“Come leggere un libro”: i preziosi consigli di lettura di Virginia Woolf

Alessia Sità

ROMA“Il lettore comune, come suggerisce il dottor Johnson, differisce dal critico e dallo studioso. E’ meno istruito, e la natura, quanto a talento, non è stata così generosa. Legge per il proprio piacere e non per impartire conoscenza o correggere l’opinione altrui.”
Così scriveva Virginia Woolf (1882-1941) – una delle più grandi icone letterarie del Ventesimo secolo – nel prologo a “The Common Reader. First Series, 1925”.
Per carpire ogni piccolo segreto su come il lettore dovrebbe approcciarsi alla lettura di un testo, Passigli editore ha pubblicato “Come leggere un libro”, una piccola preziosa guida. La raccolta è costituita dal prologo al saggio ”Come si dovrebbe leggere un libro?” – testo originariamente pensato come conferenza per una scuola femminile e poi pubblicato sulla “Yale Review” nell’ottobre 1926 e inserito in “The Common Reader. Second Series, 1932 – e da “Che effetto fa un contemporaneo”. Quest’ultimo apparve sul “Times Literary Supplement” il 3 aprile 1923 e solo dopo qualche revisione venne pubblicato in “The Common Reader. First Series, 1926.
Con grandissima attualità e accuratezza, Virginia Woolf descrive e spiega l’ambiente letterario. La lettura di un romanzo non è mai un atto semplice, ma richiede sensibilità, fervida immaginazione e capacità di confronto con le passate esperienze. Avere un termine di paragone è fondamentale per poter gettare le basi del nostro giudizio in previsione delle opere future. Non sempre, però, il “lettore comune” dispone di strumenti adeguati per comprendere testi particolarmente complessi, un esempio citato dalla scrittrice è “Ulysses” di James Joyce, pubblicato proprio in quegli anni. Infine, riferendosi ai contemporanei Viriginia Woolf scrive: “La nostra è un’epoca di frammenti. Alcune strofe, alcune pagine, un capitolo qua è là, l’inizio di questo romanzo, la fine di quello corrispondono al meglio di qualsiasi epoca o autore. Ma davvero possiamo passare alla posterità con un fastello di pagine sciolte, o chiedere ai lettori del futuro, con tutta la letteratura di fronte a loro, di separare con il setaccio le minuscole perle dai nostri cumuli di spazzatura?”. Arriverà il momento in cui il lettore, un tempo amico dello scrittore, si trasformerà in giudice e condannerà tutti quei libri poveri intellettualmente. Con estrema delicatezza e acuta lucidità, Virginia Woolf propone idee e suggerimenti su come ogni lettore possa scegliere in totale libertà cosa leggere, seguendo semplicemente il proprio istinto e tralasciando qualsiasi altro giudizio che non sia quello personale.

 

Informazioni su Alessia Sità

Laureata in Editoria e Giornalismo, da sempre coltiva l’amore per il teatro, la lettura e la poesia. Passioni che si sono concretate nel gruppo culturale “Il Carro dell’anima”, nato molti anni fa nel suo piccolo e splendido paese. Per lavoro, si interessa anche di televisione, intrattenimento e serie TV. Ama trascorrere il tempo libero andando al cinema o facendo un salto in libreria (adora, infatti, immergersi nella letteratura chic lit e perdersi in tutte le forme che la cultura può assumere). La sua filosofia di vita si ispira essenzialmente a una delle poesie più belle di Emily Dickinson: “Non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane né corsieri come una pagina di poesie che si impenna questa traversata può farla anche il povero senza oppressione di pedaggio tanto è frugale il carro dell’anima.”
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4 commenti

  1. Bella proposta!! trovo molto interessante quando è lo scrittore che dà consigli su come leggere i libri… sono sempre opinioni interessanti! Grazie!

  2. Hai ragione Michael, poi Virginia Woolf è una Signora scrittrice…insomma unica 🙂

  3. Le sue più famose opere comprendono i romanzi La signora Dalloway ( 1925 ), Gita al faro ( 1927 ) e Orlando ( 1928 ). Tra le opere di saggistica emergono Il lettore comune ( 1925 ) e Una stanza tutta per sé ( 1929 ); nella quale ultima opera compare il famoso detto “una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi”.

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