rivolgersi a tipografie estere, che offrono servizi a basso costo economico ma ad altissimo costo umano.
Siamo certi che le nostre scelte siano il percorso più difficile, ma anche l’unico possibile, speriamo condivisibile da chi, come noi, ha dentro di sé la voglia adulta di rimboccarsi le maniche, ma anche il desiderio bambino di osservare tutto con allegria e curiosità.

 

Edizioni Leima, quando si produce cultura non c’è competizione. Intervista a Renato Magistro

EdizioniLEIMAGiulia Siena
PALERMO – Da legatoria a casa editrice: questa l’evoluzione che ha portato LEIMA a completare un lungimirante progetto attorno ai libri. Questi ultimi, infatti, da semplice manufatto sono diventati un prodotto culturale veicolo di storie attuali, graffianti e necessarie. Di storie, progetti e nuovi libri abbiamo parlato con Renato Magistro, direttore editoriale della casa editrice palermitana.

Che cos’è LE.I.MA?
LE.I.MA. è l’acronimo di Legatoria Industriale Magistro, l’azienda che è al contempo il cuore e l’origine di tutto il nostro progetto. La legatoria nasce nel 1990 su iniziativa di mio padre, Franco Magistro, che ha sempre considerato il libro come un manufatto pregiato e che ha fatto della puntualità e della qualità il punto di forza dell’azienda, al punto che LE.I.MA. è attualmente l’unica legatoria industriale della Sicilia, che cura le produzioni di tante altre realtà editoriali, non ultima la Sellerio. Da questo amore per il libro come oggetto alla decisione di curare un prodotto che fosse interamente “nostro” il passo è stato breve, e così sono nate le Edizioni Leima.

Fondata nove mesi fa, nel gennaio del 2013, la casa editrice LEIMA è nata per un bisogno di cambiamento in questo momento di crisi. È questo il ruolo della cultura? dare una possibilità, una chance, una speranza per cambiare rotta?
Il ruolo della cultura è stato sempre fondamentale in ogni società, e lo è ancor di più nella nostra, così soggetta a rapidi cambiamenti da necessitare un punto di riferimento forte. I libri servono a dare voce alle opinioni, a ricordarci i nostri legami con il passato, e permetterci di sognare, e a tanto altro. C’è una richiesta costante di ragioni e di emozioni nel nostro tempo, e i libri sono senza dubbio una delle fonti più durature a cui attingere.

I libri LEIMA sono storie forti, romanzi pieni di verità, sofferenza, vita e sfida. Qual è la linea editoriale che perseguite e come scegliete i vostri libri?
Le Edizioni Leima sono una realtà giovane, sia dal punto di vista della nostra esistenza nel mercato editoriale sia per la reale composizione del nostro team aziendale. Abbiamo deciso quindi di non “falsarci”, omologandoci ad altre realtà che sono sicuramente più adatte della nostra a interpretare la tradizione, ma di trasferire questa caratteristica nel nostro lavoro. Siamo giovani e quindi ci appassioniamo per i problemi reali che si affrontano ogni giorno, per le sfide e, diciamolo pure, anche per le trasgressioni. Ci piace anche avere un rapporto franco e creativo con i nostri autori, così è pure vero che molto progetti sono nati, e altri ne nasceranno, davanti a un caffè. La casa editrice ha tre collane: Le stanze ospita la narrativa a 360° gradi senza limitazioni di struttura narrativa, Le mani si occupa di saggistica mentre Le visioni comprende libri fotografici e monografie. Questo ci permette quindi di spaziare nelle nostre scelte editoriali e di ospitare autori con temi e vocazioni molto diversi tra loro.

Renato_Magistro_WEBDa Palermo a tutte le librerie d’Italia, questa la sfida di una casa editrice di “provincia”. Quali sono le difficoltà e i vantaggi di operare fuori dalle grandi rotte editoriali?
La difficoltà è senza dubbio quella comune a tutta la media e piccola editoria, ovvero quella di emergere e di crearsi un proprio spazio in un panorama nazionale ormai popolato da tantissime realtà, tra le quali il lettore spesso si perde e non sempre riesce a scegliere. Il vantaggio è quello di riuscire a creare una rete locale molto forte, fatta di un dialogo costruttivo sia con gli autori e gli operatori del settore, sia con il pubblico, con il quale riusciamo a dialogare a tu per tu, coinvolgendolo nei nostri eventi.

Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: come vive LEIMA questa continua “lotta”?
Il nostro motto è che, quando si produce cultura, non c’è competizione. Nel nostro settore i prodotti non si annullano a vicenda, ma si sommano per arricchire il lettore e il panorama culturale. Pensiamo che la collaborazione con le altre case editrici possa rappresentare la forza necessaria a creare eventi più grossi che permettano alla cultura di far parlare di sé. La lotta riguarda in realtà il calo delle vendite dovuto al fatto che in Italia si legge meno. La sfida allora si gioca tutta sul terreno dell’approccio al lettore, e soprattutto alle giovani generazioni di lettori. Il coinvolgimento e la partecipazione del pubblico sono la vera sfida da vincere.

Le novità per la prossima stagione autunno/inverno?
Abbiamo in cantiere ben quattro titoli per l’autunno/inverno 2013. A ottobre usciranno due volumi per la collana Le mani: “Suicidi d’onore” indaga da un punto di vista psicologico/antropologico il fenomeno dei boss che hanno infranto uno dei tabù del codice mafioso togliendosi la vita, “PolitikApp” è invece un piccolo saggio che analizza e spiega l’attuale situazione economico/politica nel nostro Paese. A novembre, con le strenne natalizie, si torna alla narrativa de Le stanze: sempre politica, ma stavolta tutta da ridere con “Cronaca dannata”, una divertente satira arricchita da illustrazioni sugli ultimi avvenimenti del Belpaese. Last but not least, uscirà anche il primo volume de Le visioni, una filmografia completa e corredata da una ricca sezione fotografica dedicata al cinema del grande Lucio Fulci, il regista che ha ispirato e ispira Quentin Tarantino.

L’estate si chiude nella tana del Lupo

lupo-editoreGiulia Siena

COPERTINO (Le) – Strada provinciale Copertino – Monteroni, a pochi chilometri da Lecce. Queste, più o meno, le coordinate stradali per arrivare al quartier generale della Lupo Editore, la casa editrice salentina che dal 1992 è il punto di riferimento per l’editoria pugliese. Qui “la letteratura è la madre di tutto, la musica e il cinema sono due figlie bellissime e ribelli che donano gioia, completezza e qualche dispiacere alla madre-letteratura”. Da queste parole parte Cosimo Lupo (nella foto in basso), deus ex machina di questa realtà editoriale in continuo fermento, per spiegare il suo progetto che negli anni si è evoluto, cambiato, cresciuto e che con la forza delle idee e dei sogni si sta plasmando.

 

Da qualche mese la Lupo Editore ha spento 20 candeline: quali sono i traguardi, gli obiettivi e le speranze da cui partire e con i quali andare avanti?

Il bilancio di questi venti anni è sicuramente positivo perché, finalmente, posso dire con orgoglio di intravedere la luce in fondo al tunnel! Questo mestiere, il mestiere dell’editore, è un lavoro difficile e allo stesso tempo bellissimo, un mestiere che ti permette di entrare in contatto con le persone, vivere nelle storie, scoprire racconti e personaggi ogni volta diversi. Ma, allo stesso tempo, è un mestiere che ti prosciuga e che richiede sacrifici e, negli ultimi venti anni, di sacrifici ne abbiamo dovuti fare tanti per andare avanti. Come dicevo, comunque, negli ultimi anni siamo riusciti a crescere, a diventare visibili nel panorama nazionale e il punto di riferimento per la cultura salentina perché i libri sono il cibo per la mente e a noi piace essere la mensa da cui attingere.

 

E la mensa Lupo Editore è davvero ricca: 16 collane, oltre 200 scrittori e nuovi progetti che uniscono letteratura, musica e arti visive.

