Anita, l’eroina di due mondi.

Anita. La nascita di un'eroinaGiulio Gasperini
AOSTA – Dove nasce un’eroina? All’altro capo del mondo, nella provincia brasiliana di Santa Catarina, da una povera famiglia con dieci figli, nella quale il padre muore presto e la madre si deve occupare di tutti e di tutte. Un’eroina si chiama Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, che in seguito sarà chiamata Anita, e si innamorerà di un condottiero, Giuseppe Garibaldi, sbarcato nel Sud America da esule e chiamato a … . Il fumettista brasiliano Josè Custòdio Rosa Filho ha raccontato in Anita Garibaldi, graphic novel edita in Italia da Edizioni Verbabolant, gli anni hanno visto nascere l’eroina Anita, concentrandosi sulle vicende sudamericane.
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Caetano Veloso, uomo anima e voce del Brasile

Caetano VelosoGiulio Gasperini
AOSTA – Le passioni sono inspiegabili. Nascono, spesso volte, per un dettaglio, per una casualità, per un capriccio del caso. E poi diventano grandi, si alimentano, crescono senza che si possa fare molto, se non abbandonarsi e assecondandole. Igiaba Scego, scrittrice e giornalista che a tutt’altri argomenti aveva abituato il lettore, affronta una delle sue passioni – il ritratto della stella della musica brasiliana (e di Bahia, terra la più africana di tutto il Sud America) per eccellenza – in un libro edito da Add Editore: Caetano Veloso. Camminando controvento.
Da subito, il ritratto di Veloso firmato da Igiaba è un omaggio, un regalo, un’attestazione d’amore. Igiaba ne racconta la storia, affronta le tappe sia politiche che sociali e musicali della vita di Veloso, ma lo fa – chiaramente, senza nasconderlo e, anzi, trasformandolo in un merito peculiare – con il trasporto personale della fan, con l’emozione di ricordare momenti della sua vita incorniciati dalla musica del musicista bahiano, con lo sguardo soggettivo di una donna amante.  Continua

“No país do futebol”: il Brasile al centro del mondo.

No Pais do futebolGiulio Gasperini
AOSTA – Sotto tutti i riflettori del mondo. Non solo in quest’estate del 2014 con i Campionati mondiali di calcio ma anche in previsione delle Olimpiadi di Rio del 2016; e poi, per i gravissimi scontri sociali che l’assegnazione dei due grandi eventi ha scatenato nel popolo brasiliano, con le forti contestazioni alla politica e ai poteri forti di una delle economie considerate più in sviluppo del mondo contemporaneo.
Il giornalista Bruno Barba, come da sottotitolo, ha compiuto un viaggio antropologico in questo paese enorme e multiplo, con tante identità a incastrarsi e sovrapporsi in un mosaico complesso quanto affascinante: “No país do futebol”, edito nel 2014 da Effequ, è il risultato di questo ritorno alla casa del calcio, per eccellenza, in un mondiale dal quale l’Italia è già stata eliminata ma che non perde per questo il suo fascino indistinto.
Il punto di vista è quello del “casalingo di Voghera”, ovvero dell’italiano medio, che come sempre comincia a interessarsi di una geografia quando vi accade un evento superiore, che riesce a catalizzare la sua attenzione e ad aggirare i suoi preconcetti. L’obiettivo è quello di presentare un paese che sta vivendo un’evoluzione a ritmi pazzeschi, un’accelerazione alla modernità che ha pochi paragoni nel resto del mondo. Un paese, il Brasile, che ha sempre incuriosito e interessato per i suoi eccessi, le sue peculiarità, la sua natura ribelle, le sue dimensioni spropositate, la sua storia di armi e sangue, le sue devastanti contraddizioni, la sua musicalità anche linguistica, la genialità dei suoi artisti, la carnalità della sua letteratura. Il suo calcio stellare: ed è proprio da questo sport che l’esplorazione comincia, inevitabilmente. L’assegnazione del mondiale, le proteste, i lavori non conclusi, la prospettiva di una festa del calcio che sia orgoglio e rivalsa di un popolo e di una cultura interi. Ma dal calcio si passa ben preso ad altro: si passa ai luoghi comuni, ai pregiudizi, alle favole raccontate su questo paese dalla storia imponente. E poi si parla di libri, di poesie, di canzoni, di bossanova, di favelas, di telenovelas, di Ordem e Progresso. Nel particolare, Bruno Barba passa a descrivere le città protagoniste di questo mondiale, da Salvador de Bahia, “Universo negro”, a Rio de Janeiro, “A cidade maravilhosa”, da San Paolo, “La patria degli italiani”, a Manaus e Recife e tutti gli altri luoghi che adesso tutti sanno per averli sentiti alla televisione ma che nessuno conosce veramente. Il Brasile è il grande esempio, il grandissimo manifesto del meticciato, dell’incontro che crea unione e forza, della contaminazione che non è sinonimo di male ma che diventa potenza per significarsi in maniera migliore e più performante.
Un viaggio affascinante e coinvolgente, questo di “No país do futebol”, in uno stile accattivante che ci accompagna per mano, ci mostra le curiosità, ci rende consapevoli che il Brasile intero è più di un paese o di un orizzonte commerciale: è una ricchezza meticcia per tutti.