Franco Maria Ricci Editore: le pietre come opera d’arte

Mercoledì 6 dicembre la presentazione di “Scritto nella pietra”

ROMASCRITTO NELLA PIETRA Minerali collezionati e descritti da Roger Caillois verrà presentato mercoledì 6 dicembre alle ore 18 presso l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, in occasione della mostra in corso fino al 14 gennaio 2024 STORIE DI PIETRA. 200 capolavori da Guido Reni a Damien Hirst passando per Rodin e Picasso. Un cospicuo gruppo di esemplari tratti dalla collezione di Caillois fa infatti da prologo all’esposizione che racconta, con oltre 200 opere, il fascino delle pietre nella storia dell’uomo. La presentazione del volume è inserita in un ricco palinsesto di eventi a tema pietre che Villa Medici propone nella settimana dal 6 al 10 dicembre, svelando anche luoghi raramente aperti al pubblico.

Pur se appartenenti al Regno minerale, le pietre che fanno parte della collezione dello scrittore francese Roger Caillois, conservate al Muséum national d’Histoire naturelle di Parigi, appaiono miracolosamente somiglianti a opere d’arte. Muovendo da questo misterioso, ma affascinante collegamento tra due universi apparentemente lontani, il nuovo volume edito Franco Maria Ricci SCRITTO NELLA PIETRA Minerali collezionati e descritti da Roger Caillois raccoglie una curata selezione delle più belle pietre della collezione di pietre di Caillois e racconta la figura dello scrittore, sociologo, esponente del surrealismo, riproponendo i suoi saggi sulle pietre e inquadrando con testi di altri autori la sua personalità, il clima culturale in cui visse, e certe meraviglie della Natura.

In apertura, il saggio di Stefano Salis ci introduce nel mondo di Caillois, delineandone la figura e la personalità di intellettuale atipico, “lettore onnivoro ed accanito, allievo liceale perfetto, surrealista della prima ora, fondatore del collegio di Sociologia, scrittore da subito e per sempre”. E poi, la passione per il mondo minerale, a cui dedicò gli ultimi venti anni della propria vita, come scrive Salis: “Quello che “vede” Caillois nella pietra è l’essenza stessa della letteratura e, molto di più, del nostro destino e modo di essere umani; esseri sognanti, capaci di immaginare. Di trarre, dalla fredda materia, figlia di compressioni e ribollimenti violenti e ancestrali, occasione di meraviglia e stupore, contemplazione e saggezza”.

Segue il critico letterario Carlo Ossola che traccia invece i contorni del clima culturale in cui Caillois si mosse e visse, soffermandosi sulla visione innovativa del poeta novecentesco, “che ha fatto uscire le pietre figurate dal versante della rarità concettose del regno minerale a quello del linguaggio dell’universo”.

François Farges, custode della collezione, ne ricostruisce la genesi e l’accrescimento, le caratteristiche e le particolarità. “Non si tratta né di una collezione di minerali classica, con una diversità rappresentativa delle specie più̀ emblematiche, né di una raccolta d’esperto […] No, l’interesse della collezione di Caillois è altrove, su un piano totalmente diverso ed eccedente rispetto a quello della mineralogia. Il suo fulcro si situa per natura nelle parole, nei segni, nei sogni, nelle prose che emergono dai cristalli“.

Nella parte centrale del volume si propone una selezione dei testi di Caillois dedicati alle pietre, nelle cui parole magistralmente accostate si intrecciano sapienza geologica e misticismo, scienza e arte.

In chiusura, il discorso di Marguerite Yourcenar, pronunciato dopo la morte di Caillois in occasione del suo insediamento nella prestigiosa istituzione Académie de France, attraverso il quale la scrittrice ripercorre la vita e le opere del suo predecessore, “l’uomo che amava le pietre”. Scrive Marguerite Yourcenar: “Non solo la stupefacente varietà delle loro forme lo ha persuaso che l’invenzione umana non fa che reiterare i dati inerenti alle cose, ma anzi, al di là dell’estetica egli ritrova in esse la storia. Fusioni, pressioni, rotture, impronte della materia sulla materia hanno lasciato all’interno e all’esterno tracce che talvolta somigliano talmente a una scrittura da poter trarre in inganno, e che, in effetti, trascrivono avvenimenti anteriori di milioni di anni a quelli dell’uomo”.

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