“Istanbul, il ritratto di una città”: la regina delle città vista con gli occhi di un suo innamorato

 

clark_istanbul_chronicalibriDaniela Distefano
CATANIAPeter Clark – autore entusiasta di Istanbul, il ritratto di una città, libro targato Odoya (tradotto da Massimiliano Marconi) – visitò Istanbul per la prima volta nel 1962, poi per trent’anni. Nel ritrarla con i colori della sua memoria, si pone l’obiettivo di celebrare Istanbul come città del mondo, vuole avvicinarsi alla sua storia e al suo spirito. Parliamo di una metropoli che dagli anni ’70 ha vissuto una vera e propria rinascita. Negli ultimi decenni, invece, pare abbia sofferto la piaga del terrorismo: atti compiuti nel nome dell’Islam o degli armeni, dei curdi o della sinistra estremista. Ma cosa pungola il lettore, il turista culturale, che fruisce di un saggio assai meticoloso nel ripassare la storia di un simbolo non solo urbanistico? Qual è il perno della sua ramificazione? Esiste un tracciato stradale che l’ha resa sublime?
Religione, pasticceria, cosmopolitismo, consumismo e divertimento: questi i temi costanti che ruotano attorno alla grande Rue de Pera/Istiklal Caddesi dai tempi della guerra di Crimea. Gli anni ’90 hanno visto un rigoglio di questa via.

Forse una maggiore consapevolezza della straordinaria eredità artistica e culturale dei suoi edifici, un boom economico che ha attraversato la città intera, l’aumento del turismo culturale. Tutto questo ha fatto sì che la via e le zone circostanti si adattassero senza sacrificare la propria integrità o identità storica. E’ stata un’ affermazione che si è andata edificando a discapito delle distruzioni che hanno sopportato i secoli sulle spalle della popolazione.
Il libro ripercorre la storia di Istanbul partendo da un dato di fatto: la città fu per 1600 anni una capitale Imperiale. Come ebbe a dire Napoleone, “se la terra fosse un unico stato, Istanbul ne sarebbe la Capitale”. In fondo, nel suo nome era iscritto il suo destino: Istanbul, in greco -bizantino “Is ten polin”, cioè “alla, verso la città”.

Fu da sempre terra di Potere e stabile porto di metamorfosi culturale, sociale, ideologica, religiosa. L’Impero ottomano si estendeva su gran parte del territorio occupato dall’Impero bizantino.
La Grande Siria, l’Egitto, il Nord Africa, l’Asia Minore, ed i Balcani. Entrambi gli Imperi furono multiculturali e multietnici. Una Babele di idee, fermenti, ramificazioni del pensiero.
Nel 1453, la conquista turca: ancora trasformazioni senza però intaccare le radici ben piantate della sua vivibilità. L’Impero bizantino era durato oltre mille anni e tre furono le caratteristiche della Costantinopoli bizantina: Capitale dell’Impero romano; centro del mondo cristiano; erede della civiltà ellenica.

La caduta delle mura di Costantinopoli segnò simbolicamente la fine della supremazia del castello e delle mura cittadine nel concetto di strategia difensiva dell’Europa. Un segno bipolare, la fine di uno stato quasi perenne, la nascita e le fondamenta di un ciclopica Potenza che morì lentamente trascinandosi attraverso i secoli con sempre più fatica.

L’Impero Ottomano raggiunse l’apice durante il regno del pronipote di Maometto il Conquistatore, Solimano, noto ai turchi come Kanuni, il Legislatore, e agli europei come il Magnifico (che di sé amava dire: “Sono servo di Allah e sultano del mondo”).

Come ovunque nel mondo, anche ad Istanbul soffiò ben presto il vento delle rivoluzioni, pur all’interno di ‘una cornice’ istituzionale rimasta fedele a se stessa. Tra il 1839 ed il 1876 si datano le Riforme che presero il nome di Tanzimat. Ma come nacque la Turchia moderna, chi ne fu l’artefice? Il creatore della Turchia moderna – che aveva un rapporto molto conflittuale con la città di Istanbul – fu Mustafa Kemal Pascià, noto come Ataturk, un tipico esempio della Belle Epoque e davvero uno degli ultimi Pascià ottomani.

Grande ammiratore della cultura europea e amante della musica classica occidentale, mantenne buoni rapporti con le minoranze greche, armene ed ebree.
Grazie all’illuminante, accorta, politica di protagonisti del calibro di Ataturk, oggi Istanbul gode dell’ammirazione globale, un centro che irradia splendore nella memoria di bellezza preservata, nel suo spettacolo di città eterna e insostituibile nell’immaginario del viaggiatore di ogni tempo.

Un saggio che riesce ad amalgamare la curiosità che suscita con la godibilità di un racconto che trae linfa dall’oggi per spiegare i retroscena della Storia che appartiene a questo angolo di pianeta dal destino ancora tutto da svelare.

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