“Una via di pace”: dell’impegno e dell’ottimismo.

Giulio Gasperini
ROMA –
Il giornalista Andrea Semplici, raffinato descrittore d’orizzonti, ci regala un’altra straordinaria avventura. Questa volta condividendola con Mario Boccia, un fotoreporter specializzato in reportage sociali. La mèta dell’ennesima esplorazione è la Palestina; e Israele. Senza badare alla politica né alla logica del limes. Sono partiti, i due, per un reportage che si inserisce nell’ambito del programma di cooperazione internazionale Med Cooperation, finanziato dalla Regione Toscana oramai da più di dieci anni. Il risultato dell’incontro tra questi due maturi giornalisti, e la vivace Terre di Mezzo Editore, da sempre in prima linea nel sociale e nella cooperazione, è “Una via di pace. In viaggio tra Israele e Palestina” (2011).
Sei città, nemmeno tra le più famose di questo lembo straziato di terra, sono state visitate e, ancor più, esplorate: Akko, Haifa, Tulkarem, Taybe, Nablus e quella che la tradizione narra esser stata la prima città del mondo, Gerico. Tutte realtà particolari, dipinte con parole sapienti e curiose del mondo, di ogni suo dettaglio. Le esperienze concretamente vissute, tutte le verità toccate, annusate, viste coi sensi propri di chi impugna la penna, tutto il materiale umano che è il solo indispensabile per capire un paese e per compilare un’ottima guida di viaggio Semplici e Boccia sanno benissimo come raccoglierli e come proporceli, pianificando un viaggio che osservi le persone negli occhi, nei loro comportamenti, nelle loro abitudini e passioni, piuttosto che ammirare i monumenti e limitarsi alle pietre che subiscono il trascorrere dei secoli.
Sono nati, alla fine, dei brevi ma cesellati componimenti, non delle descrizioni ma dei veri e propri “ritratti” di città, proprio perché viste soprattutto nelle loro componenti antropologica, sociale, umana. I tre comuni israeliani e i tre palestinesi sono narrati negli aspetti più caratteristici e peculiari, se ne svelano segreti e curiosità, se ne cerca di penetrare l’anima e di trovare le ragioni della loro unicità e esclusività. Accompagna le parole un ricchissimo apparato iconografico: foto splendide, parlanti, che paion modellate dalle parole; mentre le parole sembrano prendere vita allo splendere dei colori sorpresi e catturati negli scatti.
Ecco allora che riusciamo a visitare, col pensiero prima ancora che col corpo, Akko, “la sola città di Israele che […] abbia conservato intatto il suo carattere arabo”; oppure Haifa, “una città di tasselli che cercano di incastrarsi l’uno con l’altro”. Oppure potremmo decidere di fermarci a Taybe, per assaggiare “the best humus of the region”; o proseguire per Tulkare, dove i risvegli sono lenti e si beve succo di harroob (carruba); potremmo perderci nel passato prestigio romano di Nablus o cercare di sorprendere il gocciolare del tempo a Jabal al-Quruntul, il Monte delle Tentazioni a Gerico. Tutte le sei città prendono forma e vita; e a noi che vorremmo visitarle, sorprenderci della loro meraviglia, si arrendono docili, con la dolcezza tipica di chi sa che abbandonare le armi e disporsi all’incontro siano le uniche vere “vie di pace”.

Informazioni su Giulio Gasperini

Laureato in italianistica (e come potrebbe altrimenti), perdutamente amante dei libri, vive circondato da copertine e costole d’ogni forma, dimensione e colore (perché pensa, a ragione, che faccian anche arredamento!). Compratore compulsivo, raffinato segugio di remainders e bancarelle da ipersconti (per perenne carenza di fondi e per passione vintage), adora perdersi soprattutto nei romanzi e nei libri di viaggio: gli orizzonti e i limes gli son sempre andati stretti. Sorvola sui dati anagrafici, ma ci tiene a sottolinare come provenga dall’angolo di mondo più delizioso e straordiario: la Toscana, ovviamente. Per adesso vive tra i 2722 dello Zerbion, i 3486 del Ruitor e i vigneti più alti d’Europa.
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2 commenti

  1. il miglior modo per visitare e vivere un luogo è quello di immedesimarsi, mescolarsi, fondersi tra la gente che ci vive…. attraverso questo “vivere il luogo” è possibile, poi, con l’uso sapiente della parola, descriverlo e proporre ai lettori una vera e propria guida, un vademecum, per la visita di quei luoghi….

  2. Giulio Gasperini

    Proprio vero, Michael. Il miglior modo per conoscere un posto è immergersi tra le persone, sciogliersi nel flusso dei volti, degli odori, degli sguardi; è perdersi nelle vite altrui, cercando di capire gli altri, di non soffocarli con le nostre impostazioni mentali, con le nostre architetture culturali. Bisogna solo vivere secondo i suoi ritmi del luogo. Ché sono i luoghi stessi a dettare le condizioni per esser conosciuti.

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