Intervista: Libreria Il Gorilla e L’Alligatore

ORTE – In provincia di Viterbo, in un paese con meno di diecimila abitanti, Stefania (nella foto in basso) ha voluto dare vita a un luogo che fosse animato dai libri e, attraverso essi, che una intera comunità si incontrasse e si confrontasse. Così nel 2009 si sono aperte le porte della libreria Il Gorilla e L’Alligatore, uno spazio che contiene tante diverse letture e molte esperienze.
Vediamo come è nata quest’avventura.

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News: VoxLIBRI, autori emergenti in TV

POLICORO – Parliamo di libri; lo facciamo ogni giorno, o almeno ci proviamo, dal 2005. Parliamo di come nasce l’idea di un volume, come scaturisce la storia, come cresce, si evolve e rientra nelle pagine. Abbiamo intervistato autori, editori, librai e lettori perché su ChronicaLibri ognuno è tassello del mondo editoriale e ognuno può portare il proprio contributo all’informazione; questo è uno spazio libero da condizionamenti, ma vivido di passione. Il percorso nel mondo del libro incontra oggi la promozione, ovvero come un autore emergente, e la piccola e media editoria, possano trovare il proprio spazio per farsi apprezzare. La realtà che andremo a scoprire oggi è VoxLIBRI, una start up culturale che attraverso una rubrica televisiva, ideata dallo scrittore e conduttore Antonio Orlando, permette di raggiungere tutta Italia (quasi 1,8 milioni di telespettatori) grazie alle 22 emittenti presenti sul digitale terrestre che hanno aderito al network. Continua

Intervista a Emiliano Reali, tutte le forme del sì

Giulia Siena
ROMA
– Quando i temi sociali, le esigenze umane, i racconti di libertà, amore, felicità e disperazione entrano nei libri lo scrittore si fa testimone e portavoce. E’ accaduto anche a Emiliano Reali con la sua scrittura e che questa volta porta i suoi ultimi due romanzi, “Maschio o Femmina?” e “Se Bambi fosse trans?” su una passerella. La letteratura sarà sotto i riflettori il prossimo 11 febbraio per l’inaugurazione di Follie al Miele d’Arancio e Reali sarà modello per un giorno. Lo scrittore romano torna alla sua vecchia passione, la moda, e lo fa da testimonial di un progetto voluto da Giorgia, Angela e Valentina che con la loro nuova avventura daranno vita ai sogni dell’amore. Qualsiasi amore. Continua

Intervista a Tito Pioli, autore di “Alfabeto Mondo” il libro fatto di tante storie

alfabeto mondo_pioliGiulia Siena
PARMA – Lucca. Da via del Moro si sparge una voce. Chiama “Mamma, Mamma, Mamma”, urla. Così da cinque anni, da quando un incidente ha messo fine ai sogni di un uomo e, di quel corpo dal viso angelico, non è rimasta che la voce. Ora Mammamia è solo una parola cadenzata, un nome che sta addosso come un verso; è il ricordo di una giovinezza sfiorita. Il protagonista e sua madre, insieme, cominciano a sfogliare un libro antico, un abbecedario del Novecento e insieme – il bambino invecchiato senza mai crescere e la madre dal viso solcato dalle notti insonni – entrano in quelle pagine ingiallite e piene di storie. Per non perdere tutte le parole del mondo, in quella stanza spoglia, bisogna farne entrare di nuove. Continua

Lisa Biggi e la scrittura per l’infanzia: ascolto, passione, immaginazione e rispetto

LISA BIGGIGiulia Siena
MILANOFebbraio, il suo ultimo libro, è una storia leggera e fantastica che racconta la storia del mese più corto dell’anno che ogni tanto si diverte a rubare un giorno. Leggero, incantato, ironico e fantasioso, Febbraio è un progetto editoriale nato dall’incontro di parole e immagini. Stiamo parlando di Lisa Biggi, la scrittrice reggiana, milanese d’adozione, che passa con disinvoltura dai libri per l’infanzia ai racconti tragicomici, dalle storie magiche alle graphic novel; tutto, però, ha un minimo comune denominatore: la leggerezza nella scrittura e il sorriso, punto di partenza e di arrivo.

