L’ultimo bagliore, il romanzo di D. L. Rose

Una storia d’amore tra sogno e realtà, bene e male

Giulia Siena
Estate 2011. Una serata di gala nel palazzo storico di quel paese che lo ha visto nascere. Domenico Portuese si aggira tra le sale gremite di gente – tra vecchi amici, conoscenti e sconosciuti – fino a quando vede venirgli incontro una donna. Bellissima. Sente un sussulto. Da lei provengono quelle parole, i versi di una poesia composta dallo stesso Domenico. E’ un attimo e tra loro comincia un serrato dialogo. Tutto il resto passa in secondo piano: Domenico non pensa più all’invito in montagna fattogli qualche momento prima dal suo amico Michele, il pensiero non torna ai suoi due figli a casa con i nonni, nulla, anche quel dolore lieve e costante che sente ancora per la morte di sua moglie ora, al cospetto della “novella” Cenerentola, è come sopito. Tutto è ovattato, tranne la forte curiosità che prova per il sorriso accennato e dolce della donna.

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Hop,”Amore mio illuminato”: artisti messi a nudo dall’amore

Giulia Siena
PARMA
– L’amore salvifico, paziente, provvisorio. L’amore anelato, interpretato, maturo. L’amore e la fuga, l’amore e la necessità, l’amore e la follia. Lorenza Tonani e Giulia Rosa raccontano e illustrano l’amore: vissuto come passione e simbiosi, scambio e cura, sodalizio artistico o viaggio altrove di venti coppie di artisti che hanno impresso il loro sguardo sul mondo. Amore mio illuminato, il bellissimo albo pubblicato da Hop!, percorre, infatti, attraverso le storie di personaggi eclettici e visionari, tante e differenti tipologie d’amore.

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10 Libri per San Valentino

ROMA “All’amore non si resiste
perché le mani vogliono possedere la bellezza
e non lasciare tramortite anni di silenzio.
Perché l’amore è vivere duemila sogni
fino al bacio sublime.” Alda Merini

 

 

1. “Orlando innamorato” di Matteo Maria Boiardo, Einaudi
Eterno, incisivo e passionale

 

2. “L’amore coniugale” di Alberto Moravia, Bompiani
Riflessivo, tormentato e seducente 

 

3. “Lentamente fra le tue braccia” di Katherine Pancol, Dalai Editore
Coraggioso, totalizzante ed estraniante 

 

4. “Gli amori difficili” di Italo Calvino, Mondadori
Sofferto, inconciliabile e irrinunciabile

 

5. “Appuntamento al Ritz” di Hélène Battaglia, Dalai Editore
Sorprendente, sognatore e incalzante  

 
6. “Dizionario dei sogni erotici. Il lato nascosto dei sogni” di Christian Congiu, Giunti
Onirico, emotivo e accattivante 

 

7. “Ora o mai più” di Nadine Gordimer, Feltrinelli
Avventuroso, disilluso e coinvolgente 

 

8. “Donne sole e principi azzurri. Modelli, incontri e contraddizioni della vita amorosa” di Jean Claude Kaufmann, Giunti
Empatico, autobiografico e sensibile

 

9.  “Tenera è la notte” di Francis Scott Fitzgerald, Einaudi
Contorto, incestuoso e senza tempo 

 

10. “La gnocca. Istruzioni per l’uso” di Le Allegre Comari
Irriverente, divertente e senza freni

 

 

 

VerbErrando: Il bisogno di amare

Veruska Armonioso
ROMA
– La biologia non mente, è questo quello che si dice. Che il sangue inneschi un legame, unico e indissolubile, tra le persone. Che si può rinnegare con la testa, ma il nostro istinto ci porterà sempre a provare emozioni verso qualcuno che ci appartiene per corredo genetico. Un fratello, ad esempio, che ci fa soffrire, che ci tradisce, che usurpa la sacralità della carica famigliare, resta sempre una persona verso cui provare sentimenti è inevitabile, che siano essi amore, rabbia o perdono. Lo stesso per un genitore che ci fa del male, che ci abbandona o che se ne va. Per lui, in verità, in profondità e nel segreto della nostra intimità, continueremo a nutrire emozioni. Si prova, dunque, comunque amore. Si prova comunque amore se c’è di mezzo una eredità trans generazionale a dettare le regole e il sangue in comune a confondere le scelte. Prendiamo una madre, ad esempio. Una madre come quella di Virginia Woolf che per struggente senso di mancanza decise di far rivivere nelle pagine del suo capolavoro Gita al Faro. Una madre che incita i propri figli a sognare, a sperare nonostante tutto, ad attendere il domani con costruttiva impazienza:

