Leone Ginsburg: letterato e uomo politico in due saggi targati Castelvecchi

leone-ginzburg_castelvecchi_chronicalibriDaniela Distefano
CATANIA – Il volume Garibaldi e Herzen è un saggio di Leone Ginsburg del 1932. Pubblicato da Castelvecchi nel 2015, il libro non ci parla solo del rapporto tra due Ciclopi storici, ma ricostruisce anche il “dissidio” Mazzini – Garibaldi.

Il 17 aprile 1864, in casa Herzen, i due brindarono in nome di un vicendevole pubblico riconoscimento. Dopo dieci anni, “Garibaldi ed Herzen si rivedono […], è conservato un contatto ideale fra loro, sempre attraverso il Mazzini, allora offeso e insultato da ogni parte e apparentemente messo nell’ombra dalla gloria del Garibaldi, liberatore delle Due Sicilie, cui andava intera l’ammirazione popolare”.

Nell’altro saggio, La tradizione del Risorgimento, scritto nel 1943 – e oggi sempre Castelvecchi – Ginzburg si occupa, tra le altre questioni, del concetto di nazionalismo. Il Risorgimento fu il portato dell’operosità degli ingegni migliori, ma anche la strategia vincente del Tempo che prolunga il supplizio per poi improvvisare una vittoria annunciata e sofferta a lungo.

Questi due scritti fanno parte della produzione letteraria di Leone Ginsburg, il quale collaborò alla nascita della casa editrice Einaudi, era di origini russe, e fu tra i fondatori di Giustizia e Libertà. Condannato al confino in Abruzzo nel 1940, morì in carcere nel 1944 a seguito delle torture subite.
Nella sua ultima lettera alla moglie Natalia, scritta il 4 febbraio 1944, alla vigilia della morte, non un rimpianto o un pentimento: “Una delle cose che più mi addolora è la facilità con cui le persone, intorno a me (e qualche volta io stesso), perdono il gusto dei problemi generali dinanzi al pericolo personale”.

Un segno del rigore dell’ uomo di Lettere, di pulizia di coscienza, di sacrificio accettato con sincera abnegazione.

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