Intervista a Lisa Biggi

Cos’è una storia per Lisa Biggi? 
Una possibilità.  Continua

Buk Festival 2016: 25mila presenze per un festival che cerca sempre nuove idee. Intervista a Francesco Zarzana

BUKFestival_chronicalibri2_ZARZANAGiulia Siena
MODENA – Ottima affluenza di pubblico, tanti libri, molte novità, un intero spazio dedicato ai più piccoli (BUKids), scrittori stranieri, la commistione tra letteratura e altre arti e un ricordo per il grande Umberto Eco: questi gli ingredienti della nona edizione di Modena Buk, Festival della piccola e media editoria. Un fine settimana (sabato 20 e domenica 21 febbraio) tra i libri che si è chiuso con circa venticinquemila ingressi, più di sessanta eventi, letture, incontri e presentazioni all’interno della location – il maestoso Foro Boario – e gli stand degli oltre cento editori arrivati da tutta Italia per soddisfare la curiosità di lettori e booklovers. Modena Buk Festival è organizzato da ProgettArte per la direzione organizzativa di Rosita Pisacane e la direzione artistica di Francesco Zarzana. A quest’ultimo abbiamo rivolto qualche domanda. Continua

Arriva “Il paradosso del calabrone”, un romanzo di azione contro l’arroganza

Copertina 2ROMA – Novità editoriale in casa Memori, arriva Il paradosso del calabrone, il romanzo di Stefano Carboni che si preannuncia come il libro dell’estate 2015. Incentrato sulla figura di Luca Magrini – uomo intelligente e brillante che a quarantacinque anni, con una moglie, due figli adolescenti e un lavoro da sceneggiatore, si scopre improvvisamente serial killer – il romanzo è costruito su una tensione narrativa costante.
Ironico, diabolico, deciso: il protagonista de Il paradosso del calabrone è un osservatore attento, uno spietato serial killer. Per lui niente è più intollerabile dell’arroganza e della maleducazione umana ed è per questo che decide di fare un po’ di “pulizia etica”. In un perfetto mix tra il giustiziere sociale e l’esteta, il protagonista della brillante penna di Stefano Carboni, però, non è un assassino seriale come molti altri. Continua

Intervista ad Angela Nanetti: la tutela dell’infanzia passa anche dai libri

angela-nanettiROMAAngela Nanetti vive per scrivere, ma la sua vita è fatta anche di altro. Osserva, ascolta e trascrive le esigenze dell’infanzia. Negli anni ha dedicato la sua scrittura ai bambini e ai ragazzi, perché la scrittura è una forma per tutelare e stimolare il bambino in una delle tappe fondamentali della vita dell’uomo, l’infanzia. Abbiamo incontrato Angela Nanetti e con lei abbiamo parlato di scrittura, premi e progetti.

 

Cos’è la scrittura per Angela Nanetti?
La scrittura è una passione, un bisogno fondamentale, un lavoro che richiede grande disciplina e dona un senso profondo.

 

Angela Nanetti ha una lunga esperienza nel campo della letteratura per ragazzi; come è cambiato negli anni il modo di scrivere per i più piccoli?
Il mio scrivere è sempre rivolto ai ragazzi, naturalmente dando vita e voce a personaggi reali, tengo conto dei mutamenti sociali e di costume che avvengono con il tempo. La mia convinzione è che mentre muta il mondo esterno, però, i processi interiori e psicologici cambiano con grande lentezza. I bisogni fondamentali rimangono immutati, come tappe cruciali della crescita.

Si può coltivare, tutelare l’infanzia attraverso la letteratura?
Io penso che l’infanzia, come prima tappa della storia dell’uomo, vada rispettata nelle sue caratteristiche (psicologiche e pedagogiche) che la rendono unica e la separano dalle altre età. La ricchezza dell’infanzia non sta solamente nelle capacità che vanno potenziate e coltivate, ma nella stessa naturalità di questa età, nello sguardo che l’infanzia ha del mondo, gli occhi pieni di curiosità e di sorpresa con i quali guarda al mondo. Questo va tutelato e mantenuto come risorsa fondamentale per il genere umano, la base da cui partire per andare avanti, le fondamenta su cui costruire la persona che sarà in futuro il bambino di oggi. Nei miei libri ho voluto raccontare questa modalità di essere bambino. I libri – e molte altre cose del quotidiano – sono degli strumenti per crescere bene e con rispetto.
Tutelare l’infanzia ma, allo stesso tempo, anche spronare la naturale curiosità del bambino anche attraverso le parole dei libri.

