La prima volta fu rivolta, da Stonewall all’oggi.

Giulio Gasperini
AOSTA – La prima volta, a Stonewall, fu rivolta. 51 anni fa, dal 28 giugno al 3 luglio, i clienti del bar Stonewall Inn, nel Greenwich Village, si scontrarono con la polizia di New York, dando origine, tra cronaca e leggenda, al movimento di affermazione della comunità LGBT+ contro le vessazioni, le violenze, le violazioni dei diritti, in nome di un’affermazione che fosse anche rivendicazione e richiesta di rispetto e riconocimento. Il movimento LGBT+ è giovane, dunque, ma molto agguerrito e incisivo. Il saggio Stonewall. Memoria e futuro di una rivolta, curato da Yuri Guaiana e Francesco Lepore, ed edito da Villaggio Maori Edizioni, ripercorre la narrazione di quel leggendario inizio e analizza il progresso del movimento LGBT+ in varie parti del mondo, anche in nazioni dove si sta appena affermando, per finire con uno sguardo distopico sul futuro più o meno prossimo, ipotizzando uno scenario che potrebbe essere plausibile per le lotte e le rivendicazioni.

Giornalisti e attivisti, da anni impegnati all’interno del movimento, con storie personali estremamente avvincenti e degne di narrazioni autonome, Guaiana e Lepore hanno deciso di raccogliere una serie di contributi documentaristi e memoriali, per non lasciare le rivolte di Stonewall solamente alla leggenda mitica, ma per innestare su quelle istanze le urgenze di nuove rivolte, di nuovi cambiamenti, per dimostrare come, in cinquant’anni, si siano raggiunti alcuni risultati innegabili, ma di come ci sia ancora comunque bisogno di continuare a resistere e a lottare.

La prefazione, illuminante, della scomparsa giornalista Dalia Vaccarello serve per inserire in un contesto contemporaneo l’urgenza e l’esigenza di “ribellarsi”, estendendo il fine ultimo della rivolta stessa, che deve arrivare a comprendere le istanze del nostro mondo contemporaneo, alla luce degli eventi dirompenti degli ultimi anni, inglobando nell’impellenze improcrastinabili.

Il viaggio nella raccolta “Stonewall” prosegue con la narrazione, a firma di Franco Grillini, della storia del movimento LGBT+ italiano, nelle varie tappe della sua costituzione e coniugazioni, per estendersi nell’analisi della situazione mondiale, a partire da alcuni paesi particolarmente indicativi, come il Brasile (a firma di Ana Andrade), il Kirghizistan (a firma di Aizhan Kadralieva), dell’Uganda (con la narrazione del primo pride ugandese, a firma di Matt Beard, in uno dei paesi africani più oscurantisti e persecutori), per finire all’Iran (a firma di Soudeh Rad).

La risignificazione dei moti di Stonewall sta anche nella narrazione stessa della rivolta, portando l’accento sulle protagoniste di quei giorni di mezzo secolo fa, con il ruolo fondante di donne nere e trans, come ben spiegato nell’articolo di Porpora Marcasciano, figura fondante del movimento trans in Italia e attualmente presidente del MIT, Movimento Identità Transessuale.

Conoscere la storia è fondamentale, squadernare la corretta narrazione degli inizi della rivolta è imprescindibile, saper illuminare la strada futura con i valori costitutivi è una responsabilità irrinunciabile, trasformare il movimento LGBT+ in vettore di richieste e diritti per tante e tanti è la chiave per potenziarlo e renderlo più incisivo: il saggio “Stonewall. Memoria e futuro di una rivolta” è un contributo necessario per risignificare il presente e per avere speranza nel prossimo avvenire.

Informazioni su Giulio Gasperini

Laureato in italianistica (e come potrebbe altrimenti), perdutamente amante dei libri, vive circondato da copertine e costole d’ogni forma, dimensione e colore (perché pensa, a ragione, che faccian anche arredamento!). Compratore compulsivo, raffinato segugio di remainders e bancarelle da ipersconti (per perenne carenza di fondi e per passione vintage), adora perdersi soprattutto nei romanzi e nei libri di viaggio: gli orizzonti e i limes gli son sempre andati stretti. Sorvola sui dati anagrafici, ma ci tiene a sottolinare come provenga dall’angolo di mondo più delizioso e straordiario: la Toscana, ovviamente. Per adesso vive tra i 2722 dello Zerbion, i 3486 del Ruitor e i vigneti più alti d’Europa.
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