“Scene da una battaglia sotterranea”: l’arte della guerra e gli armadilli.

Giulio Gasperini
ROMA –
Forse, un tempo, la guerra ebbe un’arte: lo dimostrano le teorizzazioni, capolavori letterari più che strategici, da quella del generale Sunzi, nel VI secolo a.C., fino ad arrivare a Machiavelli, nel saggio “Dell’arte della guerra” (1520 ca.). Rodolfo Fogwill, nel suo straziante romanzo “Scene da una battaglia sotterranea”, pubblicato finalmente in Italia da SUR (2011), parrebbe raccontarci, all’opposto, una guerra che è tutto fuorché arte. Che è piuttosto bizzarra ironia dell’umano, sadica dimostrazione di ferocia, inaudita e immotivata violenza. Una guerra, insomma, che non rimane su carta, sulle mappe, sugli spostamenti delle pedine (una specie di Risiko istituzionale), ma che colpisce e affonda la carne, strazia e strania, abbatte e lascia incompiute le ore.
Scritto in soli tre giorni, durante l’assurda guerra delle Malvine (o, a preferenza, delle Falkland), il romanzo assume un punto di vista radicale, ma che mai diventa straniante; è un punto di vista che ci rende sempre protagonisti estremi della Storia. Siamo trascinati e trattenuti sottoterra, in gallerie e cunicoli dove vive, ridotta al buio e all’umidità, una società che si crea alternativa al mondo, che in cambio di sigarette e scatolette di cibo tradisce il suo ruolo e i suoi compatrioti, che avvantaggia il nemico ma sentendosi, così, paradossalmente, meno sola, meno sfruttata, meno dimenticata e illusa che difendere la patria sia il dovere di ogni cittadino, per la sopravvivenza dell’integrità della nazione offesa.
Sono gli armadilli, “Los pichiciegos”: soldati argentini costretti, come i totemici animali dell’America latina, a vivere nel sottosuolo, a percorrerlo e a sentirselo come una casa. Il titolo originale è proprio questo: “Los pichiciegos”, perché loro sono i catalizzatori della vicenda, loro sono i più evidenti risultati che la guerra, nella sua idiozia senza fine, nella sua più totale ed esclusiva mancanza d’arte, produce e alimenta. La guerra fa rumore alle loro spalle, sopra le loro teste, bombarda e soffoca, si sviluppa secondo le sue regole strane e stranianti. Ma, alla fine, la guerra diventa un pretesto, un accidente che autorizza a soffermarsi su quella società alternativa e straordinaria (perché fuori dal consueto); tanto che non sarà la guerra a ucciderli, ma un banale incidente causato da una loro trascuratezza. Fogwill vuole dirottare il nostro interesse verso questi uomini, verso la loro caratura umana, che si trovano ridotti ad animali, a bestie condannate e dimenticate da qualsiasi logica del mondo: ce li porge, ce li offre, ponendoli alla ribalta del testo, con uno sguardo che piega a benevola compartecipazione.
Grazie a SUR, una casa editrice indipendente e nata senza alcun capitale, attenta al rapporto coi librai indipendenti e alle nuove frontiere che la società impone di valutare, la letteratura latino-americana sta riscoprendo nuove voci, al di fuori dei soliti grandi blasonati (ma che poco osano e si innovano). Voci che nuove lo sono soltanto per noi, lettori italiani, ma che ci permettono di ammirare nuova letteratura e di leggere pagine d’inaudita bellezza, dove la febbre delle parole si allaccia alla passione politica e sociale.

Informazioni su Giulio Gasperini

Laureato in italianistica (e come potrebbe altrimenti), perdutamente amante dei libri, vive circondato da copertine e costole d’ogni forma, dimensione e colore (perché pensa, a ragione, che faccian anche arredamento!). Compratore compulsivo, raffinato segugio di remainders e bancarelle da ipersconti (per perenne carenza di fondi e per passione vintage), adora perdersi soprattutto nei romanzi e nei libri di viaggio: gli orizzonti e i limes gli son sempre andati stretti. Sorvola sui dati anagrafici, ma ci tiene a sottolinare come provenga dall’angolo di mondo più delizioso e straordiario: la Toscana, ovviamente. Per adesso vive tra i 2722 dello Zerbion, i 3486 del Ruitor e i vigneti più alti d’Europa.
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2 commenti

  1. bravo Giulio, ottima scelta corro a comprarlo!

  2. Giulio Gasperini

    Grazie mille Luigi!
    Ti conosco, sicché so quanto sono preziosi i tuoi giudizi!

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