“ <Sì, certo, se domani sarà bello>, disse la signora Ramsay <Ma ti dovrai alzare al canto del gallo>, soggiunse. Le sue parole suscitarono una gioia immensa nel figlioletto, come fosse ormai sicuro che la spedizione avrebbe avuto luogo, e l’avvenimento meraviglioso che gli sembrava d’aver atteso con ansia da anni e anni fosse ormai, dopo una notte di buio e una giornata di navigazione, a portata di mano[…]<Comunque>, disse il padre, arrestandosi davanti alla finestra del salotto, <non sarà bello.> Se James avesse avuto a portata di mano un’accetta, un attizzatoio, o un’arma qualsiasi con cui squarciare il petto al padre e ucciderlo, là su due piedi, l’avrebbe immediatamente afferrata. […]<Ma può darsi che faccia bel tempo; secondo me farà bel tempo.>”

Prendiamo allora questa madre, e facciamo conto che suo figlio, un operaio socialista appena ventenne, che usa la sua casa come quartier generale per riunioni politiche venga imprigionato, che cosa fa? Ce lo racconta uno straordinario Maksim Gor’ki in “La madre” (Мать), romanzo in cui la madre si eleva a madre in senso assoluto, sia sposando la passione del figlio e facendola propria (sarà lei a continuare la campagna di propaganda fino a quando non verrà uccisa) sia diventando la madre di tutti i compagni del figlio. La madre, dunque. Non sua madre o una madre, ma “la madre”, in quanto madre di tutti poiché madre di uno. La madre come assunzione di ruolo in senso assoluto piuttosto che compito o responsabilità verso un unico individuo. Può una donna, una volta divenuta madre, essere madre anche di un figlio non suo? L’estremizzazione ce la regala KimKi Duk nel suo ultimo film Pietà, Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia di quest’anno. Una donna che ha visto suo figlio perdere la vita per mano della crudeltà gratuita di un suo coetaneo e che, nell’attuazione della sua vendetta verso il carnefice che, per esigenze strategiche aveva cominciato a trattare come un figlio, è capace di provare pietà per lui, al punto tale di rischiare di mandare tutto all’aria, proprio nella fase finale, per pietà.

 

Si prova amore anche al di là della biologia. Si può provare quell’amore puro e irrinunciabile che sposta equilibri, opinioni, abitudini, scelte, orientamenti. Si può provare un amore così trascendentale seppure privo di un patrimonio genetico da spartire. Ci si innamora, ad esempio, e ci si sposa. Ci si sceglie e si decide di impostare tutta la propria vita intorno allo stare insieme a un “estraneo” che diventa, per affinità elettiva o per scelta, la nostra famiglia. Di catena trattasi. Una catena composta da anelli, alcuni fatti della stessa materia, altri fatti di materia diversa. Ma senza quegli anelli, quelli di materia diversa, non ci sarebbero quelli uguali, quelli della stessa materia. La diversità, l’estraneità come occasione per creare nuovi legami, legami più solidi, che diano varietà e rafforzino l’altra metà di noi, quella opposta all’istinto animale che ci fa amare per similitudine. Quella della ragione, del lavoro, dell’amore non come punto di partenza, ma come punto di arrivo e incentivo per vivere e costruire.  Così, se si può amare un’altra persona e sceglierla come compagno della vita, se questo è vero e possibile, è vero e possibile anche amare un’altra persona e sceglierla come figlio. Le adozioni ne sono l’esempio lampante e, del resto, il segno più grande di vera emancipazione emotiva; sempre più spesso la famiglia è quella che ci costruiamo, che scegliamo con cura e attenzione, per noi. Succede quando la natura ci nega la possibilità di essere animali. Cinico? Ma è così. Quando la natura non ci fa riprodurre, ecco che costruiamo un legame genitore-figlio con una persona estranea a noi. Quando la natura ci toglie un genitore, ecco che costruiamo legami genitore-figlio con persone estranee. E così, se a quindici anni la tua famiglia è composta da sorella, fratello, madre e padre, vent’anni dopo non è escluso che tua madre non ci sia più, tuo padre nemmeno, tuo fratello si sia perso e tua sorella sia lontana. E’ allora che la famiglia di salvataggio arriva. E’ allora che si impara ad amare al di là della biologia. E’ indiscussa, quindi, la possibilità di un amore accorato verso un estraneo e l’assegnazione di ruoli famigliari importanti. La domanda, strisciante e maliziosa, però, resta: come sarà questo amore? Sarà davvero uguale a quello verso un con-sanguigno? Oppure possiederà delle condizioni? Per amare una persona “come se fosse della propria famiglia” basta scegliere di farlo?Per amare un bambino “come se fosse figlio proprio” basta scegliere di farlo? La luce sugli oceani di Stedman, romanzo rivelazione del 2012 edito da Garzanti, ci dà l’occasione per capirlo, raccontandocelo con una grazia e una delicatezza quasi ottocentesca. A metà tra un racconto di Fitzgerald e della Woolf, la Stedman tocca tutti gli aspetti della psiche umana sottoposta alla perdita e lo fa con una delicatezza e, al tempo stesso, un realismo cinematografico. Ci dà indietro temi come il furto, la rivendicazione, la follia per la perdita, il dolore per il tradimento, la compassione, la giustizia. In un romanzo dove non ci sono vincitori né vinti, ma solo vittime e dove la natura è madre e matrigna al tempo stesso. Perché la vita vera è così, da una parte ti dà, con tutta l’energia e la generosità di cui è capace, e dall’altra ti toglie, con la crudeltà che si riserva solo a un nemico.

