
Nel Cinquecento l’amore si esprime nella melodia di Frans e Amelie, nel suono della straziante nostalgia evocata dai due innamorati lontani, poi, nel secolo successivo, prende vita nei quadri di Gregarius, uno stravagante avventuriero stregato da un “angelo”, la bellissima Mari, ma incapace di resistere al richiamo del mare. Il desiderio di conoscere è irrefrenabile anche nel giovane Hans, capace di intuire una metafora suggestiva quanto fatale per la sua vita. L’amore è, per lui, come la luce, “invisibile mentre si muove” ma capace di farsi “sentire quando colpisce”. Filosofia, momenti di felicità difficili da decifrare e impossibili da trattenere, uno squallido scambio economico: sono queste le forme assunte dall’amore nelle storie degli ultimi due secoli. Henrik, il protagonista del Novecento, persegue un suo, personalissimo obiettivo, dimostrare che l’amore, al pari di tutte le cose, si può comprare e che il suo prezzo non è una “questione sentimentale”, ma è determinato da semplici e oculati investimenti. Una storia amara, priva di illusioni e senza lieto fine, che sembra prospettare un futuro tutt’altro che roseo.
Al termine di questo incredibile viaggio, i dubbi del vecchio cantastorie non sono ancora sciolti: magari è la domanda ad essere sbagliata, se si chiede cos’è l’amore, si presuppone che esista. Ma forse, come gli suggerisce l’amico Baldur, la risposta è proprio nella domanda, perché è nel momento stesso in cui sorge l’interrogativo che l’idea di amore è già lì, presente in ognuno.