Giulia Siena
PARMA – Destino. Diario, disincanto, distanza, divano, dolce, dolore. Sono tante le parole che in questi giorni di reclusione forzata, ormai diventati di una normalità preoccupante, mi ronzano intorno. Parole improvvise, parole scelte con cura oppure arrivate chiacchierando – virtualmente – con amici. Le parole giungono mentre faccio altro; si palesano con forza a definire una immagine, un evento, uno stato d’animo.
E racchiudere una realtà sempre più irriconoscibile, sempre più lacerata, sempre più incerta in un tassello di significato è quasi rassicurante; ma, alle volte, neanche le parole riescono a placarci: è come se la terminologia che conosciamo già, quella solita, non bastasse più. Bisogna quindi dargli nuova linfa, nuovo significato, nuovo vigore e nuovo ruolo. Insieme alle parole dobbiamo cominciare a fortificare noi stessi, fermare gli interrogativi e percorrere la strada in salita che si dispiega davanti ai nostri occhi.
Il mio è un Alfabeto di quarantena
D – Destino
Non è il 2020 che attendevamo, non è il periodo che auspicavamo. Lo abbiamo detto più volte, me lo ripeto spesso. Eppure dobbiamo nuotare anche contro la corrente, lavorare quando non ci va, sorridere quando invece vorremmo piangere, spingere sui pedali anche quando siamo sfiniti. E’ questo che ci hanno sempre insegnato, è questa la prova per dimostrarsi maturi. E mentre questo tempo ci fa fare i conti con la rabbia e lo sfinimento, la preoccupazione e la stasi, “il destino mescola le carte e noi giochiamo”. Questo asseriva Arthur Schopenhauer qualche secolo fa e oggi -più che mai – il destino ci sembra beffardo, ingiusto, insolente. Eppure la vita non ci aveva mai assicurato che non sarebbe mai cambiata, che tutto si sarebbe svolto secondo i piani, nella tanto temuta routine. L’insieme di quelle circostanze che rappresentavano le nostre sicurezze è cambiato, il disincanto ha fatto capolino e il destino ci ha spiegato che decide contro la volontà di tutti. Un discorso fatalista, forse, ma ora che le carte si sono rimescolate dobbiamo ripartire, fare il nostro gioco e imporre la nostra determinazione, la nostra logica e la nostra volontà. Dobbiamo dimostrare di saper nuotare nonostante la corrente, sorridere quando vorremmo piangere, dare una spinta maggiore proprio quando siamo sfiniti.
Lettura
“Volti al travaglio
come una qualsiasi
fibra creata
perché ci lamentiamo noi?”
(Giuseppe Ungaretti)
Canzone
Superando quegli ostacoli
Se la vita ci confonde
Solo per cercare di essere migliori
Per guardare ancora fuori
Per non sentirci soli.
(Tiromancino)
Vignetta di Michela Candi – riproduzione riservata