Pensieri e ricordi ne “Il sentiero della libertà”

Silvia Notarangelo
ROMA – Il libro arriva in redazione accompagnato da un biglietto scritto a mano dall’autore. Poche parole per confessare di aver scritto “con il cuore”. Ecco, mi sembra che sia proprio Luca Favaro a indicare la chiave di lettura della sua raccolta di raccontiIl sentiero della libertà” (Emil Editrice). È il cuore a guidarlo in una narrazione sentita, intensa e scorrevole, in cui non mancano spunti per interrogarsi e riflettere sul senso più autentico di tanti, piccoli episodi solo apparentemente insignificanti.

Ricordi, esperienze di vita, ma anche incursioni in realtà soprannaturali con storie e dialoghi che vedono coinvolto niente di meno che Dio in persona. Il tutto arricchito da stimolanti considerazioni sul comportamento e sull’agire dell’uomo, spesso così concentrato su se stesso o così poco incline a misurarsi con il “diverso”, da non accorgersi di tutto ciò che accade intorno a lui.
Le situazioni raccontate sono, talvolta, piuttosto comuni. A chi non è capitato di imbattersi nell’arroganza di una persona convinta di poter comprare con i soldi qualsiasi cosa? O ancora, in una persona così determinata a difendere il proprio status sociale da risultare ridicola e fuori luogo? Dopo un momento di rabbia e di comprensibile indignazione, è la compassione a prendere il sopravvento nell’animo dell’autore. Un sentimento complesso, in cui l’empatia finisce con il prevalere.
È inutile nasconderlo, certi individui con i loro atteggiamenti, con il loro modo di fare, non riescono a suscitare simpatia. Eppure, lo scrittore sembra suggerire che proprio in virtù di tali comportamenti, siano loro i soggetti più deboli, coloro che hanno bisogno di nascondersi dietro alle apparenze illudendosi, così, di essere invincibili.
E allora qual è il senso più profondo, più vero della nostra esistenza? Non è facile dare una risposta. “Quando sei marcio dentro, lo sei in qualunque posto ti trovi e qualunque lavoro tu faccia”. Favaro le sue risposte le ha trovate nella fede. In un Dio che sente vicino, un Dio che lo sollecita a essere felice e che continua, pazientemente, a esortarlo: “Impara ogni giorno a ripartire, pensa a dove hai sbagliato con serenità, ingrana la marcia e via!”.

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2 commenti

  1. Sbeghen Raffaella

    Condivido pienamente il commento di Silvia Notarangelo.

  2. Giulia e Simone

    Uno dei libri contemporanei più belli che ho letto. Mi è entrato nel cuore e mi sono commossa in più di qualche punto. Mi sono anche divertita, perché uno dei pregi di questo libro, è che lo stile narrativo è molto scorrevole, ho sentito l’autore come una persona molto semplice e umile, ma anche piacevolmente auto-ironico. In certi punti direi persino comico.

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