 

Come si sceglie il linguaggio adeguato a questa età?
Scrivere per l’infanzia non è semplice e non deve esserlo poiché è in questa fase che il bambino apprende e diventa il lettore di domani. Esiste, infatti, anche una letteratura per ragazzi caratterizzata da un linguaggio piccolo e ripetitivo; mentre penso che all’infanzia si dovrebbe riservare la qualità più alta: una letteratura fatta di parole giuste che spronino la naturale curiosità del bambino.

Abbiamo letto qualche mese fa “Piccole donne oggi” delle Nuove Edizioni Romane. Come è nato questo libro?
Ho appoggiato l’idea di Claudio Saba, l’editore, non pensando assolutamente di trascrivere il romanzo della Alcott. Ho voluto, invece, affrontare questo nuovo progetto come una sfida personale con me stessa: ho voluto ricreare una famiglia ma ho cercato di mettere nelle pagine di questo romanzo tutta la modernità del nostro tempo e ho tracciato dei personaggi caratterizzati da psicologie e modalità differenti tra loro in cui si ritrovano sia ragazze che ragazzi. Infatti, andando nelle scuole, ascoltando il feedback del pubblico, mi sono sorpresa a scoprire che “Piccole donne oggi” è stato un libro molto apprezzato anche dai ragazzi.
Qualche mese fa è uscito per Giunti “La città del circo Pop Corn”, un libro in cui inadeguatezza ed emarginazione spiccano come risorsa, mentre, la sua prima esperienza nella scrittura per “adulti” con “Il bambino di Budrio” è tra i cinque finalisti del Premio Neri Pozza.

Sì, devo ammettere di essere molto soddisfatta per questi risultati. “La città del circo Pop Corn”è un libro che affronta tematiche fondamentali: Giacomo ha una fragilità emotiva che lo spinge a infilare le dita nel naso, un gesto demonizzato dagli adulti ma, che per questo bambino, rappresenta un rifugio dalle paure. Invece, ritrovarmi tra i cinque finalisti (tra le 1781 proposte) del Premio Neri Pozza con “Il bambino di Budrio” è stata davvero una grande sorpresa. Questo libro, la prima esperienza per me con un romanzo per il vasto pubblico, è la storia di un fallimento umano e di un’infanzia tradita. Per me è stato un grande lavoro, perché siamo nel Seicento e il contesto è quello ecclesiastico: bisognava, quindi, ricostruire un mondo lontano ed entrare nella psicologia maschile.

Lampedusa e la sua prima biblioteca. ChronicaLibri intervista Deborah Soria.

Biblioteca dei ragazzi di LampedusaGiulio Gasperini
LAMPEDUSA – Lampedusa è l’ultima terra d’Italia, immersa nel Mar Mediterraneo. O forse, è più semplicemente la prima. Il primo luogo dove s’incontra l’Italia; la sua società, le sue leggi, i suoi uomini e le sue donne. E la sua cultura. Lampedusa è la “Porta d’Europa”, ma è anche quella italiana. E lo è con estrema dignità, con profonda consapevolezza. Lo è combattendo contro ostacoli e problemi di ogni misura e complessità, sfidando una natura aspra e un isolamento feroce. Come avamposto italiano, non si poteva continuare a eludere la mancanza di una biblioteca (tra le tante altre mancanze strutturali che l’isola conosce fin troppo bene). Una biblioteca che non sia semplicemente un deposito di libri ma un luogo dove i libri aiutano ad allacciare rapporti, ad approfondire conoscenze, a costruire quel ponte che possa trasportare tutti – migranti e lampedusani – verso una terra di tangenze comuni. ChronicaLibri, con profonda ammirazione per questo progetto, ha intervistato la responsabile, Deborah Soria.

