Giulia Siena
PARMA – “E allora, spiegatemelo voi, piccoli rivoluzionari, insegnate anche a me a fare la Rivoluzione. Spiegatemi perché per una volta che ho provato a forzare i miei confini ho dovuto sperimentare il fallimento, la solitudine, l’abbandono. E’ questa la Rivoluzione?”
Zelda, occhi grandi, ricci biondi, casco in testa e scudo sul cuore. Zelda, come nessuna in quella periferia di mondo che è Scogliano, terra dei fuochi, terra di nessuno. Zelda, Vespa bianca, muri bianchi per nascondersi dal mondo mentre tutto urla. Lei, Zelda, protagonista della penna di Viola Ardone in Una rivoluzione sentimentale (Salani), è un’altra donna: si circonda di solitudine, non si lascia trafiggere dal vivere quotidiano, non si sporca le mani, non entra nelle vite degli altri. Zelda rimane fuori. Fuori da tutto.
Un giorno, però, un lunedì mattina di metà settembre sale le scale del Liceo Scientifico di Scogliano e si trova catapultata nella realtà, un mondo nel quale non aveva mai messo piede. Gli odori, i sorrisi, i rumori di quella classe, la V Q, le piombarono addosso insieme a quella vita che si era trovata a vivere un po’ per scelta e un po’ per caso. Lei, Zelda, era vissuta nella maestosa villa affacciata sul mare, con un padre amato e una madre arida, la stessa che ora aspettava smemorata la morte in una clinica. Zelda ora è un’insegnante, ha una cattedra, ma prima si era dedicata alla vita accademica. Lì, tra i corridoi dell’ateneo, aveva conosciuto Marcello, il suo “diletto”, il suo completamento e la sua assurda normalità. Tra loro c’era curiosità, affiatamento e libertà: loro erano la differenza in un mondo sempre uguale. Loro erano altro. Zelda era altro. Apriva la sua scatolina d’argento e con un balzo cancellava l’ascolto, i problemi, i silenzi. Ora, entrando in quell’aula, Zelda si scopriva al mondo; si rendeva disponibile per il mondo. Cominciava la sua Rivoluzione, il suo tornare come un graffio di dolore in una terra che tanto nascondeva e tanto toglieva.
Viola Ardone compone un romanzo dalle tinte forti: la solitudine, la carnalità, la giovinezza, i sogni, la passione, il rimpianto, il ricordo, il dolore, la perdita, la cura, sono tanti tasselli che si mescolano lungo tutto il romanzo per trovare, poi, ognuno il proprio posto nel quadro disegnato dall’autrice. Napoli e la sua periferia fanno da sfondo con le loro luci e le tante ombre, i colori, il calore e le sfide. Viola Ardone descrive ed enfatizza, ci fa respirare quel fumo, ci fa entrare nelle stanze bianche, nelle vite vuote, nelle speranze disattese: ci arma di occhi nuovi e ci butta nella mischia.
Zelda è una principessa che si sveglia da un torpore nel quale era caduta, come se malinconia e distacco fossero due sentimenti identici.
Il risveglio è la Rivoluzione in atto: rivoluzione personale, rivoluzione sociale. La Rivoluzione è tornare a vivere. Cominciare a farlo.
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