Sì, il nostro catalogo è ormai davvero ampio e comprende tante novità, tra cui romanzi, libri per bambini e ragazzi, una rivista laboratorio (“UnduetreStella”), libri sonori, racconti di cucina (“Una frisella sul mare”) e una nuova collana di letteratura rosa. Quest’ultima, una vera novità, è una collana di “libri intelligenti camuffati dal rosa” scritta solo da autrici donne. Tutte le nostre pubblicazioni, comunque, partono dalla genuinità dei testi – che è forse il punto di forza di un piccolo editore – sulle storie forti, coinvolgenti e molto vere. Da editore, poi, penso che sia indispensabile la capacità di promuovere i libri, comunicando e incuriosendo il lettore con fantasia e idee.

 

Cosimo Lupo_casa editrice_intervista chronicalibriQui siamo in provincia, fuori dalle grandi rotte editoriali e lontano dai colossi che dettano il mercato. Per Cosimo Lupo fare editoria a Copertino è un handicap o un punto di forza?

Partire da qui è sicuramente un vantaggio. Mentre nei grandi centri e nelle metropoli si lotta e si compete per creare la propria vetrina, qui c’è tanto spazio. Il Salento, infatti, offre spazio e visibilità. In questo periodo, poi, si è anche aiutati dal fermento turistico e culturale che sta vivendo la zona; a testimonianza di ciò arriva anche la candidatura della città di Lecce a capitale mondiale della cultura 2019. La forza della sua candidatura è che Lecce è una città fondata sulla persona poiché ogni persona è un racconto, un libro e una storia a se. Il mio sogno, infine, è di costruire qui in Salento una Casa della Cultura, un luogo di commistione tra le arti, una grande masseria con laboratorio a vista in cui la parola, l’arte e la cultura prendono forma per diventare fruibili.

 

Tu che libro sei?

Il libro che mi rispecchia di più è “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry; amo talmente tanto questo libro che ne colleziono copie in diverse lingue. Io – del resto – vorrei essere un libro per bambini, un libro semplice e allo stesso tempo “saggio”. Un racconto che abbia come protagonista l’ulivo, un albero mite, longevo, tranquillo, determinato e prolifico; una pianta provata dal tempo, ma nonostante le tante prove che deve affrontare l’ulivo si apre, accoglie dentro di se, scava in profondità per cercare l’acqua attraverso le sue radici e regala la vita, l’olio. Per il titolo penserei a “Il lupo e l’ulivo” e lo dedicherei a Michele, Chiara e Rossana, la mia vita vera oltre la carta.

Interviste: be Hop! be ironic. L’editoria non è mai stata così divertente

logo_hopPAVIA – Hop! è qualcosa di diverso. Hop! è stupore e divertimento, ironia, leggerezza e intelligenza. Hop! è una giovanissima casa editrice che ha fatto del fumetto al femminile il proprio tratto distintivo. Allora entriamo nel mondo Hop Edizioni e scopriamolo insieme a Lorenza Tonani (nella foto in basso), direttore editoriale.

 

 

 

Cos’è Hop Edizioni?
Hop! è una giovane casa editrice di Pavia nata nel 2012, composta quasi interamente da collaboratrici donne, che ha voluto portare in Italia  il fumetto al femminile – la chick-lit a fumetti, direbbe qualcuno – un genere ancora inesplorato nel nostro Paese.

 

Hop Edizioni fa dell’ironia lo strumento chiave per arrivare al lettore; quale è l’identikit del lettore Hop? 
“Be ironic!” è il nostro motto, ma si sa, l’ironia non è che uno dei possibili sguardi attraverso cui affrontare reali e concreti problemi.
Hop! ha guardato alle problematiche sociali e relazionali dei tempi global e ha scelto casi editoriali internazionali, non a caso nati dal fenomeno dei blog, grandi bacini di creatività. Si parla di stage, di vita da hipster vs vita da provinciali, di singletudine, si prova a sorridere, anche se il sorriso è amaro. Il lettore tipo di Hop! è acuto, aggiornato, aperto, capace di capire che questi prodotti sono solo all’apparenza “leggeri”, ma in fondo sono uno specchio sensibile della società.