 

Grazie al progetto “Libri senza parole” migliaia di volumi sono arrivati a Lampedusa. Nell’isola tradizionalmente conosciuta per gli “sbarchi” umani (che sono, in realtà, recuperi), approdano libri; per merito di Ibby Italia. Come mai si è pensato alla realizzazione di questo progetto? Da dove è giunta l’ispirazione?
Il progetto è nato nella mia testa dopo le emergenze del 2011. Volevo entrare in contatto con qualcuno che stesse lavorando con i minori che arrivavano sull’isola: sono nel direttivo di Ibby da molti anni e sono una fan dell’idea semplice e geniale che un libro ti può sostenere nei momenti difficili della tua vita e che non è solo utile ma necessario. Dopo vari tentativi andati a fallimento, ho avuto da un’amica che lavorava a Legambiente il numero di “una brava”; la chiamai per raccontarle la mia idea di libri per i bambini in arrivo da lontano e lei mi disse al telefono: “Lo sai, sì, che a Lampedusa ci sono 600 bambini italiani?!”. Lei era Giusi Nicolini e le se parole dettero una svolta decisiva al progetto. I bambini sono tutti uguali, per questo è ugualmente scandaloso che non ci sia una biblioteca per migranti quanto che non ce ne sia una per ragazzi: a questo punto mi sono indignata e mi sono convinta della necessità di questa azione. In seguito Giusi è diventata sindaco e così ha preso vita il progetto!

 

Sicché il progetto riguarda sia i bambini lampedusani che quelli migranti. Un modo ammirevole di insegnare a chi forse ci comanderà domani cosa significhi l’incontro e il rispetto di culture diverse. In cosa consisterà questo progetto? Quali attività saranno organizzate?
Il progetto nasce dall’accorgersi di un evidente bisogno e poi cambia e si modifica. Ora la nostra priorità è aprire; aprire una biblioteca e una consapevolezza (che manca) nelle menti dei lampedusani adulti: che non è giusto far crescere dei bambini lontano dalla possibilità di trovare risposte in un libro. Una volta che si fosse riusciti a superare tutti gli ostacoli fatti di burocrazia di economie di volontà e responsabilità condivise, allora avremmo uno spazio in cui accogliere e invitare i migranti che arrivano e stazionano sull’isola anche per tre-quattro settimane. Questa sarà una battaglia da fare per difendere i diritti di quei minori senza parola che raggiungono il centro. Le autorità dichiarano libere queste persone, ma la verità è che non lo sono. Ci hanno detto che una volta pronto il posto (evidentemente non riponendo molta fiducia nella nostra riuscita) allora potranno considerare l’ipotesi di far uscire i ragazzi, accompagnati per venire in biblioteca. Questa sarà la nostra richiesta appena pronti; questo è un altro motivo che ci spinge a continuare… se non ci ascolteranno lo chiederemo con più forza, augurandoci che funzioni! La biblioteca vive di progetti normali, non eccezionali: letture, incontri con autori, piccole mostre, soprattutto prestito di libri e buoni consigli. Uno spazio dove trovare ascolto e dove impegnare in modo costruttivo e vitale il proprio tempo. Ma come lei saprà a volte si tende a far diventare eccezionale il normale. Vorrei tanto che questa biblioteca desse il senso di come si può fare tanto con poco e di come non si può pensare di creare una società pensante se non si danno gli strumenti perché esista. La biblioteca avrebbe bisogno di, diciamo, 50 mila euro l’anno. Oggi leggevo che i “grillini” danno 4 milioni di euro indietro al governo: i conti non tornano, le cifre non si riescono a paragonare. Quello che sembra importante non lo è e quello che è importante non è considerato tale! In ogni caso proseguiamo e vediamo dove arriviamo. I lampedusani, dopo un primo aiuto, dovranno dare segni di approvazione e cominciare a chiedere da soli quello che è nei loro diritti.

 

