Piemme: “L’ira di Traiano” di Santiago Posteguillo

Daniela Distefano
CATANIA“Menenia, la vita è come un enorme Circo Massimo: sette giri, quattordici curve, e a ogni curva ci giochiamo la nostra vita, in ogni decisione che prendiamo o che altri prendono per noi; ma la nostra corsa è talmente veloce che non abbiamo quasi il tempo per rifletterci. E la vittoria, nella vita, non la ottiene chi arriva per primo ma chi riesce ad arrivare all’ultimo giro e sopravvivere”.

1900 anni fa, un uomo portò Roma allo zenith della potenza e l’Impero al suo massimo dominio. Quell’uomo era Traiano, protagonista dell’ultimo lavoro letterario di Santiago Posteguillo, uno dei maggiori scrittori di romanzi storici al mondo, con un milione di copie vendute solo in Spagna. Dopo L’Ispanico, grandissimo successo in Spagna e in Italia, l’autore torna a raccontare le sue gesta in Circo Massimo e con questo romanzo che non delude i lettori amanti del genere. Siamo nel 105 d. C. . Per la seconda volta, Roma si trova a difendere i confini a nord lottando contro i Daci. Spinto dalla brama di estendere i confini dell’Impero, ma anche di punire Decebalo, re dei Daci, reo di non aver rispettato gli accordi con Roma, Traiano organizza una spedizione senza precedenti.
Lungo il filone di questa avventura, si agganciano le vicende collaterali: la costruzione del ponte più lungo del pianeta sul Danubio, opera dell’ingegno dell’architetto Apollodoro e la storia di amore platonico tra la vestale Menenia e Celer, campione delle corse che galoppa Niger, un cavallo prodigiosamente vincente. L’ira di Traiano (Piemme) è un libro di invenzione a metà: la parte del romanzo di maggior fantasia è quella che riguarda le gare delle quadrighe e il personaggio della vestale. Sia Celer sia Menenia sono infatti personaggi di finzione.
Anche le varie peripezie di Marzio, Alana e Tamura sono fittizie, ma questi personaggi servono a descrivere aspetti reali dell’epoca, come il tentativo di assassinio nei confronti di Traiano organizzato da Decebalo, le alleanze e gli scontri tra Sarmati e Daci durante il lungo conflitto con Roma, la vita dei Sarmati o il traffico di organi dei cadaveri dei gladiatori nell’Anfiteatro Flavio.

Poi ci sono altri aspetti del libro che si avvicinano a dettagli derivati dalla storia reale. Per esempio, il caso dell’impressionante costruzione del ponte di Apollodoro di Damasco sul Danubio. I suoi resti sono tuttora visitabili presso la sponda romena di Drobeta-Turnu Severin e in quella corrispondente in Serbia. Per gli amanti del genere, un gioioso intrattenimento è garantito da questo testo voluminoso curato nei minimi dettagli, che narra la vita ai tempi di un imperatore di eccezionale acume e destino immerso tra i fanghi di una guerra spietata.

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