 

Clorenzatonaniome nascono le vostre collane e le eroine dei vostri libri?
Le collane nascono per differenziare i prodotti più prettamente femminili da quelli per tutti; quelli legati alla moda da quelli di intrattenimento. Ciò che differenzia la “vie en rose” da quella “en noir” è la leggerezza dell’una rispetto al cinismo dell’altra, e – a livello grafico – l’uso del colore rispetto al bianco e nero. Le nostre eroine sono la rappresentazione iconica delle nostre amiche, delle nostre colleghe, delle nostre sorelle. E’ l’identificazione a livello generazionale il motore di questi lavori.

 

Come si combatte la crisi dell’editoria?
Il momento è delicato, per citare Ammaniti. Hop! pur essendo giovane e molto piccola è riuscita a farsi notare perché “identificabile” per qualità nelle scelte e coerenza.
Elementi importanti sono stati contenuti validi e attuali, immagine forte, e non da ultimo il packaging, è sì la confezione dei volumi, le copertine e tutto quanto ruota intorno al piacere di maneggiare un libro in versione cartacea. E poi una buona comunicazione, per noi fondamentalmente legata all’uso dei booktrailer, sempre originali e perfetti nel rendere il senso di un volume in un minuto di video. Il problema è che il mercato, ora molto rallentato negli acquisti, gira velocissimo a livello di proposte. Spesso la vita di un libro si esaurisce in pochi mesi, finché è “novità”. Ma un libro come “Joséphine” è davvero per sempre.
Bisogna quindi, pur rimanendo coerenti con il proprio credo, essere anche flessibili, sempre in movimento, per captare con originalità quello di cui il mercato, saturo di proposte, può ancora sentire la mancanza.

 

Quali sono le novità primavera/estate 2013 targate Hop edizioni?
Proprio per quanto appena detto, è necessario per noi abbracciare nuove linee: non vi sveliamo i prossimi titoli, ma vi annunciamo l’apertura di una e più collane di narrativa.
Il tema sarà la ricerca della felicità…che naturalmente non si trova mai. E se ironia ci sarà, sarà decisamente surreale e noir. Porteremo autori non ancora conosciuti in Italia e autori già confermati, biografie toccanti ed esperimenti di contaminazione testo/immagini, come già successo per “Lost in Austen”.
E poi nel 2014 partirà, per la parte illustrata/fumetti, una produzione tutta italiana, nei contenuti e nel disegno. Abbiamo in cantiere due lavori incredibilmente emozionanti.
Inoltre, come sua particolarità, la nostra casa editrice ha un rapporto splendido e in essere con i suoi autori, fatto che porta i progetti a non chiudersi con la pubblicazione di un volume: con Pénélope Bagieu abbiamo realizzato nel 2012 la vignetta settimanale per il giornale “Tu Style”, con Fifi Lapin abbiamo avviato una linea di merchandising, con Moderna de Pueblo e con Yatuu è in corso un’operazione nuova e bellissima: la traduzione dei loro blog in italiano.

 

Scegli tre libri da portare in vacanza…
Di Hop! direi tutto il catalogo, i nostri libri costano poco e sono leggeri …non influiscono sul peso dei nostri bagagli. E, inoltre, stiamo per commercializzare anche la versione e-book dei nostri libri, per cui davvero non ci sono scuse… Per il resto, amo letture un po’ “pesanti” ma con quel tocco di follia che caratterizzerà la nostra nuova linea narrativa, per cui dico: a fumetti “Fun home” di Alison Bechdel (Rizzoli), poi “Stupori e tremori” di Amélie Nothomb (Guanda) e sempre e per sempre “Lamento di Portnoy” di Philip Roth (Einaudi).

 

Annulli Editori: le idee sono ovunque

Logo_AnnulliVITERBO – Siamo nella provincia viterbese, in una terra ricca di storia e tradizioni. Qui, qualche anno fa, nacque la Annulli Editori, un progetto ideato con le radici nel territorio e la volontà di guardare lontano. Per capire meglio come nasce e quali strade intraprende una casa editrice che fa cultura in provincia abbiamo intervistato Leonardo Annulli, titolare di questa dinamica realtà.