Sono appena rientrato da una vacanza a Lampedusa, perché anche io volevo rendermi conto di cosa fosse e come funzionasse questa terra che sulle cartine appare tanto remota ma che in realtà ci è così vicina. E, come sempre succede, più che delle risposte o trovato tante domande. Che cos’è Lampedusa? Cosa rappresenta per l’Italia? È veramente la “porta d’Europa”?
Anche io sono tornata con molte domande: perché ci sono persone italiane con dei diritti ed altre senza diritti? Perché i nostri giornali le nostre notizie sono sempre così lontane dalla “verità” dalle mille sfumature della realtà che si possono percepire. Io trovo che Lampedusa sia un posto da cui imparare l’accoglienza, e non perché penso che i lampedusani siano speciali, ma perché penso che ogni cosa ricavi il suo modo di essere da una specie di equilibrio naturale. Direi che Lampedusa è disegnata dal tempo dal mare, per accogliere. Non è accogliente, ma ha imparato a dare a chi si ferma quello che cerca. Ti mette in piedi, ti aiuta, e ti lascia andare. Accoglie ogni forma animale, tartarughe delfini uomini, allo stesso identico modo, ti dà il meglio, per il tempo necessario. Poi si aspetta da te che continui il tuo viaggio (motivo per cui ti ha aiutato!). Lampedusa non è una porta, è un ponte. Guardata dall’Italia è un luogo in cui non sono riconosciuti i diritti fondamentali (parlando di minori) libertà, sport, cultura, scambio. Un luogo dimenticato… perché l’Italia non ha attenzione per chi ha bisogno. Guardata dal sud del mondo è un’idea, un sogno che viene disatteso, ma che rimane un sogno. Guardata con i piedi sull’isola è un luogo: un posto di nutrimento, un luogo indipendente, con le sue regole le sue anarchie…
Io vorrei per Lampedusa la “normalità”: una scuola funzionante, un cinema, un teatro, una biblioteca, come la vorrei per il resto d’Italia. Io vorrei che tutti avessero uguali diritti. E che i bambini dei luoghi remoti fossero curati ed accuditi perché ne hanno bisogno, invece a Lampedusa come altrove vengono dimenticati e crescono senza letteratura, senza arti, senza strumenti per comprendere il mondo. Lampedusa è sicuramente un simbolo. Ma potrebbe facilmente, con un po’ di buona volontà, diventare un esempio.

 

Cosa si può fare per aiutare la creazione della biblioteca? In cosa ciascuno di noi può dare una mano?
Per aiutare nella creazione della biblioteca bisognerebbe sostenere iBBY Italia
(http://www.bibliotecasalaborsa.it/ragazzi/ibby/) iscrivendosi o semplicemente facendo una donazione, perché questo significa sostenere chi le cose le fa con passione, motivo e progetto. Per fare in modo che una biblioteca funzioni e sia veramente un servizio per un territorio bisogna che questo territorio ne senta la necessità: bisogna mostrare loro a cosa serve, come si usa, quali vantaggi porta alla vita di ognuno. È un lavoro lento, costante, e non si può mentire. Non basta calare dall’alto e inserire in un contesto una biblioteca: non funzionerà. Sarà la meta di qualche visita entusiasta e dopo un poco verrà abbandonata, come una “cosa” inutile. Sarà come i nostri musei e le nostre gallerie magnifiche e vuote in città. Una biblioteca è un servizio: ma bisogna saperlo e volerlo usare ogni giorno. Ibby Italia si sta occupando di questo lavorando con le istituzioni, lavorando con i bambini e con le insegnanti. Quindi ora servono soldi per far iniziare i lavori: 34.000 euro per l’esattezza. Bisogna realizzare il bagno per i disabili, i mobili per contenere i libri e gli artigiani dell’isola sono pronti ad iniziare. A novembre, dal 15 la 22, ci sarà la seconda settimana di IBBY camp. Nell’attesa dei finanziamenti della nostra lenta e sorda politica abbiamo deciso di andare avanti e festeggiare la giornata internazionale dei diritti del fanciullo a Lampedusa: chi vuole donare la sua esperienza può venire e proporre laboratori letture, formazione; soprattutto cerchiamo persone appassionate, che non si spaventino difronte alle difficoltà (basta scrivere a ibbyitalia@gmail.com). Insomma, per fare una biblioteca ci vuole un popolo che conosce i suoi diritti e i suoi doveri! Come per fare un tavolo ci vuole il legno!

 

Interviste: be Hop! be ironic. L’editoria non è mai stata così divertente

logo_hopPAVIA – Hop! è qualcosa di diverso. Hop! è stupore e divertimento, ironia, leggerezza e intelligenza. Hop! è una giovanissima casa editrice che ha fatto del fumetto al femminile il proprio tratto distintivo. Allora entriamo nel mondo Hop Edizioni e scopriamolo insieme a Lorenza Tonani (nella foto in basso), direttore editoriale.

 

 

 

Cos’è Hop Edizioni?
Hop! è una giovane casa editrice di Pavia nata nel 2012, composta quasi interamente da collaboratrici donne, che ha voluto portare in Italia  il fumetto al femminile – la chick-lit a fumetti, direbbe qualcuno – un genere ancora inesplorato nel nostro Paese.

