Giulio Gasperini
AOSTA – Nel pianeta Ciecagna le avventure non sono finite. In L’inquisizione. Pre-giudizio universale a Ciecagna, edito dalle End Edizioni nel 2016, Sergio Prelato, Marco Pronello e Tiziano Storai affrontano un capitolo di estrema attualità: quello dei falsi invalidi e, parallelamente, dell’incapacità dello stato di occuparsi della sfera sociale e della vita delle persone con un’invalidità – in special modo la cecità.
Fanale, presidente dimissionario dell’Associazione Ciecati Italiani, viene indagato come falso invalido, secondo il volere del Ministro Sorrisoperenne, capitato al Ministero delle Politiche sociali un po’ per punizione un po’ per incompetenza e risoluto a tagliare il più possibile per risanare i conti dello Stato. Gli amici si mobilitano per sostenere Fanale, dando vita ad azioni dimostrative estremamente eclatanti e preoccupanti, tanto da far intervenire il Capo del governo stesso.
La serietà e la complessità del tema, che da anni affligge il welfare italiano e le varie riforme proposte, viene affrontano come di consueto dai tre scrittori con la leggerezza calviniana che sa usare chi conosce nei minimi particolari la situazione, e chi la vive quotidianamente. La scrittura ironica di questo romanzo è un delizioso veicolo di questioni reali e capitali, consentendo a chiunque di penetrare più profondamente in un sistema sociale paradossale e in alcuni frangenti persino grottesco. La lettura procede a vele spiegate, con un impeto narrativo sorretto da un sorriso di profonda ironia, che strappa risate a voce alta e riconcilia – o, quanto meno, fa riprendere le giuste misure – con una realtà che è spietata e, di fronte agli occhi di tutti, assurda, incredibilmente contraffatta.
Ma la lezione che viene da questo romanzo si squaderna al di là della cecità più definita e concreta. Il carrozzone burocratico, popolato da un’umanità a tratti bieca e inquietante – per incapacità e ignoranza, riguarda ogni aspetto del sociale, da sempre considerato un settore della società in cui è indispensabile tagliare il più possibile, dal momento che nulla produce. La battaglia di Fanale e dei suoi amici, per dimostrare come un incondizionato e irreale atteggiamento punitivo è non solo discriminante ma finanche paradossale, quando invece non si affrontano problemi più strutturale e reali.
I falsi invalidi e l’ironia del sociale italiano
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