Qual è, allora il punto? Si può amare qualcuno “come se fosse”?
Il bisogno è la risposa.
Per quanto mi riguarda è così. Ché amare è sempre amare e l’unico sentimento vero è quello rintracciabile “nelle pieghe della mente” come scrive Barbara Ottaviani in Acquasanta. Il bisogno muove le nostre scelte e quello che si sceglie e si pratica con dedizione è ciò che durerà per sempre.
Individuare i propri bisogni è la base.
Scegliere di amare, chi amare e come farlo, è l’obiettivo.
Sentirsi liberi di farlo è il privilegio.
Trovare qualcuno disposto a lasciarsi amare è il dono.


 

“Prendila con filosofia!”

Stefano Billi
ROMA – Che cos’è la filosofia? Cosa vuol dire “amore per il sapere”?

Per la maggior parte delle persone la filosofia si manifesta come una materia di studi liceali, che per tre anni si è costretti ad imparare: nozioni, concetti, sforzi mentali – anche ardui – per una disciplina che i più fortunati (o sfortunati, a seconda della prospettiva del lettore!) dovranno approfondire solo per poco tempo della loro carriera scolastica. Dunque, uno sforzo limitato nel tempo, ecco il significato ultimo che taluni potrebbero dare alla filosofia, relegandola ad una sorta di “naya” del pensiero.

Fortunatamente, la filosofia non è affatto questo.

A testimoniarlo, tra gli innumerevoli testi che l’umanità ha conosciuto, c’è l’interessantissimo libello “Prendila con filosofia!”, edito da Il Melangolo, che racchiude al suo interno una serie di massime di pensiero di alcuni tra i più imponenti filosofi greci dell’antichità, tant’è che l’opera riporta – come autori – la dicitura “Socrate & C.”.

L’opera si suddivide in una settantina di tematiche di vita quotidiana – come l’amore, la morte, la virtù, l’odio, la libertà, il tempo – affrontate attraverso il contributo di quel manipolo di pensatori ellenici succitati, come se si chiedesse ad uno di essi la propria risposta in merito alle grandi questioni dell’esistenza.

Così, in poche righe, si conosceranno massime d’esperienza che aiutano a riflettere sul senso profondo delle cose e su come i problemi che ci affliggono spesso possano essere risolti facendo ricorso alla filosofia, che diviene dunque un modus vivendi da coltivare quotidianamente.

Tant’è che le origini della filosofia la tratteggiano, più che come una scienza o un lusso speculativo, piuttosto come una riflessione collegata fortemente alla realtà quotidiana, praticata per le strade, nelle piazze, a riprova della sua “utilità pratica”.

