Domenico Sanfilippo Editore: “Cielo, la mia musica!” di Leonardo Lodato

Daniela Distefano
CATANIA
“Quando si parla di ‘arma di distruzione di massa’, non si menziona mai l’arma peggiore e più potente: l’uomo! L’unico essere vivente che si autodistrugge. La musica, certo, non potrà risolvere questi problemi, ma potrà aiutare facendoci riflettere. La Scienza dovrebbe migliorare e non distruggere. Dobbiamo e POSSIAMO cambiare. Ne va del nostro futuro. Non dimentichiamoci di una cosa: il pianeta, anche se malato, si adeguerà sempre. L’uomo no. E sparirà. Teniamoci stretto il nostro WONDERLAND”.

Leonardo Lodato, giornalista, è capo servizio Cultura e Spettacolo del quotidiano “La Sicilia” di Catania; un veterano delle notizie più appetitose che spaziano dalle recensioni dei libri, a quelle di eventi musicali, televisivi, teatrali, locali, regionali, virtuali. E’ un esperto di musica e dintorni, e con questo agile volume – Cielo, la mia musica! – pubblicato da Domenico Sanfilippo Editore, pone domande, dilemmi, spunti a personaggi chiave del panorama musicale siciliano che – seguendo le orme del detto “cu nesci arrinesci” – hanno calcato i palcoscenici d’Italia, e del mondo, investendo su se stessi e su quel baule di meraviglie non solo visive, tangibili, gastronomiche, ma anche sonore che la Sicilia custodisce da sempre.

Bob Salmieri, Andrea Cantieri, Caterina Anastasi (Babil On Suite), Compagnia d’Encelado Superbo, Giuseppina Torre, Lello Analfino, Marian Trapassi, Mario Venuti, Paolo Buonvino, Pupi di Surfaro, Roberta Finocchiaro e Rosalba Bentivoglio hanno espresso ciascuno il proprio pensiero sulla Terra dell’Infernale Paradiso. “La Sicilia, a questo punto, cos’è? Risponde Lello Analfino ( frontman dei Tinturia, e famoso per il suo “Cocciu d’amuri”, brano scritto per il film di Ficarra & Picone “Andiamo a quel paese”) :
“Un paradiso nell’inferno e, molto spesso, un inferno nel paradiso.(..) Tutti noi siamo molto innamorati della nostra terra e lo dimostriamo ogni giorno ostentando le bellezze di questo territorio sulle pagine dei social. Molta gente sta lì a rivendicare la propria sicilianità attraverso questo grande megafono sul mondo. Però spesso noi stessi ci scordiamo di quanto importante sia un certo tipo di educazione civica…”
Questi artisti hanno deciso di ‘lottare’ per il proprio diritto di lavorare godendo del sole, del mare, del cielo, della cultura di un’Isola che vive in un empio disordine ma non ha eguali da nessun’altra parte al mondo. Molti di loro però vivono da anni nel ‘profondo’ Nord, lontano dall’azzurro pastello di una regione magica che ancora oggi, dopo la sua millenaria storia di vita e umanità, sprigiona stupore in chi la visita per la prima, la seconda, la terza volta.. e poi torna sempre perché davvero la Sicilia offre tutto al viaggiatore, riservando solo ai propri abitanti il fumo che promana dai sogni bruciati. Abbiamo seppellito icone della Giustizia, della Purezza, dell’Onestà. Oggi si vive grazie alle briciole che i giganti autoctoni ci hanno lasciato. Siamo come pecore senza pastore. La politica è un ornamento, la sicurezza è che non cambierà nulla, come sempre. Invece il mondo sta cambiando, eccome. E se la Sicilia seguita a crogiolarsi nel suo mantra gattopardesco, finirà inghiottita nella voragine di accadimenti più grandi del suo smisurato senso di ineluttabilità. Ben venga, dunque, la musica, ben vengano libri come questo che deliziano la mente e sono un balsamo per l’anima e il cuore.
Cielo, la mia musica! è un libro prezioso per la miniera di suggerimenti e riflessioni, mirato, penetrante, e con quella speranzosa ricerca di felicità in tempi odierni non proprio speranzosi.

Leonardo Lodato ha cominciato la sua carriera collaborando alle pagine del quotidiano del mattino di Palermo “L’Ora”, per poi trasferirsi a Catania dove ha prima collaborato all’emittente televisiva Antenna Sicilia e, poi, entrando a fare parte della redazione del quotidiano “La Sicilia”.
Cielo, la mia musica! è il suo secondo libro dopo “Storie di Uomini e di Navi – Un’avventura chiamata Veniero” (Ed. La Mandragora), scritto a quattro mani con Guido Capraro.

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