ROMA – Novità editoriale in casa Memori, arriva Il paradosso del calabrone, il romanzo di Stefano Carboni che si preannuncia come il libro dell’estate 2015. Incentrato sulla figura di Luca Magrini – uomo intelligente e brillante che a quarantacinque anni, con una moglie, due figli adolescenti e un lavoro da sceneggiatore, si scopre improvvisamente serial killer – il romanzo è costruito su una tensione narrativa costante.
Ironico, diabolico, deciso: il protagonista de Il paradosso del calabrone è un osservatore attento, uno spietato serial killer. Per lui niente è più intollerabile dell’arroganza e della maleducazione umana ed è per questo che decide di fare un po’ di “pulizia etica”. In un perfetto mix tra il giustiziere sociale e l’esteta, il protagonista della brillante penna di Stefano Carboni, però, non è un assassino seriale come molti altri. Luca, infatti, uccide solo coloro che – secondo il suo metro di giudizio – sono vere e proprie “merde umane” e non meritano di vivere. Lui punisce gli arroganti, i prepotenti, i violenti; lui compie quelli che definisce atti di “pulizia etica”.
Tutto procede alla perfezione e gli omicidi si susseguono senza che mai qualcuno abbia sospetti nei suoi confronti. Fino a quando compie un passo falso e si ritrova assediato dalla Polizia e con degli ostaggi.
Potrebbe sembrare la fine ma in realtà è solo l’inizio. Perché Magrini, sfruttando le sue capacità di affabulatore, si esibisce in una lunga confessione live dei suoi delitti e in breve diventa un personaggio di culto, con tanto di seguaci e ammiratori. Ma anche di persone che vogliono vendicare le vittime dei suoi atti di “giustizia”.
L’intervista di ChronicaLibri all’autore, Stefano Carboni (nella foto in basso).
Stefano Carboni oltre che autore de Il paradosso del calabrone, è uno sceneggiatore e un comunicatore che ha sempre fatto della scrittura il proprio mezzo di espressione; ora, con un romanzo in cui il protagonista è un serial killer che compie omicidi efferati, la scrittura non può diventare un’arma a doppio taglio?
Qualcuno mi ha chiamato e mi ha detto: “non ti immaginavo così violento!”, ma penso che qualsiasi autore o regista nei libri e nei film è qualcosa di diverso da sé. Scrivere questo romanzo è stato comunque molto divertente e catartico, perché per descrivere i personaggi o delineare la figura del protagonista mi sono molto ispirato a me e alle persone che mi circondano.
Scrivendo Il paradosso del calabrone a quale target di lettori di sei ispirato? Qual è il lettore-tipo per il tuo romanzo?
Penso che Il paradosso del calabrone sia una lettura adatta a tutti, a chiunque voglia leggere un romanzo diverso dal solito e soprattutto a coloro che sono affascinati dall’azione. Il paradosso del calabrone, poi, è particolarmente indicato per coloro che, leggendo, abbiano ancora voglia di scandalizzarsi e provare un po’ di sana rabbia di fronte ai tanti atti quotidiani di arroganza, angheria e soprusi.
Questo romanzo si svolge tra Roma e la Sardegna, come mai hai deciso di ambientare qui la storia di Luca Magrini e delle sue vittime?
Lo scenario su cui si muove l’azione racchiude un po’ il mio vissuto: Roma, il quartiere Testaccio, dove vivo, e la Sardegna, la mia seconda casa e terra dei miei genitori.
Il tuo protagonista è uno sceneggiatore, come Stefano Carboni nella sua passata vita; come mai un legame ancora così forte con questo mestiere nonostante i tempi difficili per la scrittura?
Per me la scrittura è sempre stata elemento fondante della mia vita e, accostandomi alla stesura di questo libro, pensando al protagonista, mi è venuto naturale vederlo come sceneggiatore. Mi serviva, poi, un personaggio particolarmente abile nella dialettica, spigliato, tanto da essere in grado di spiegare e giustificare i delitti descritti nel romanzo.
Da comunicatore ed esperto di enogastronomia, quale vino abbineresti a questo libro?
Sicuramente un rosso ben strutturato, un rosso importante, sicuramente un Barolo.
Twitter: @ilparadosso_SC
Pagina FB: “Il paradosso del Calabrone”