Il libro, perciò, lungi dal voler rappresentare un trattato filosofico o una dissertazione sui massimi sistemi, ha il pregio invece di manifestarsi come una serie di esercizi di pensiero sui temi importanti per la vita di ognuno. Praticando costantemente la filosofia e lasciandosi aiutare dall’imprescindibile contributo di quei filosofi che hanno determinato l’evoluzione culturale dell’umanità, il lettore può davvero plasmare la propria coscienza per arrivare così ad una vera salute dell’animo, indispensabile quanto la salute corporea.

Per dirla alla maniera dei curatori dell’opera, “prendila con filosofia significa dunque: sforzati di prenderti cura della tua vita attraverso gli esercizi filosofici“, col vigoroso incitamento proveniente dai quei maestri greci ad allenare la propria esistenza, per diventare concretamente libero!

Allora cosa aspetti?

“Prendila con filosofia!”

“I 10 Libri per San Valentino”: letture da amare

 

Alessia Sità
ROMA – Non è mia abitudine attribuire molta importanza alla festa di San Valentino. Vorrei, comunque, cogliere l’occasione per segnalare qualche piacevole e romantica lettura da fare o regalare per questa particolare ricorrenza. E chissà che l’amore non possa sbocciare anche da un romanzo o da un semplice verso di poesia …
Buona lettura

1) Stieg e Io di Eva Gabrielsson, Marsilio
2) Tutto per amore o quasi di Emily Griffin, Piemme
3) Ho il tuo numero di Sophie Kinsella, Mondadori
4) Innamorarsi a Manhattan di Kate Parker, Leggereditore
5) Un regalo da Tiffany di Hill Melissa, Newton Compton
6) Cento Sonetti d’Amore di Pablo Neruda, Passigli
7) Delirio Amoroso di Alda Merini, Sperling & Kupfer
8 )Poesie d’amore di Emily Dickinson, Bompiani
9) Poesie d’amore e libertà di Jacques Prévert, Guanda
10) Poesie d’amore di Rabindranath Tagore, Newton Compton

“Love Cooking”… e la cucina si infiamma di passione!

ROMA – San Valentino è alle porte ed entra anche in cucina grazie al libro “Love Cooking” pubblicato da Aliberti Editore. Le autrici di questo originalissimo libro partono da un assunto molto chiaro: mangiare e far l’amore sono estremamente affini. Il cibo, come il sesso, veicola significati culturali e rituali, ma al tempo stesso è una attività squisitamente fisica! Love cooking propone un’ampia scelta di menu e situazioni per diversi… palati, e offre una serie di percorsi che vanno incontro alle possibili esigenze di una coppia, o di un gruppo! Così, nel primo capitolo il cibo vi aiuterà a sondare il terreno, nel secondo sarà un mezzo per ottenere altro, nel terzo capitolo sarà una “scusa” per fare altro, nel quarto il cibo prenderà le sembianze di un oggetto con cui giocare, nel quinto la possibile soluzione a un imprevisto.
Per la lettura di questo spassoso volume e per mettere in pratica le varie proposte culinarie è consigliato avere alcuni ingredienti fondamentali quali la seduzione e la malizia, la voglia di giocare e di sperimentare. Se non avete idea di quale capitolo faccia al caso vostro, non preoccupatevi! Il libro vi dà una mano con uno schema introduttivo, per guidarvi nella scelta del menù più adatto alle vostre esigenze. In ogni caso le autrici ricordano che “se qualcosa dovesse andar male ricordate che sarà proprio l’ironia che vi aiuterà a superare l’impasse di un eventuale fiasco”. (scheda libro dal sito della casa editrice)

