“Solo i bambini sanno amare” e questo basta
Cosa comprende un bambino della morte? Cosa sente oltre l’assenza, il distacco, la frustrazione, la confusione e il dolore? Ogni bambino, in età differenti, comprende la morte in maniera diversa; quello che fa Bruno, a sei anni, quando perde la madre, è diventare un osservatore. Bruno è troppo piccolo per partecipare al corteo, può solo guardare dalla finestra, osservare la figura allontanarsi, mentre tutti gli altri cercano di cancellare le tracce del passaggio materno sulla terra.
Per Cali (Bruno Caliciuri), cantautore francese e autore del romanzo autobiografico Solo i bambini sanno amare, la morte è una presenza improvvisa, una figura latente. Eppure la morte, così presente, così ostinata, così scaltra, non potrà soppiantare la memoria. Il ricordo della madre, quell’amore così puro e forte, andrà oltre la mancanza di carezze, di conforto, di attenzioni. Non sarà una peritonite, non sarà una caramella in gola, non saranno i giorni cupi al campo estivo o la morte di un giovane vicino di casa a far cedere Bruno alla disperazione. Il dolore del bambino si ispessisce nel guardare la sofferenza di suo padre, quel gigante buono e forte che la vita sta mettendo a dura prova. Il dolore si fa pulsante all’indifferenza di Carol, la bambina che non ricambia il suo amore, o alle scaramucce con il suo migliore amico, Alec. Alec è un antidoto alla morte, ancora e porto a cui attraccare quando il vento del dolore si alza forte. Alec è un caldo abbraccio, è un bacio al sapore di sangue, è quasi ossessione.
“Vorrei tanto che la vita ci perdesse per sempre. Smarriti in un luogo che nessuno conosce. Un luogo in cui morire felici, la pancia straziata dall’amore”.
Tradotto da Gabriella Montanari e Sylviane Tulimiero, Solo i bambini sanno amare è pubblicato da Vague Edizioni. Il romanzo narra con parole semplici e poetiche una storia di amore e sofferenza; un distillato di emozioni contrastanti. Nonostante il tempo, tra le righe la nostalgia è ancora struggente e vivissima.