 

La vostra è una casa editrice a “gestione familiare”, come è nata l’idea di un pubblicare libri?
Sì, esatto, a parte qualche collaborazione/aiuto esterno (la mia ragazza Nikoletta che si occupa delle newsletter e mi dà una mano con tutto il resto), siamo una casa editrice a conduzione familiare. L’idea di pubblicare libri è nata da mio padre, Giuseppe Annulli, e dal suo amore smisurato per la terra nella quale siamo nati e viviamo, la Tuscia, dalla volontà di promuovere questo territorio, la sua storia, le sue tradizioni e la sua cultura. La casa editrice nasce, con questi connotati, nel 2005. La Annulli Editori di oggi è un ibrido tra quell’idea originaria e le idee che io e mio fratello abbiamo messo in cantiere nel corso degli anni, idee che prescindono completamente dalla territorialità.

 

Tante collane e scrittori emergenti: qual è la linea editoriale Annulli?
Il nostro catalogo è attualmente diviso in 8 collane. Molte di esse (Andar per sagre, Tuscia Storia & Tradizioni, Itinerari e, in parte, Guide AE e Logìa) seguono l’idea originaria di cui parlavo sopra; altre invece (ViverSani, NarrAzioni, Collettiva) hanno deviato da quella strada sin dal principio o in corso d’opera.
Per quanto riguarda il primo gruppo, ci occupiamo in prima persona, ex ante, della scelta dei titoli da pubblicare (dell’argomento, così come, nel caso delle guide, della scelta dei paesi ai quali dedicare una guida) mettendoci poi alla ricerca di storici, antropologi, guide turistiche o semplici appassionati di storia locale, persone preparate sul tema che siano in grado di scrivere seguendo l’idea di base e lo “stile” della collana. Al principio era un lavoro enorme, poi con il tempo si è allegerito, avendo ora la fortuna di poter usufruire di alcune preziose collaborazioni che si sono consolidate con il tempo: un esempio di queste collaborazioni è quella con lo storico bolsenese Antonio Quattranni, persona preparatissima e scrittore eccellente, che ha già pubblicato con noi la guida di Bolsena e due volumi della collana Logìa (“La caccia” e “Il maiale”), e ha in cantiere altri due volumi della stessa collana.
Per quanto riguarda la collana dedicata alle opere di narrativa, abbiamo iniziato un po’ in sordina, pubblicando libri di autori locali dei generi i più vari (in generale, si trattava di cose che ci proponevano gli autori, alle quali facevamo semplicemente il “lifting”) finendo poi per allargare il raggio geografico e specializzarci su generi letterari che lambiscono il noir e il fantasy. Uso la parola lambire perché in realtà non si tratta di generi “puri”: ci piace molto, ad esempio, quando un noir o un opera fantastica incontrano la narrazione storica o la denuncia sociale: due splendidi esempi di questi connubi sono gli ultimi due romanzi pubblicati, “Kantharos”, dello scrittore viterbese Paolo Giannini, che è un fantasy storico, e “Fiori Ciechi”, della scrittrice sassarese Maria Antonietta Pinna, una raccolta di racconti che utilizza uno stile fiabesco per la denuncia sociale e l’analisi psicologica. Ora, quindi, oltre al lifting facciamo anche lo screening, valutando se le opere che ci propongono si legano all’idea di collana che vogliamo portare avanti. Per quanto riguarda lo stile di scrittura di un testo di narrativa, ci piacciono molto gli autori che sanno stupire e scioccare, e la cui scrittura sia dotata di una certa musicalità, di una verve poetica.

 

Chi sono i destinatari privilegiati delle vostre proposte?
Il nostro target di riferimento è decisamente vario: si va dagli appassionati di storia, locale e non (Tuscia Storia & Tradizioni, Logìa), ai turisti (le Guide AE e gli Itinerari), agli appassionati di erboristica, fitoterapia e cucina (la collana ViverSani), ai semplici appassionati di letteratura e di lettura (le collane NarrAzioni e Collettiva). L’aver pubblicato due libri di argomento stregonistico (una raccolta di racconti e un libro di storia locale) ci ha avvicinato agli appassionati di stregoneria e occultismo.

 

Leonardo_AnnulliQuali sono, se ci sono, le difficoltà che incontra, oggi, una piccola casa editrice? Il digitale, ad esempio, può essere una risorsa in più o un pericolo da cui difendersi?