“I Promessi Vampiri. The dark side”: l’imperdibile sequel di Beth Fantaskey

Alessia Sità

ROMA – Se siete amanti di “Twilight”, di “The vampire diaries” o se amate il genere fantasy in generale, non potrete non apprezzare il nuovo intrigante romanzo di Beth Fantaskey: “I promessi vampiri. The dark side”, edito per Giunti Y nel 2011.
Avvincente, ricco di suspense, l’attesissimo sequel dei “Promessi vampiri”, il romanzo di esordio della scrittrice americana, non sembra deludere le aspettative dei lettori, che saranno catapultati nella suggestiva atmosfera della Transilvania, alla scoperta delle segrete dello spettrale castello dei Vladescu.
Tutto è ormai pronto per il matrimonio fra il bel tenebroso Lucius e la timida Jessica, che per amore ha deciso di stravolgere totalmente la propria esistenza, divenendo Anastasia.
Dopo le nozze, per i due si prospetta un romantico futuro per l’eternità, ma la loro felicità sembra non trovare pace a causa di una presenza oscura, determinata ad ostacolare in tutti i modi la loro ascesa al trono.
Le notti della futura regina delle tenebre iniziano ad essere sempre più tormentate da inquietanti e ricorrenti immagini. I terribili incubi, che si riveleranno essere sogni premonitori,  segneranno soltanto l’inizio di una nuova avventura, che metterà ancora una volta a dura prova il legame fra i due neosposi.
Aiutata dalla fedele Mindy e dal rinnegato cugino di famiglia – l’intraprendente Raniero – Jessica dovrà trovare il modo di salvare il suo amato Lucius, vittima di un losco complotto ordito per distruggere la pace fra i Vladescu e i Dragomir.
Con grande abilità, Beth Fantaskey dà vita ad un intrigante romanzo che ha il merito di saper unire all’intreccio narrativo anche una notevole capacità di approfondimento dei singoli personaggi.
Nuovi legami, nuovi possibili amori, l’imperdibile sequel vampiresco vi terrà col fiato sospeso pagina dopo pagina.

“Gli occhi dell’amore”: storie drammaticamente vere

Alessia Sità
ROMA Si intitolaGli occhi dell’amore” l’ultimo libro di Nadia Turriziani pubblicato qualche mese fa da Sangel Edizioni.
Diciotto racconti drammaticamente veri incentrati sull’amore e sulle sue diverse sfaccettature: dall’amore familiare a quello per gli amici; dall’amore romantico a quello sessuale e talvolta anche platonico.
Tante storie per parlare di un unico sentimento che non solo nutre e scalda il cuore, ma spesso tormenta e logora l’anima, trascinandola talora in bilico fra la vita e la morte.
Con uno stile schietto e diretto e con una nota di comicità opportuna, Nadia Turriziani affronta delicate questioni sociali che quotidianamente campeggiano su giornali e in televisione: dall’anoressia all’omosessualità, dal pregiudizio alla violenza, dalla vita alla morte.

L’autrice ci regala pagine di vera intimità affrontando tematiche che molto spesso nascondono dei veri tabù.

Ne “Gli occhi dell’amore” il quotidiano prende sempre più forma, fra turbamenti e sensazioni totalizzanti, il lettore è travolto in una costante riflessione con se stesso e con tutto ciò che lo circonda; inevitabilmente ci si ritrova ad immedesimarsi sempre di più nelle complicate vicende di ogni protagonista.
Nei suoi racconti, alcuni dei quali arrivati finalisti in vari concorsi letterari nazionali, Nadia Turriziani dà soprattutto voce alle donne: a quelle violentate e mortificate nella propria femminilità, a quelle trascurate e ignorate.

"Maionese impazzita", la ricetta dell’amore nel XXI secolo

Giulia Siena
ROMA“Cara sorellina, l’amore è come la maionese – dichiara Federico mescolando svelto gli ingredienti – affinché funzioni davvero non bastano l’attrazione, il rispetto e la fiducia, ma il composto deve essere ben amalgamato in ogni momento. Altrimenti, come vedi, impazzisce.”
Tre storie, tre città diverse, una manciata di uomini e donne dei tempi moderni, una buona dose di sentimenti confusi, un po’ di peperoncino e una spolverata di ironia: questa la ricetta di “Maionese impazzita”. Il libro di Giorgia Colli pubblicato da Fermento nella collana Donne per le donne, unisce il quotidiano in tre diversi racconti. Federico non poteva scegliere lavoro migliore: nel XXI secolo lui è “Mr. Divorzio”, un avvocato divorzista che non guarda in faccia a nessuno, tanto meno all’amore. Questo “folle sentimento” lui non lo ha mai provato, ma le scommesse cambiano la vita e così, nei giorni del protagonista del primo racconto, la sperimentazione culinaria investe e cambia il suo modo di vivere. Oltre, Federico, due donne completano i protagonisti nati della penna di Giorgia Colli. Sono donne che sanno quello che vogliono, sono stanche delle decisioni prese per loro, contrarie al “maschio dominante” perché loro sanno e vogliono scegliere. L’amore, ora ha nuove regole. E Giorgia Colli lo sa perché sa osservare. Entra nella società di tutti i giorni con una lente d’ingrandimento particolare, una di quelle che segnala i cambiamenti storici e, quindi, sociali.