 

Hop Edizioni fa dell’ironia lo strumento chiave per arrivare al lettore; quale è l’identikit del lettore Hop? 
“Be ironic!” è il nostro motto, ma si sa, l’ironia non è che uno dei possibili sguardi attraverso cui affrontare reali e concreti problemi.
Hop! ha guardato alle problematiche sociali e relazionali dei tempi global e ha scelto casi editoriali internazionali, non a caso nati dal fenomeno dei blog, grandi bacini di creatività. Si parla di stage, di vita da hipster vs vita da provinciali, di singletudine, si prova a sorridere, anche se il sorriso è amaro. Il lettore tipo di Hop! è acuto, aggiornato, aperto, capace di capire che questi prodotti sono solo all’apparenza “leggeri”, ma in fondo sono uno specchio sensibile della società.

 

Clorenzatonaniome nascono le vostre collane e le eroine dei vostri libri?
Le collane nascono per differenziare i prodotti più prettamente femminili da quelli per tutti; quelli legati alla moda da quelli di intrattenimento. Ciò che differenzia la “vie en rose” da quella “en noir” è la leggerezza dell’una rispetto al cinismo dell’altra, e – a livello grafico – l’uso del colore rispetto al bianco e nero. Le nostre eroine sono la rappresentazione iconica delle nostre amiche, delle nostre colleghe, delle nostre sorelle. E’ l’identificazione a livello generazionale il motore di questi lavori.

 

Come si combatte la crisi dell’editoria?
Il momento è delicato, per citare Ammaniti. Hop! pur essendo giovane e molto piccola è riuscita a farsi notare perché “identificabile” per qualità nelle scelte e coerenza.
Elementi importanti sono stati contenuti validi e attuali, immagine forte, e non da ultimo il packaging, è sì la confezione dei volumi, le copertine e tutto quanto ruota intorno al piacere di maneggiare un libro in versione cartacea. E poi una buona comunicazione, per noi fondamentalmente legata all’uso dei booktrailer, sempre originali e perfetti nel rendere il senso di un volume in un minuto di video. Il problema è che il mercato, ora molto rallentato negli acquisti, gira velocissimo a livello di proposte. Spesso la vita di un libro si esaurisce in pochi mesi, finché è “novità”. Ma un libro come “Joséphine” è davvero per sempre.
Bisogna quindi, pur rimanendo coerenti con il proprio credo, essere anche flessibili, sempre in movimento, per captare con originalità quello di cui il mercato, saturo di proposte, può ancora sentire la mancanza.

 

Quali sono le novità primavera/estate 2013 targate Hop edizioni?
Proprio per quanto appena detto, è necessario per noi abbracciare nuove linee: non vi sveliamo i prossimi titoli, ma vi annunciamo l’apertura di una e più collane di narrativa.
Il tema sarà la ricerca della felicità…che naturalmente non si trova mai. E se ironia ci sarà, sarà decisamente surreale e noir. Porteremo autori non ancora conosciuti in Italia e autori già confermati, biografie toccanti ed esperimenti di contaminazione testo/immagini, come già successo per “Lost in Austen”.
E poi nel 2014 partirà, per la parte illustrata/fumetti, una produzione tutta italiana, nei contenuti e nel disegno. Abbiamo in cantiere due lavori incredibilmente emozionanti.
Inoltre, come sua particolarità, la nostra casa editrice ha un rapporto splendido e in essere con i suoi autori, fatto che porta i progetti a non chiudersi con la pubblicazione di un volume: con Pénélope Bagieu abbiamo realizzato nel 2012 la vignetta settimanale per il giornale “Tu Style”, con Fifi Lapin abbiamo avviato una linea di merchandising, con Moderna de Pueblo e con Yatuu è in corso un’operazione nuova e bellissima: la traduzione dei loro blog in italiano.

 

Scegli tre libri da portare in vacanza…
Di Hop! direi tutto il catalogo, i nostri libri costano poco e sono leggeri …non influiscono sul peso dei nostri bagagli. E, inoltre, stiamo per commercializzare anche la versione e-book dei nostri libri, per cui davvero non ci sono scuse… Per il resto, amo letture un po’ “pesanti” ma con quel tocco di follia che caratterizzerà la nostra nuova linea narrativa, per cui dico: a fumetti “Fun home” di Alison Bechdel (Rizzoli), poi “Stupori e tremori” di Amélie Nothomb (Guanda) e sempre e per sempre “Lamento di Portnoy” di Philip Roth (Einaudi).