La difficoltà più grande che incontriamo è quella legata alla distribuzione, un fattore che può influenzare in modo determinante le politiche editoriali, i prezzi apposti sui libri e quindi il rapporto con i lettori, così come le possibilità di successo di un’opera. Avendo deciso, all’inizio della nostra attività, di praticare una politica di prezzi popolari per garantire un accesso alla cultura il più amplio possibile, la logica conseguenza è stata quella di cercare di mettere in piedi una distribuzione autonoma e indipendente dai grandi circuiti, cercando di accorciare la filiera e stringendo rapporti diretti con i librai. Parrebbe cosa facile, in teoria, ma non lo è affatto. Non sempre le librerie, neppure quelle che si autodefiniscono indipendenti, sono disposte ad accogliere un autore esordiente, “senza nome”, se presentato direttamente da un editore altrettanto “senza nome”. Con un po’ di fatica, comunque, siamo riusciti ad allargare la distribuzione al di là della nostra provincia: arriviamo in diverse provincie della Toscana, in Umbria quasi ovunque, nella provincia di Roma e, in maniera episodica, anche nel resto d’Italia. Per facilitare la vita ai nostri lettori e stringere ancor di più i rapporti con i librai che prendono i nostri libri, abbiamo predisposto sul nostro sito una lista, in continuo aggiornamento, di “librerie amiche”. Credo, personalmente, che il digitale possa rappresentare per noi una risorsa da sfruttare, uno strumento per ampliare il nostro bacino di lettori. Penso soprattutto alle guide, a quelle in italiano ma ancor di più a quelle in lingua (ne abbiamo tre in catalogo, una in inglese e due in tedesco, e stiamo pensando già ad altre traduzioni): il digitale ci permetterebbe di arrivare al “lettore-turista” ancor prima che questi metta piede sul territorio, e di allargare così il raggio di distribuzione delle guide.

 

Operare in provincia è un handicap o un valore aggiunto?
Dipende. La scelta di lavorare in provincia è stata determinata, in passato, dalla linea editoriale stessa della casa editrice, dalla volontà di costituire un soggetto culturale che si identificasse quasi totalmente con il territorio della Tuscia. Se guardo al passato direi che è stato un valore aggiunto, per mille motivi: due dei quali, strettamente collegati tra loro, sono l’unicità della proposta editoriale e la mancanza sostanziale di competitori validi sul territorio. Oggi, che la casa editrice si è in parte liberata dalla “zavorra” della provincia, direi che può rappresentare un handicap, soprattutto per le collane che sono totalmente aliene ai vincoli territoriali. Il vero handicap, in realtà, più che la scelta di lavorare a livello provinciale (che resta un’opzione comunque valida per gran parte della nostra produzione editoriale), è, come spiegavo poco sopra, la difficoltà di allargare la distribuzione mantenendo inalterata la politica dei prezzi popolari.

 

I consigli Annulli Editori per le letture primavera/estate 2013?
Il catalogo della Annulli Editori è pieno di libri la cui lettura consiglierei vivamente a tutti. Vorrei cercare però di essere il più breve e specifico possibile. Quindi, innanzitutto, se siete interessati alla cucina e alla biologia marina, vi consiglio  “Il pesce di lago”, uscito giusto venerdì scorso, un libro di ricette arricchito da tantissime curiosità, informazioni sulle sagre del pesce di lago in tutta Italia e un bell’appendice biologico sui pesci trattati. Se siete interessati alla storia e all’antropologia contadina, non potete certamente perdervi i due volumi della collana Logìa “Viaggio nella civiltà contadina. Pane e companatico” e “Il Maiale”. Se vi interessa l’erboristica e la fitoterapia, “Le erbe aromatiche” e “Piante amiche” sono i libri che fanno per voi. Se invece vi piace leggere un bel testo di narrativa, in spiaggia, in pineta, sul letto, al bagno, dovunque, vi consiglio vivamente le ultime uscite della collana NarrAzioni, “Kantharos” e “Fiori Ciechi”, ma anche la raccolta di racconti di argomento stregonesco “Streghe Stregoni e Demoni”, dello scrittore falisco Mario Lozzi: il testo è del 2009, ma sembra non avere alcuna voglia di invecchiare!