Giulio Gasperini
AOSTA – Era il 2 dicembre 1766 quando, in Svezia, il re Adolfo Federico approvò il Tryckfrihetsförordningen, ovvero l’ordinanza sulla libertà di scrittura e di stampa. Questa norma è la prima al mondo sulla trasparenza amministrativa. L’articolo 6, ad esempio, recitava: “Tutti i documenti, protocolli, sentenze e premi, sia passati o da produrre e mantenere d’ora in avanti [dovranno essere] quando richiesti, immediatamente rilasciati a chiunque ne faccia domanda”. Tutti i cittadini avevano libero accesso ai documenti della pubblica amministrazione, senza nessuna limitazione né contenimento. Silenzi di Stato di Ernesto Belisario e Guido Romeo, edito da Chiarelettere con una prefazione di Gian Antonio Stella, dimostra al lettore come, invece, nell’Italia del 2017, la situazione sia ben diversa.
Nella prima parte del testo, condotto con uno stile asciutto, puntuale, essenziale che permette una comprensione immediata e senza fraintendimenti, i giornalisti passano in rassegna le situazioni di diversi stati, dagli USA alla Spagna, per poi concentrarsi sull’Italia e sul suo drammatico ritardo nella trasparenza amministrativa. Nella seconda parte, invece, Belisario e Romeo passano in rassegna alcuni casi esplicativi di trasparenze negate, di libertà violate, di sicurezze a repentaglio, in uno Stato che fa dell’omertà uno dei punti di forza maggiori. Dalle indagini sulla sicurezze nelle scuole, ai rimborsi dei sindaci che nessuno è “obbligato” a rendicontare ai cittadini, dai dati (veri) sulla salubrità dell’aria che respiriamo ai segreti (scomodi) dei derivati pubblici, dalla gestione dell’emergenza migranti allo spreco burocratico della selezione degli insegnanti nelle scuole, la vita degli italiani di ogni giorno si scontra con pratiche di oscuro accesso, con un’organizzazione amministrativa che copre e oscura i procedimenti, gli atti, i decreti. Belisario e Romeo procedono con metodo e precisione puntuale, dando voce ai protagonisti di queste grottesche esperienze amministrative, in un racconto surreale – e a tratti kafkiano – di permessi richiesti, moduli, firme, bolli, spese inutili e nessuna risposta.
L’Italia è ancora impantanata nell’intrico burocratico della legge 241/1990 (di ben ventisette anni fa!) che obbliga chi chiede un’informazione a dimostrare che ha un interesse “legittimo e qualificato” per conoscerla. Affrontando proprio il tema della necessità di una legge che regoli la trasparenza amministrativa, Belisario e Romeo in “Silenzi di Stato” smascherano la volontà politica, assolutamente politica, di mantenere e conservare i cittadini all’oscuro di verità tanto evidenti quanto fastidiose e pericolose per disinnescare i meccanismi del potere.
Quando i Silenzi (e le trasparenze negate) uccidono lo Stato
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