“News”: il nuovo manuale di Sergio Lepri per chi desidera realmente conoscere i segreti della scrittura

ROMA – Se il vostro sogno nel cassetto è diventare dei bravi giornalisti, non perdete “News. Manuale di linguaggio e di stile per l’informazione scritta e parlata” di Sergio Lepri edito nel 2011 da Rizzoli. Troverete tanti ottimi consigli per imparare la difficile arte del giornalismo, evitando di cadere nelle insidiose trappole della nostra lingua.
Sergio Lepri mette a disposizione la propria esperienza giornalistica per insegnare i trucchi del mestiere, offrendo un’informazione chiara, completa e accessibile a tutti. I più noti “style book”, i manuali di linguaggio giornalistico, sono quelli di stampo anglosassone di Bbc, Economist, Associateci Press, New York Times.
Sergio Lepri, maestro di giornalismo con oltre mezzo secolo di esperienza, offre in questo libro una guida italiana di stile per scrivere e parlare correttamente. II testo introduce al contesto culturale, tecnologico, sociale e mediatico in accelerata trasformazione e fornisce consigli indispensabili per chiunque voglia stare al passo con la lingua in continua evoluzione, informando i cittadini in modo chiaro e corretto. Con consigli per migliorare il proprio linguaggio scritto e parlato e per la grafia e la pronuncia dei nomi stranieri, e con due “dizionari” – dei nomi propri di persona e toponimi e dei nomi comuni – per evitare stereotipi ed errori. Un manuale per un giornalismo preciso, serio e responsabile, che contribuisce alla crescita civile della società.

“Confessione reporter. Quello che non ho mai scritto.” Un viaggio alla scoperta del vero volto del giornalismo pubblicato da Ponte alle Grazie

Alessia Sità
ROMA “Un articolo non basta mai per dire tutto perché vive solo il tempo in cui lo leggi. Subito dopo le vite da te incontrate spariscono nella fretta del prossimo reportage. E invece sono proprio quelle folle fruscianti di sconosciuti noti e forestieri, quella nebbia fitta di ricordi che fanno il succo e la carne del giornalismo”.
Così scrive Stella Pende, nell’introduzione di “Confessione reporter. Quello che non ho mai scritto”, edito da Ponte alle Grazie, nella collana Memorie. Attraverso numerose interviste, raccolte durante gli anni da inviata speciale, la giornalista riporta la propria esperienza professionale e personale, mettendo in evidenza come questo mestiere non viva solo di parola, ma anche di emozioni, caparbietà e rischi.
Partendo dal viaggio a Sarajevo e proseguendo con il racconto dei conflitti nei Balcani e in Medio Oriente, l’autrice dà finalmente voce a tutte quelle drammatiche realtà che troppo spesso vengono lasciate cadere “nella spirale del silenzio”.
Stella Pende ci regala pagine memorabili di ricordi personali, legati a celebri personaggi che con le loro azioni hanno segnato la nostra storia: da Gheddafi, al reporter poeta Kapuscinski, al terrorista galante Khaled Meshaaa, fino al premio Nobel per la Letteratura García Márquez. La coraggiosa cronista svela ai lettori il dietro le quinte e i segreti di un mestiere “troppe volte mitizzato, ma così poco capito nelle passioni che accende”, facendo emergere in qualche modo la vera “linfa del giornalismo”.
Attraverso un PRIMA e un DOPO, ogni articolo viene scandito dall’estenuante corsa contro il tempo . Con la straordinaria sensibilità di una donna che non dimentica di essere soprattutto una madre, Stella Pende ci offre “un viaggio lungo e felice”, che merita di essere vissuto attraverso il resoconto dettagliato di ogni momento descritto.

"Come eliminare i giornalisti (senza finire in prima pagina)", provateci!

Giulia Siena
ROMA – “Questo è un manuale di autodifesa. E non sorprenda il fatto che a scriverlo sia un giornalista. In oltre trent’anni d’attività ho conosciuto molti colleghi e di ognuno ho cercato di mettere a fuoco pregi e difetti.” Per essere solo all’introduzione, il libro del giornalista salernitano Gabriele Bojano, “Come eliminare i giornalisti (senza finire in prima pagina)”, promette svariate sorprese. Pubblicato il mese scorso da Mursia, il dissacrante libro o il “divertente pamphlet”- come lo ha definito Maurizio Costanzo nella prefazione – racconta la figura del giornalista attraverso 50 prototipi ben definiti di professionisti del settore. Bojano suddivide il libro in nove parti e, in ognuna di esse, descrive giornalisti caratterizzati da pessimi comportamenti professionali, sociali e umani.
Così, il mestiere più difficile del mondo (difficile più degli altri poiché spesso se non sei raccomandato non lavori, invece quando il giornalista lavora non viene riconosciuto come tale, quindi, non viene retribuito o sottopagato) è in mano a gente strana che si comporta in modo strano e ha pretese strane. Dal “giornalista hulk”- facile agli isterismi – al “giornalista glocale” – totalmente dedito agli scoop casalinghi del suo piccolo paese da non accorgersi del resto del mondo – passando per il “giornalista dinasty” – designato dagli dei come continuatore della stirpe giornalistica – fino al “giornalista oh happy day”- per il quale c’è sempre un motivo per festeggiare. Ognuno di loro presenta diversi motivi per irritare conoscenti e colloghi che di solito incontra sulla sua strada, ma un modo per eliminarli c’è: Bojano ne suggerisce uno per ogni tipologia di giornalista. Provare per credere!

"Brutte Notizie. Come l’Italia vera è scomparsa dalla tv"

Alessia Sità

ROMA – “Dov’è il Paese reale? Dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? Dov’è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare?”
Maria Luisa Busi, lo storico volto del Tg1 delle 20, spiega i giochi di potere e il il dietro le quinte dell’informazione televisiva nel suo libro: “Brutte Notizie. Come l’Italia vera è scomparsa dalla tv”, pubblicato da Rizzoli. La nota giornalista, che nel maggio scorso decise di rinunciare alla conduzione del tg di Minzolini, adesso ritorna alla ribalta per rivelare come il vero volto dell’Italia sia stato eliminato dal telegiornale più seguito, quello che dovrebbe raccontare la verità dei fatti, senza ricorrere a un’informazione che talvolta rischia di diventare mero intrattenimento.
Ripercorrendo la propria esperienza personale e professionale, la conduttrice descrive la progressiva decadenza di un’idea di giornale e di servizio pubblico. La vera faccia dell’Italia è sparita dai notiziari. La realtà viene costantemente deformata o taciuta. Le brutte notizie sono, quasi sempre, oscurate.
La Busi ridà, finalmente, voce agli invisibili: denuncia la situazione scandalosa dei terremotati de L’Aquila (il cui miracolo è avvenuto solo in televisione), punta il dito su come al Tg1 non vi sia più spazio per i cassintegrati dell’Alitalia, allo stesso modo denuncia la condizione delle donne, quella dei precari e dei disoccupati, senza dimenticare le tragiche vicende degli imprenditori del Nord Est vittime della recessione. Un racconto semplice e diretto che rivela, attraverso le piccole storie di gente comune, i grandi drammi quotidiani che attanagliano profondamente il nostro Paese.
Maria Luisa Busi, Brutte Notizie, Come l’Italia vera è scomparsa dalla tv. Rizzoli € 18,00