Francesco Dei: Storia dei samurai. Cronache dal periodo degli Stati combattenti

Giorgia Sbuelz
ROMA – Del Giappone, patria dei samurai, comincia a circolar voce in Occidente sul finire del secolo XIII: “Correva l’anno 1298 quando Marco Polo riportò nel Milione le notizie circa il Cipangu (Giappone), raccolte durante il suo soggiorno alla corte di Kublai Khan, descrivendolo come il Paese dell’oro e dell’argento”.

Ma quel che di caratteristico, e allo stesso tempo familiare, suona all’orecchio occidentale della cultura nipponica scaturisce dai fatti politici e militari che segnarono il Giappone nella fase conclusiva del Sengoku Jidai, il periodo degli Stati combattenti. Parliamo del XVI secolo, giusto il periodo narrato da Francesco Dei in Storia dei samurai. Cronache dal periodo degli Stati combattenti di Odoya Edizioni. Il libro è l’ampliamento di Il sole e il ciliegio, uscito nel 2011, in cui ha affrontato il tema della riunificazione del Giappone. Per questo lavoro ha dedicato sei anni di studio, numerose ricerche e viaggi.Negli anni in cui il Giappone fu messo a ferro e fuoco nascono le migliori storie di eroi samurai, le leggende di valorosi condottieri e lo spirito nazionalistico che contraddistingue il Paese. Tali fascinosi argomenti hanno acceso la curiosità di studiosi e appassionati di tutto il mondo, ieri come oggi. Tra questi anche quella dell’autore, laureato in Scienze Politiche e specializzato in Storia e cultura dell’Estremo Oriente e in Storia e cultura della Russia e dell’Europa slava.

Storia dei samurai si suddivide in tre parti: una prima storica e politica, con particolare riguardo al contatto con gli europei e la religione cristiana. Una seconda incentrata sulla figura del samurai, la sua etica, le sue armi e le sue tecniche. La terza improntata alla riunificazione del Giappone vera e propria e l’affermarsi di tre leader militari, fino alla decisiva battaglia di Sekigahara, nel 1600, dove s’impone al comando di tutto il territorio l’abile stratega Tokugawa Ieyasu.

Commentare le pagine di quest’ottimo saggio storico è un compito che lasciamo all’autore stesso. Egli infatti, con nitida precisione, descrive gli episodi che si svolsero all’epoca, traduce i sentimenti dei personaggi che vi fecero da attori e fornisce preziosi dettagli sulle tattiche di guerra, armi e schieramenti che appassioneranno il neofita e delizieranno lo yamatologo.

Dalle fonti storiche Dei riporta le parole del gesuita spagnolo Francesco Saverio sui giapponesi: “Essi sono eccellenti arcieri e combattono appiedati e a cavallo. Sono molto cortesi fra loro, ma non lo sono altrettanto con gli stranieri, che invece disprezzano. Spendono tutti i loro denari in vestiti, armi e servitori, e non posseggono alcun tesoro. Tuttavia hanno un re, anche se non lo rispettano da oltre 150 anni, e per questa ragione le guerre interne non conoscono sosta.”

Dei samurai invece scrive: “Lo status di samurai implicava una serie di servigi da rendere all’imperatore, a un nobile o un condottiero.
La condizione di sottomissione è centrale, tanto da essere alla base della stessa etimologia della parola samurai, che deriva dall’obsoleto verbo saburau, ossia “servire”. Il rapporto che legava il samurai al proprio signore era inscindibile, e qualora quest’ultimo, per qualsiasi motivo, fosse venuto a mancare, il samurai cessava di essere tale e diveniva un ronin (“uomo fluettuante”, perché senza capo)”.

Minuziosa la narrazione della battaglia decisiva per la riunificazione, combattuta il 21 ottobre 1600:

La piana di Sekigahara, quel mattino, era un tripudio di colori, stendardi, bandiere. Tutti i più importanti signori della guerra erano lì. Perfettamente consapevoli dell’enorme posta in gioco. Stava per cominciare la battaglia che avrebbe deciso un secolo di combattimenti, lo scontro per il potere supremo. Sekigahara diverrà la più celebre battaglia combattuta sul suolo giapponese, e per importanza storica sarà paragonabile a una Waterloo o all’intera guerra civile americana”.

I commenti e le analisi, le ipotesi sui retroscena e l’indagine psicologica dei protagonisti rendono scorrevole la lettura, a tratti commovente quando si sofferma sulla morale samuraica e ne descrive gli episodi di lealtà che, come tutti sanno, si spinge fino al sacrificio estremo, perfetta incarnazione del Bushidō, la via del guerriero: “Ogni mattina abbi l’idea della morte impressa nella tua mente…”.
Così venivano forgiati eroi e veniva forgiata una nazione.
Il racconto di Francesco Dei espone i fatti storici con naturalezza, lasciando spunti al lettore più avido, che se vorrà potrà approfondire, e rende onore a un’impresa epica, segnata dal sangue e dalla katana.

 

 

 

 

 

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